di Niccolò Varrucciu
L’impiego dell’MDMA nella cura del disturbo post-traumatico da stress: cavalcare le emozioni e rielaborare traumi grazie alla sostanza psicoattiva
Dopo anni di ricerche, la Food and Drug Administration – l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – ha fatto un passo decisivo, dichiarando la molecola methylenedioxymethamphetamine, in gergo MDMA, terapia innovativa per il trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), in associazione con una psicoterapia.
Conosciuta in tutto il mondo come una droga ricreativa e come ingrediente principale dell’ecstasy, l’MDMA ha dimostrato di offrire un aiuto concreto ai pazienti affetti un disturbo invalidante come il DPTS.
Il possibile utilizzo delle droghe nel trattamento dei disturbi psichiatrici è stato discusso fin dagli anni ’40; tra le sostanze utilizzate, con risultati contrastanti, si ritrovano barbiturici, anfetamine, ossido nitroso e altre molecole.
Il modello neurocognitivo del DPTS postula un deficit nell’estinzione delle risposte di paura, mediate dall’Amigdala e dalla corteccia prefrontale ventromediale; molti studi, effettuati con risonanza magnetica, hanno evidenziato una riduzione del volume e dell’attività dell’Ippocampo, iperattività dell’Amigdala e ipoattività della corteccia prefrontale ventromediale.
I pazienti affetti da questa patologia sono soggetti a esperire emozioni estreme, dall’anestesia emotiva fino a picchi d’ansia, con una forbice molto stretta fra i due poli.
Questa sintomatologia si scontra fortemente con il razionale di molte psicoterapie, che hanno come focus l’estinzione di queste abnormi risposte autonomiche, attraverso la rielaborazione dell’esperienza traumatica.
In molti casi, però, per via della loro intensità, i pazienti non riescono a tollerare le emozioni associate alla rielaborazione del trauma e il trattamento risulta inefficace.
Lo studio, il primo della sua categoria a mostrare un significativo rigore metodologico, ha testato e confermato che l’MDMA può essere somministrata, senza provocare danni o gravi effetti collaterali, a persone che hanno sviluppato un DPTS resistente ad altri trattamenti, inducendo un’esperienza emotiva caratterizzata da euforia, benessere, socievolezza, fiducia in sé stessi ed estroversione.
L’MDMA sembrerebbe esercitare il suo effetto, ampliando questa finestra di tolleranza e consentendo ai pazienti di rimanere dentro l’emozione, senza esserne sopraffatti durante la rielaborazione degli eventi traumatici e favorendo le esperienze di esposizione durante la psicoterapia.
Tra gli effetti fisiologici dell’MDMA, risultano estremamente significativi l’incremento dei livelli di prolattina e di ossitocina, ormoni implicati nelle dinamiche di affiliazione, fiducia e percezione accurata delle emozioni.
In tal senso, questi ormoni potrebbero aiutare le persone nella strutturazione di un’efficace alleanza terapeutica, favorendo l’impegno necessario alla rielaborazione dell’evento traumatico.
Recenti studi hanno fornito un corredo psicofisiologico al ruolo sociale dell’ossitocina, evidenziando una significativa riduzione dell’attivazione dell’Amigdala, in risposta a stimoli paurosi.
Rispetto alla Prolattina, dati di letteratura hanno dimostrato come il suo rilascio, in seguito ad assunzione di MDMA, contribuisca all’insorgere di sensazioni di rilassamento e ricettività, paragonabili a quelle sperimentate nei momenti immediatamente successivi all’orgasmo.
In conclusione, i risultati dello studio sono molto incoraggianti: nell’83%dei casi trattati con psicoterapia e MDMA c’è stata, infatti, una significativa riduzione sintomatologica; per molti pazienti significa tornare a lavoro, uscire di casa nuovamente, ricominciare a vivere la propria vita.
Per approfondimenti:
Rauch SL, Shin LM and Phelps EA (2006). Neurocircuitry models of posttraumatic stress disorder and extinction: human neuroim- aging research – past, present, and future. Biol Psychiatry 60: 376–382.
Mithoefer MC, Wagner MT, Mithoefer AT, Jerome L, Doblin R. The safety and efficacy of ±3,4-methylenedioxymethamphetamine-assisted psychotherapy in subjects with chronic, treatment-resistant posttraumatic stress disorder: the first randomized controlled pilot study. Journal of Psychopharmacology (Oxford, England). 2011;25(4):439-452. doi:10.1177/0269881110378371.
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http://www.maps.org/research/mdma