Dissociazione, attaccamento e basi neurobiologiche nella regolazione affettiva personale
Un modello mente-corpo è fondamentale per la formulazione di una teoria clinica della regolazione affettiva: già Freud postulava che la regolazione del corpo in termini pulsionali fosse fondamentale per lo sviluppo della vita mentale.
L’affetto può essere inteso come rappresentante dello stato del corpo, che viene monitorato dal sistema di regolazione affettiva: se l’affetto è regolato, l’organismo risponde in maniera flessibile all’ambiente, sia interno che esterno; mentre, se è disregolato, diventiamo dissociati, ridotti a processi automatici e a compartimenti di memoria slegati tra loro.
Quello che pensiamo come un Sé unitario consiste, in realtà, in una serie di stati del sé e ogni stato comprende i diversi modi che si ha di pensare, sentire e agire: siamo sempre versioni differenti di noi stessi, quando siamo stressati e quando siamo rilassati, quando siamo in diverse relazioni, ruoli, contesti.
Gli stati del sé guidano i processi cognitivi, come l’attenzione e la memoria; è per questo che ricordi e valutazioni di sé intollerabili ci disregolano e si manifestano in stati del sé dissociati: nella personalità narcisista, ad esempio, la vergogna è intollerabile e gli stati del sé associati a questo sentire devono essere isolati da quelli che hanno a che fare con un senso del sé positivo, benché grandioso.
Lo stato del sé dissociato si attiva involontariamente e in modo automatico: in quei momenti continuiamo a essere noi stessi, ma non in accordo con il senso complessivo di noi stessi. Il senso di padronanza di sé e autocontrollo si deve alla capacità di passare in modo flessibile da uno stato all’altro, a seconda delle richieste ambientali. Solitamente questo è frutto di una modalità di attaccamento sicuro, differentemente, quindi, dagli altri stili di attaccamento, che manifesteranno problemi diversi nei passaggi di stato del sé.
Se desideriamo cambiare la capacità di regolare l’affetto, è necessario modificare il modo di operare del sistema primario di regolazione affettiva, che ha a che vedere, come si è detto, con lo stile e la storia d’attaccamento. La teoria dell’attaccamento moderna è l’asse portante della Teoria della regolazione di Shore: quest’ultimo, avanza l’idea che ci sia un periodo di sviluppo bifasico nello sviluppo del sistema primario di regolazione, uno scatto di crescita neurologica dalla fase prenatale ai 16-18 mesi, quando le strutture del sistema limbico si attivano e cominciano a organizzarsi con quelle corticali, oltre che mettersi in relazione prima con il sistema simpatico, poi con quello parasimpatico, circuiti che gli permettono l’elaborazione dell’informazione corporea e socio-emozionale.
Nella diade genitore-figlio, in cui si sviluppa uno stile di attaccamento sicuro, le esperienze di transazioni riuscite di regolazione affettiva vengono internalizzate come ricordi impliciti, che diventano schemi rappresentazionali e percettivi, pattern neurobiologici di regolazione e autoregolazione, che funzionano per tutta la vita.
La capacità di autoregolazione e tolleranza emotiva del caretaker sono, dunque, fondamentali ai fini della sintonizzazione; la patogenesi, di contro, si ha quando il caretaker sottopone a traumi affettivi il bambino poiché incapace egli stesso di regolazione affettiva.
Le aree implicate nel sistema menzionate finora e coinvolte come basi neurobiologiche del sistema di regolazione affettiva sono:
- sistema limbico: processa l’informazione fisio-emozionale proveniente dal corpo e quella socio-emozionale proveniente dalle altre persone;
- corteccia orbito-frontale: viene indicata come la parte pensante del sistema, poiché gerarchicamente più in alto, riceve ed elabora le informazioni che provengono dal sistema limbico;
- amigdala: normalmente allertata rispetto ai predittori di stress e minaccia, è la componente più primitiva del sistema;
- cingolato anteriore: è implicato nel riconoscimento facciale, nell’orientamento dell’attenzione, regola aggressività e arousal affettivo;
- insula: integra l’informazione somato-sensoriale, fornendo l’esperienza incarnata, genera consapevolezza viscerale dell’affetto, creando ciò che definiamo “il vissuto”;
- ippocampo: media la registrazione e recupero dei ricordi, in continua comunicazione con l’amigdala per la codifica emotiva dell’esperienza
Per approfondimenti:
Teoria della regolazione affettiva: un modello clinico, Daniel Hill.