di Sandra Rienzi
a cura di Maurizio Brasini
Secondo Safran e collaboratori la negoziazione delle rotture nell’alleanza è fondamentale per il processo di cambiamento. In questo articolo gli autori hanno esaminato la ricerca riguardante i processi coinvolti nella riparazione delle rotture dell’alleanza al fine di estrapolare delle linee guida dalla pratica clinica. Dalla revisione dell’evidenza empirica è emerso che un’alleanza terapeutica forte contribuisce al buon esito del trattamento. Ciò suggerisce che riconoscere e affrontare le debolezze dell’alleanza terapeutica è di fondamentale importanza per terapie di successo. Sfortunatamente la ricerca ha dimostrato che anche psicoterapeuti esperti possono avere difficoltà nel riconoscerle. Inoltre, la consapevolezza da parte del terapeuta di riserve e preoccupazioni del paziente può essere dannosa per l’esito della terapia. Questo perché gli psicoterapeuti potrebbero o aumentare l’aderenza al loro modello di trattamento in modo rigido, o rispondere ai sentimenti negativi dei pazienti esprimendo a loro volta i propri sentimenti negativi. Al contrario, numerosi studi hanno suggerito che quando i terapeuti sono in grado di rispondere al paziente senza mettersi sulla difensiva, partecipare in prima persona all’alleanza, adattare il proprio comportamento e affrontare le fratture quando si verificano, l’alleanza migliora.
Il programma di ricerca di Safran e collaboratori sul processo di risoluzione delle rotture li ha portati a sviluppare un modello di trattamento basato su interventi che gli autori stessi hanno reputato dei facilitatori del processo risolutivo. Il modello BRT (Brief Relational Therapy) è definito un trattamento a breve termine e comprende principi derivati da psicoanalisi relazionale, psicoterapia esperienziale e umanistica e contemporanee teorie su cognizione ed emozione. In uno studio preliminare da essi condotto su 128 pazienti con disturbi di personalità è emersa una maggior efficacia del modello BRT rispetto ad altre due tradizionali psicoterapie a breve termine, una psicodinamica e l’altra cognitivo-comportamentale. Sebbene all’epoca gli autori ritenessero che questo filone di ricerca fosse ancora nelle fasi iniziali, ne sono state tratte delle implicazioni considerevoli per la pratica clinica che possono essere così sintetizzate:
- Gli psicoterapeuti dovrebbero essere coscienti del fatto che spesso i pazienti hanno sentimenti negativi rispetto alla terapia o alla relazione terapeutica e che sono riluttanti a condividere per paura della reazione del terapeuta. E’ quindi fondamentale che i terapeuti prestino attenzione ai piccoli segnali di rottura nell’alleanza in modo da poter prendere l’iniziativa nell’esplorarli insieme al paziente.
- Sembra importante per i pazienti la possibilità di esprimere i sentimenti negativi riguardo la terapia allo psicoterapeuta. I pazienti dovrebbero far emergere e far valere il proprio punto di vista su ciò che è emerso nel corso della terapia quando questo differisce dal punto di vista del terapeuta.
- Quando ciò avviene, è importante per i terapeuti rispondere in modo aperto, senza mettersi sulla difensiva, e accettare la responsabilità per il proprio ruolo nella relazione.
- Ci sono alcune evidenze del fatto che il processo di esplorazione delle paure e delle aspettative del paziente, che rende loro difficile esprimere i propri sentimenti negativi rispetto al trattamento, può contribuire al processo di risoluzione delle rotture dell’alleanza.