di Aureliano Pacciolla
Quale messaggio può dare questo personaggio alla società e agli adulti più vulnerabili?
Perché uno psicologo dovrebbe essere interessato all’intervista di Paolo Bonolis a Marilyn Manson, andata in onda su “Music” il 6 dicembre scorso su Canale 5?
Se i modelli hanno un valore nella crescita di tutti noi, specie negli adolescenti, tutti gli psicologi e i pedagogisti (inclusi genitori ed educatori professionali) dovrebbero essere massimamente interessati alle domande: “Cosa insegna questa persona alle nuove generazioni?”, “Quale messaggio questa persona dà alla nostra società e agli adulti più vulnerabili?”.
D’altra parte, sarebbe anche giusto lasciar cadere nell’oblio ciò che avrebbe dovuto suscitare scalpore (per i messaggi ritenuti dissacranti anche dai non bigotti) ma che ha ottenuto l’effetto opposto.
Ciò non di meno, ritengo che sia opportuno condividere una mia personale riflessione con la speranza di essere smentito proprio perché ritengo che è dal confronto fra le diversità che si determina la dialettica della crescita.
La mia prima reazione è stata la delusione. Da un satanista autoproclamatosi “l’anticristo superstar” mi aspettavo maggiore coraggio e direttività. Di fatto è stato scontato anche nella sfida alla sua stessa superstizione: ha fatto pubblicare il suo album (Heaven upside down, “Il paradiso alla rovescia”) il 14 febbraio, a San Valentino, giorno per lui tragico, anche se il 15 è il suo numero preferito.
Il conduttore lo ha presentato con queste parole: “La luce crede di viaggiare più veloce di tutti ma si sbaglia: si accorge che il buio è arrivato prima di lei”.
Il giornalista Aldo Grasso commenta sul Corriere della Sera TV: “Il clou della serata doveva essere Marilyn Manson, la cui presenza aveva suscitato apprensioni in chi vedeva nel cantante presenze sataniche e forme di aggressività, esoterismo, occultismo, adorazione al Maligno. E invece ci siamo trovati di fronte a un povero diavolo, con tanto di gambaletto ortopedico (resta almeno l’icona del diavolo zoppo!), il volto butterato e un demone interiore un po’ bollito”.
Bonolis ha dedicato a Manson circa 45 minuti ma, se si escludono quelli dedicati alla canzone, il tempo riservato all’intervista è stato brevissimo (chissà perché). Non è mio interessa sapere quanto ci siano costati quei pochi minuti; vorrei soffermarmi, invece, su alcune considerazioni psicologiche, come per esempio la linea (a volte sfumata) di demarcazione fra la lecita e funzionale trasgressione dell’adolescente (o dell’adulto alternativo) e la antisocialità e sociopatia.
L’essere alternativo o trasgressivo oggi non preoccupa nessun clinico ma la psicopatia e l’antisocialità deve attirare l’attenzione di qualunque clinico, indipendentemente dal suo credo.
Per quanto mi riguarda, la linea sottile fra la sana trasgressione e la psicopatologia sta nel meta-criterio clinico della qualità della vita: tutto ciò che migliora qualità della vita dell’individuo e della società è sano e quanto più un comportamento (specie se stabilizzato e pervasivo) mette a rischio il bene comune e la qualità della vita tanto più ci si avvicina alla psicopatologia.
Oltre al suddetto meta-criterio, sarà opportuno considerare i principali disturbi di personalità (nel DSM-5) che potrebbero interessare uno stile di personalità del personaggio in questione e di alcuni suoi seguaci, come per esempio le strutture di personalità: antisocialità, borderline, narcisistico e schizotipico.
I criteri di antisocialità sono: manipolatorietà, insensibilità, inganno, ostilità, tendenza a correre rischi, impulsività e irresponsabilità.
I tratti di personalità che caratterizzano il Disturbo di Personalità Borderline sono: labilità emotiva, ansia, (angoscia da separazione), depressività, impulsività, tendenza a correre rischi e ostilità.
Il Disturbo di Personalità Narcisistico si caratterizza per i due tratti di: grandiosità e ricerca di attenzione. Alla domanda sul perché aveva il tatuaggio di Lucifero, Marilyn Manson risponde: “Forse tutti potremmo essere l’angelo ribelle caduto e salvare il mondo adesso e, forse, se c’è uno che può farlo, sono io”.
Il Disturbo Schizotipico si caratterizza per i tratti: disregolazione percettiva, convinzioni ed esperienze inusuali, eccentricità, affettività ridotta, (ritiro) e sospettosità[1].
Partendo dalle sue stesse parole, il personaggio in questione ha affermato che è così perché non gli piaceva com’era prima: non esseresé stessi (o non accettarsi per come si è) può portare a gravi disfunzioni, se il soggetto è in un contesto di personalità di Cluster B (Asse-II, DSM-IV).
Ovviamente, oltre al riferimento ai possibili stili di personalità, bisogna anche tenere in conto altri quadri clinici come il Disturbo Istrionico di Personalità i disturbi relativi all’uso di sostanze e ai disturbi dissociativi.
Voglio chiarire che non è mia intenzione fare una diagnosi a distanza e senza un’osservazione clinica del personaggio in questione né sui suoi fans. Si tratta semplicemente di rispondere in modo teorico alla domanda che inizialmente mi sono posto: “Perché uno psicologo dovrebbe essere interessato ad un’intervista a Marilyn Manson?”. Non è un attacco alla libera espressione del proprio pensiero né al diritto di cronaca.
Marilyn Manson è un personaggio innocente o un modello pericoloso? Resta valido anche il criterio della positività dei modelli negativi quando questi vengono affiancati a quelli positivi: sapere come si è e si vuole essere ma anche sapere come non si è e non si vuole essere. Ma quando si tratta di incoraggiare, è meglio promuovere di essere se stessi oppure l’opposto?
[1] I tratti tra parentesi sono improbabili nel soggetto e nei suoi fans; i tratti sottolineati sono quelli che si sovrappongono nell’Antisociale e nel Borderline: questi dovranno essere oggetto di diagnosi differenziale.