Il lato oscuro dell’altruismo

di Maurizio Brasini

Quando i buoni sono ingiusti

Nel libro “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino, quando il Visconte Medardo di Terralba viene diviso in due da un colpo di cannone, inizialmente sembra sia sopravvissuta solo la parte cattiva: il “Gramo”. Il Gramo è privo di empatia, crudele e spietato, e getta la popolazione di Terralba nel terrore. Ma quando ricompare l’altra metà del Visconte, il “Buono”, si scopre che questa parte animata da intenti compassionevoli e altruistici finisce per fare altrettanti danni della sua metà crudele.

Alcune recenti ricerche sembrano dare ragione all’intuizione di Italo Calvino e suggerire che un’attitudine altruista ed empatica non sempre ci conduca alle decisioni migliori per il bene del nostro prossimo. Uno dei possibili motivi è che bontà d’animo e giustizia non sempre coincidono.

Vediamo come affrontano la questione gli studiosi. Il metodo forse più utilizzato dai ricercatori per valutare i comportamenti altruistici si chiama “gioco del dittatore”: si assegna una certa somma di denaro a un individuo e gli si dice che può suddividerla come vuole con un altro partecipante, che non potrà fare altro se non accettare la sua decisione; la somma assegnata all’altro può essere considerata una misura dell’altruismo di quell’individuo. Grazie a esperimenti come questo, l’idea che gli uomini agiscano esclusivamente in base al proprio interesse è stata sorpassata a favore di una visione in cui gli uomini tengono conto dei propri simili. Più complicato è stabilire quali motivazioni, quali leve spingano gli esseri umani a tener conto delle esigenze degli altri. Nel gioco del dittatore, per esempio, un individuo potrebbe cedere una parte del denaro perché gli sembra una cosa più equa, o perché si dispiace che l’altro rimanga senza niente, o perché donare una parte della somma lo fa sentire d’animo più nobile, solo per fare alcuni esempi di differenti leve morali sottostanti ai comportamenti altruistici.

Consideriamo ora una variante del gioco del dittatore, in cui prima di chiedere al nostro partecipante di suddividere la somma, facciamo in modo che si senta in colpa nei confronti dell’altro partecipante (che in genere è un complice dello sperimentatore). È stato dimostrato che, prevedibilmente, il senso di colpa fa aumentare la somma di denaro concessa all’altro, per una sorta di effetto di risarcimento. Ma facciamo ancora un passo avanti: cosa succede se il nostro soggetto sperimentale deve suddividere la somma con altri due partecipanti e si sente in colpa verso uno dei due? Anche questo è prevedibile, ed è stato dimostrato: si tenderà a favorire la persona verso la quale ci sentiamo in colpa, a discapito dell’altro. Ecco un chiaro esempio di come si possa essere buoni e ingiusti al tempo stesso.

È stato anche dimostrato che nelle persone animate da motivazioni di tipo empatico (la sensibilità alla sofferenza della “vittima” verso cui siamo colpevoli) aumenta questo effetto di distribuzione iniqua del denaro, mentre le persone motivate più in senso egalitario (sensibili a temi di equità e giustizia) tendono a bilanciare maggiormente le somme assegnate agli altri partecipanti.

Un’ipotesi esplicativa di questo fenomeno può essere ricavata dalla teoria evoluzionistica. La sensibilità alla sofferenza dei nostri simili è la base su cui sono fondati i comportamenti di cura della prole, ed è probabile che su questa stessa base si costruiscano forme più articolate e raffinate di moralità; per citare Darwin: “Qualunque animale, dotato di pronunciati istinti sociali, ivi inclusi i sentimenti parentali e filiali, acquisirà inevitabilmente un senso morale ovvero una coscienza non appena le sue facoltà intellettive si saranno sviluppate come nell’uomo”. D’altro canto, è naturale che questa forma di attenzione ai bisogni degli altri sia selettiva e non equamente distribuita: mentre il senso di giustizia e di equità ci invita a porre tutti gli altri sullo stesso piano, l’empatia ci porta a fare distinzioni a favore dei “nostri”.

 

Per approfondimenti:

Darwin, “The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex”, 1871 cap. IV. Trad. it.. Newton Compton Editori, 2011).

De Hooge, I. E., Nelissen, R., Breugelmans, S. M., & Zeelenberg, M. (2011). What is moral about guilt? Acting “prosocially” at the disadvantage of others. Journal of Personality and Social Psychology, 100, 462–473.

Feng, Q., Xu, Y., Xu, R., Zhang, E. (2017). Moral foundations tell us why guilt induces unfair allocation in multi‐party interactions. Asian Journal of Social Psychology, 20(3-4), 191-200.

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