Urlare contro i figli è controproducente

di Giulia Panarelli

Come farsi ascoltare e rispettare dai propri figli?

Molti genitori si ritrovano spesso a urlare contro i figli disubbidienti, arroganti, sfaticati e in qualche caso anche a sculacciarli o schiaffeggiarli per poi magari pentirsene un attimo dopo, provando un grande senso di colpa, frustrazione e inefficacia. Rabbia genera rabbia, offesa genera offesa. Minacce e punizioni generano sfida, mancanza di rispetto e svalutazione; stima e fiducia reciproca vengono meno e si innesca così un vortice di rabbia da cui è difficile tirarsi fuori.

Esistono molti modelli genitoriali secondo cui “una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno” o di pantofole volanti lanciate da madri furiose e “sono cresciuto bene lo stesso”, ma un clima familiare fatto di tensione, urla, insulti, rimproveri, minacce, punizioni, provocazioni, frasi umilianti, ribellioni, non ascolto, porte sbattute è controproducente e addirittura dannoso. Urlare contro i figli li rende aggressivi, irritabili, insicuri, li predispone ad adottare atteggiamenti da bulli, ad avere problemi di condotta; di fronte ai continui rimproveri i figli potrebbero sentirsi sbagliati e non amati dai propri genitori con ripercussioni sul loro benessere psichico.

È questo ciò che si vuole per i propri figli? È davvero questo il tipo di genitore che si vuole essere? Autoritario e temuto? Quando ci riflettono in terapia, i genitori si commuovono e rispondono di no, ma allora come si arriva a questo? Sicuramente molto dipende da alcuni probabili aspetti personali fatti di aggressività, impulsività oppure mancanza di fermezza, scarso senso di autoefficacia, incapacità di instaurare un dialogo, paura del confronto, elevato desiderio di conferma; oppure da modelli genitoriali ricevuti, aspettative su come dovrebbero essere un buon genitore e un buon figlio, interpretazione errata dei comportamenti del figlio letti come sfida o provocazione. Inoltre, possono esserci dei momenti di vita caratterizzati da forte stress e frustrazione, gravi problemi personali o di salute che possono peggiorare le reazioni, far aumentare l’irritabilità e far perdere la pazienza più facilmente. Urlare o dare schiaffoni sono frutto dell’esasperazione e dell’impotenza e quasi sempre sono modalità inefficaci per far comprendere ai figli i propri errori. Mortificato dalle urla, il bambino non si concentra sul contenuto del rimprovero, impara solo ad avere paura e reagisce opponendosi e attaccando. Il timore e la disistima verso il genitore creano un muro nella comunicazione e fanno chiudere in se stesso il ragazzo.
Cosa fare? Poche regole chiare, comunicazione efficace, rispetto.

Le regole devono essere poche, semplici, adeguate all’età e formulate in modo positivo. Per farsi ascoltare dai figli bisogna usare un tono fermo e calmo, quindi prima di far questo, la rabbia deve diminuire. Prendetevi tutti una pausa per recuperare la calma. I figli vi imitano, imparano di più dai vostri comportamenti che dalle parole, così si comportano con voi nel modo in cui voi fate con loro. Dunque, avvicinatevi a loro, chiedete scusa per i modi, ma spiegate come vi sentite e cosa non tollerate del loro comportamento. Poche parole che siano di conoscenza reciproca e non di convincimento. Trovate insieme nuove strategie, nuovi comportamenti più adatti, suggerite come superare il problema insieme.

Potete chiedere l’aiuto di un esperto e seguire un percorso di genitorialità (parent training) per capire cosa fa scatenare la vostra rabbia fino a farvi perdere il controllo; potete imparare a tollerare la frustrazione, accettare e gestire la ribellione dei vostri figli, imparare a riconoscere i bisogni dei vostri figli, sviluppare l’assertività e la fermezza, sviluppare la capacità di ascolto e di rinforzo emotivo e sviluppare la comunicazione efficace. Infine, è possibile definire gli obiettivi genitoriali e individuare quei comportamenti che aiutano a realizzarli, è importante che la coppia genitoriale proceda in modo coeso e coerente.

 Per approfondimenti:

Daniele Novara, Urlare non serve a nulla, Edizioni Bur

 

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