“Mi annoio!” Niente paura

di Giulia Panarelli

“Lasciatevi andare alla noia! Lasciate che i bambini conoscano la noia!” Teresa Belton

In questa società caratterizzata da ritmi frenetici e aspetti consumistici, la noia viene vista come un mostro da combattere, qualcosa da cui fuggire. Tutto il tempo viene occupato da: lavoro, attività sportiva, hobby, cene, aperitivi e così via. Tra una pausa e l’altra, appena si ha un secondo libero, si controllano le e-mail, si naviga in Internet, si interagisce con i social o si gioca. Ogni spazio viene riempito. Tutto il tempo è organizzato, pieno, e tutto è sotto controllo. Anche i bambini sono catturati da questo vortice, costretti a vivere le giornate costantemente di corsa.

Abbiamo davvero bisogno di tutto questo per sentirci vivi? Il paradosso che si instaura è che la connessione continua con il mondo, il continuo fare e la ricerca costante del nuovo e di cose stimolanti producono sempre più insoddisfazione. Il nostro tempo non conosce più sani momenti di noia. Nell’immaginario collettivo, la noia rappresenta la negatività, il male, qualcosa che si è esaurito, spento, appiattito, senza stimoli, ormai uguale e prevedibile. Blaise Pascal afferma che “niente è così insopportabile per l’essere umano che stare fermi, senza passioni, senza lavoro, senza svago, senza sforzo. In questo modo sperimenta l’essere insignificante, la disperazione, la sua insufficienza, debolezza, vacuità”.

Ma rappresenta solamente questo la noia? Potrebbe, invece, rappresentare una opportunità, indicare un desiderio di altro o di essere altrove? Permette di sognare, fantasticare, progettare, riflettere su se stessi, su ciò che si vuole o su cosa si può cambiare, permette di “scegliere ciò che per noi ha significato” sostiene Teresa Belton. Ma la condizione necessaria e preliminare è la profonda conoscenza di sé e l’aver imparato a gestire il “vuoto” per non spaventarsi più soprattutto quando il proprio figlio dice “mi annoio”.

Ai bambini e ai ragazzi si può insegnare che la noia non è un’emozione da cui tenersi lontani, non esistono emozioni negative o positive, giuste o sbagliate, ma emozioni che esprimono qualcosa di più profondo. Quando il bambino afferma di annoiarsi, non bisogna spaventarsi e porvi rimedio immediatamente, occorre restare calmi. Si può aiutarli a tollerare questo stato di vuoto, se invece ci si pone rimedio subito offrendo distrazioni e giochi, il bambino può pensare che ciò che prova è sbagliato e che deve evitare di provarlo. Annoiarsi può spingere i piccoli e gli adolescenti a inventare, a riflettere, a guardarsi dentro, a viaggiare con la mente, a sognare a occhi aperti, immaginare chi si vuole essere da grandi, a capire meglio preferenze ed emozioni, liberi da condizionamenti o programmi forzati. Insomma, la noia può essere considerata come un’occasione per crescere, per scoprire nuovi lati di sé e che permette il nascere di un processo creativo. Una buona opportunità, quindi, uno stato d’animo positivo. Ai bambini – che hanno una concezione diversa del tempo rispetto agli adulti e per questo può sembrare loro interminabile – è importante organizzare le giornate non solo con gli impegni, ma anche con delle azioni che si succedono con regolarità, ossia con delle abitudini che siano per loro rassicuranti, e insegnare loro che il tempo è fatto di pause come nella musica, come nei film o come nella lettura grazie alla punteggiatura. In queste pause sono liberi e possono scegliere chi essere e cosa fare, senza fuggire da se stessi.

Lasciamo che i ragazzi guardino fuori la finestra, osservino le nuvole viaggiare, ascoltino la musica stesi sul letto, sognino grazie ai libri, al disegno e alla creazione di storie e giochi oppure stiano senza fare nulla. Lasciamo che vivano questo momento con naturalezza, se però noi abbiamo imparato a farlo per primi.

Non solo le attività e le interazioni sociali stimolano la fantasia e la creatività, ma anche il tempo vuoto, il silenzio, l’ozio, il dolce far niente, quindi se si annoiano non succede nulla di grave, anzi!

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