Devo guidare, ma ho paura!

di Cristina Salvatori

Come affrontare l’amaxofobia, la paura persistente di condurre un autoveicolo

La difficoltà nel condurre un veicolo può essere conseguenza di diversi disturbi psicopatologici, quali il disturbo ossessivo compulsivo, la depressione, l’agorafobia e il disturbo post traumatico da stress; tuttavia, quando questa assume le sembianze di una vera e propria fobia, prende lo specifico nome di “amaxofobia”.
La paura di guidare può essere estremamente invalidante, perché influenza molteplici aspetti della vita dell’individuo, limitandone l’autonomia e la libertà di movimento. La persona si trova costretta a dover chiedere il sostegno degli altri o a organizzare la propria esistenza (scelte lavorative, possibilità di svago, scelta di abitazione) in relazione al fatto di non dover guidare.
Il termine “amaxofobia” fa riferimento alla risposta di intenso timore e incapacità sperimentata nel condurre un veicolo o al solo pensiero di doverlo fare. In generale, si inizia con un’acuta crisi d’ansia, a volte un attacco di panico, mentre si sta guidando. L’intensa sensazione di mancanza di controllo che questa esperienza negativa provoca, accompagnata da una serie di pensieri catastrofici su quello che sarebbe potuto accadere, produce un grande impatto emotivo e un forte timore che la crisi possa ripetersi.
Nel DSM-V, l’amaxofobia viene classificata come fobia specifica del sottotipo situazionale. La paura deve persistere da almeno sei mesi, deve essere sproporzionata rispetto alla reale pericolosità della situazione e, in alcuni casi, generare veri e propri attacchi di panico. Si possono distinguere diverse condizioni specifiche che generano ansia, tra cui: la guida da soli, in un contesto notturno, in autostrada o in strade ad alto scorrimento; la guida verso luoghi lontani da casa.
La scarsa fiducia nelle proprie capacità di controllo genera, nell’individuo, una forte ansia anticipatoria, caratterizzata da vivide immagini catastrofiche, collegata all’idea di non poter affrontare una situazione di guida. Tra i timori maggiormente associati alla guida: la paura di perdere il controllo dell’auto, con il conseguente rischio di causare un incidente; il timore di non riuscire a evitare gli altri veicoli e la possibilità di entrarne in collisione; il rischio di dover abbandonare l’auto per via di una crisi d’ansia e non poterlo fare; il timore di perdere l’orientamento; il rischio di non riuscire a condurre bene l’auto e quindi esporsi al giudizio sociale negativo; il timore di essere presi da un raptus che porti a provocare volontariamente un incidente.

Il soggetto che soffre di amaxofobia riconosce razionalmente come esagerata la propria paura, ma tende a evitare lo stimolo fobico. L’evitamento risulta essere, infatti, la strategia più utilizzata per gestire la paura di guidare. Chi soffre di questo disturbo, pur di non ritrovarsi alla guida di un veicolo, a volte può evitare gli spostamenti o sottoporsi a faticose soluzioni alternative che non contemplino l’utilizzo autonomo delle vetture, arrivando a pagare notevoli costi personali. Come avviene in ogni disturbo d’ansia, l’evitamento risulta essere un fattore di mantenimento del problema, generando circoli viziosi che portano l’individuo a percepirsi maggiormente come incapace e limitato, riducendo in questo modo la possibilità di affrontare lo stimolo temuto.
È possibile superare la paura di guidare; ma, dal momento in cui questa può risultare secondaria ad altri disturbi, come primo passaggio è necessario, innanzitutto, valutare a cosa sia associata la paura, che si tratti di un disturbo d’ansia, un disturbo post-traumatico, di depressione o un disturbo ossessivo-compulsivo.
Sono risultati di provata efficacia trattamenti ad approccio cognitivo comportamentale (TCC), che aiutano ad affrontare le credenze patogene sottostanti, inserendole nella storia di vita dell’individuo, prevedendo poi programmi di esposizione per affrontare la situazione fobica.

 

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