Tu e la tua malattia: non vi sopporto più!

di Benedetto Astiaso Garcia

Rendere la famiglia una risorsa: come si accede alla sofferenza altrui? Quali strategie familiari, efficaci e condivise, mettere in atto per promuovere il benessere?

I vissuti di sofferenza psichica coinvolgono l’intero sistema familiare in cui la sintomatologia si manifesta, compromettendone in maniera significativa le relazioni, la comunicazione e, soprattutto, la comprensione dei bisogni altrui.
Fronteggiare inadeguatamente una problematica psicologica, di qualsiasi natura essa sia, potrebbe innescare forti vissuti di incomprensione e impotenza, con il rischio di sminuire e svalutare il vissuto dell’altro, ponendosi in una posizione di giudizio, chiusura e scarsa empatia.
Il disorientamento familiare rende vano qualsiasi tentativo di assistenza, supporto e cooperazione, inducendo frustrazione e conflitti, la cui origine risiede in una mancata comprensione del disagio psicologico con il quale ci si deve confrontare ogni giorno. Affetto, vicinanza e desiderio di attenuare la sofferenza altrui rappresentano condizioni necessarie, ma non sufficienti alla promozione del benessere psicofisico di chi soffre; spesso, infatti, ogni persona che gravita attorno al disagio sperimenta la frustrazione di vedere neutralizzato qualsiasi comportamento, atteggiamento o modalità di approccio al problema: “le abbiamo provate tutte”. Il sistema familiare, consapevole e non giudicante, tuttavia, potrebbe rappresentare una risorsa funzionale alla remissione sintomatologica del disagio psicologico. Al riguardo, lo psichiatra Mancini e lo psicoterapeuta Saliani, all’interno del manuale La mente Ossessiva, illustrano la reazione dei familiari nei confronti della sintomatologia Ossessivo Compulsiva. Tale modalità comportamentale oscilla all’interno di un continuum, che va da una polarità di accomodamento, descrittiva di una eccessiva indulgenza, compiacenza, comprensione ed accoglienza delle difficoltà del familiare, ad una polarità di antagonismo, caratterizzata da aperta opposizione, critica e contrasto nei confronti del disagio. Ambedue le strategie, motivate spesso dal desiderio di attenuare l’ansia e lo stress di entrambi, se incarnate eccessivamente, risultano fortemente inefficaci e destinate a strutturare ulteriormente il disturbo.

I familiari di persone vittime di disagio psicologico, dunque, al fine di favorire un processo di guarigione, devono in primo luogo riuscire a gestire, tollerare e accettare il bagaglio emotivo suscitato dalla problematica in questione (pena, colpa, rabbia ed esasperazione), evitando di esacerbare ulteriormente la patologia creando cicli interpersonali patogeni. Pur nascendo dal desiderio di lenire la sofferenza della persona cara, infatti, i comportamenti attuati dai familiari rischiano di finire con lo strutturalizzare ulteriormente la difficoltà, confermando credenze patogene e rimandando al soggetto una immagine di Sé caratterizzata da vulnerabilità e debolezza.

Comprendere il mondo interno di chi soffre, in termini emotivi e di pensiero, è possibile, invece, attraverso una presa di coscienza, approfondita e documentata, circa la criticità del momento che l’altro sta attraversando, evitando dunque banali rassicurazioni ed eccessiva identificazione con il disagio altrui. Motivare, rassicurare e sostenere, superando i pregiudizi e i luoghi comuni, rappresentano il primo importantissimo passo da intraprendere in famiglia, rendendo la sofferenza un’opportunità di crescita personale; un passo che va affrontato senza essere troppo accomodanti: proteggere chi soffre, infatti, non deve coincidere con l’avallare scelte di fuga, meccanismi di autoesclusione ed evitamenti. Accompagnare nella sofferenza, documentarsi sul disturbo, parlarne apertamente e accettare di non poter esercitare un pieno potere sul benessere altrui, rappresentano dimensioni centrali nel rafforzamento del sistema familiare, destinato così ad acquisire la fondamentale accezione di risorsa nella promozione della salute.

Prima di richiedere un eventuale aiuto esterno, l’urlo di sofferenza necessita di essere accolto, capito e accettato dentro le mura della propria casa.

Per approfondimenti:

MANCINI F., La mente Ossessiva, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2016

 

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