di Graziella Pisano
curato da Francesco Mancini
Non esistono criteri necessari e sufficienti per distinguere patologia e normalità, sulla base dell’assunto che la differenza tra psicopatologia e normalità sia quantitativa piuttosto che qualitativa si assume come criterio sufficiente la presenza di sofferenza emotiva più intensa e persistente rispetto alla norma. Il cognitivismo clinico assume che normalità e patologia siano basate sugli stessi costrutti esplicativi, dunque parte dalla normalità per spiegare la patologia; spiega la psicopatologia a partire dalla psicologia del senso comune. I costrutti che spiegano i sintomi sono le conoscenze e gli scopi; che sono alla base della teoria della mente. Il Cognitivismo Clinico, per ragioni storiche, ha però il limite di focalizzarsi sulle credenze più che sugli scopi. Esso fa essenzialmente riferimento a tre elementi esplicativi della psicopatologia:
- Erroneità dei processi cognitivi e delle credenze
- Disposizioni cognitive e motivazionali
- Deficit cognitivi
In riferimento al primo punto, il Cognitivismo Clinico spiega la persistenza dei sintomi psicopatologici sulla base del fatto che convinzioni credibili orientano i processi cognitivi in direzione di informazioni che confermano tali convinzioni. In realtà sia la patologia che la sanità sono permeate da processi cognitivi formalmente irrazionali, ad esempio le euristiche; inoltre, ciò che fa la differenza tra normalità e patologia non è la verità o meno delle credenze ma la gravità degli scopi minacciati, ed il modo in cui tali scopi orientano i processi cognitivi.
Le disposizioni cognitive possono assumere diverse forme, tra cui la tendenza a elaborare le informazioni in maniera peculiare, ad esempio nel DOC il Cognitivismo Clinico assume la presenza della inferential confusion, una forma di elaborazione delle informazioni caratterizzata da sfiducia nei confronti delle informazioni che provengono dai propri sensi e un eccesso di fiducia nelle possibilità immaginate; in realtà gli studi mostrano che tali pazienti possono manifestare tale pattern oppure quello inverso in base agli scopi in gioco. Altra disposizione cognitiva è la tendenza ad avere credenze molto generali, ad esempio la fusione pensiero-realtà, rappresenta la tendenza ad attribuire ai propri pensieri il potere di influenzare gli eventi“se lo penso allora può accadere”,che sembra entrare in gioco in diverse psicopatologie, soprattutto nel DOC, ma dall’ osservazione clinica emerge che i pazienti tendono a dar credito a tali credenze di tipo magico, non perché le ritengano realmente credibili ma perché non possono rigettarle con certezza e il costo di rigettarle erroneamente è maggiore del rischio di dargli erroneamente credito. Tra le disposizioni cognitive annoveriamo, inoltre, la tendenza ad avere specifiche intolleranze, o preferenze, un esempio del primo caso è l’intolleranza per l’ incertezza, “una paura disposizionale dell’ignoto” ossia la tendenza a immaginare minacce dove non si sa cosa potrebbe accadere; un esempio della seconda disposizione è il bisogno di controllo dei propri pensieri, costrutto proposto soprattutto come determinante prossimo del DOC, anche se in realtà i pazienti ossessivi non hanno bisogno di controllare tutti i loro pensieri ma, nel caso, alcuni specifici tipi di pensieri e il controllo di questi pensieri è motivato da scopi specifici come la rassicurazione.
Analizzando il terzo punto si evidenzia che il Cognitivismo Clinico sostiene che alcune manifestazioni psicopatologiche derivino da deficit cognitivi, ad esempio le teorie esplicative classiche della psicopatia prevedono un deficit di empatia, ma studi recenti mostrano che tali individui non hanno un deficit di empatia ma piuttosto un evitamento della stessa, in direzione delle proprie rappresentazioni e scopi, come ad esempio evitare la sottomissione all’altro considerato approfittatore.
In conclusione, il concetto di scopo appare cruciale per spiegare e prevedere le proprie e altrui condotte ed emozioni. Il Cognitivismo Clinico trascura il ruolo degli scopi nella psicopatologia nonostante il fatto che tale concetto possa colmare i limiti dei tre generi di spiegazione annoverati.
Bibliografia essenziale
Mancini F. SULLA NECESSITÀ DEGLI SCOPI COME DETERMINANTI PROSSIMI DELLA SOFFERENZA PSICOPATOLOGICA. Cognitivismo Clinico (2016) 13, 1, 7-20