SITCC 2018 – Noia e Psicopatologia. Che relazione?

 

di Giuseppe Femia

In occasione del XIX Congresso Sitcc 2018, tenutosi a Verona, si discute di noia nelle sue forme normali e patologiche. Questa emozione “cenerentola”, mano mano assume un ruolo centrale come stato mentale rilevante nelle manifestazioni di alcuni disturbi specifici.

Spesso trascurata in ambito clinico, risaltata dalla letteratura, e descritta da molti come stato emotivo esperito in cui si avverte uno stallo transitorio rispetto ai propri scopi di vita, ricopre in questo simposio un ruolo sensibile in relazione a diversi  fenomeni  psicopatologici rilevanti.

Si ipotizza un sua influenza nei fenomeni di disregolazione emotiva, come marker dei disturbi bipolari, come fattore cruciale nella ricerca spasmodica e occasionale di sensazioni forti, rispetto al ricorso di sostanze, e in quanto sentimento contenuto nelle manifestazioni di dissociazione e nelle sensazioni di detachment, spesso riscontrate nella pratica clinica.

Sono stati proposti quattro diversi lavori, ciascuno con ipotesi differenti in relazione al ruolo della noia nella complessità psicopatologica.

1- Si suppone una relazione fra lo stato di noia esperita e gli stati di attivazione maniacale, avanzando la possibilità di tracciare una relazione con una tipologia bipolare specifica.

La dott.ssa Rita Cardelli, assieme ai colleghi Valeria Rossi e M.Saettoni offrono uno studio in cui si valuta la suscettibilità alla noia come ingrediente  cognitivo saliente nel disturbo bipolare. Si suppone una relazione fra lo stato di noia esperita e gli stati di attivazione maniacale.

In un campione composto da 54 pazienti eutimici (bipolari I e II, ciclotimici) con diagnosi di disturbo bipolare, condotto mediante la SIN (scala di inclinazione alla noia, fattore stimolazione esterna/interna, punteggio totale) si raggiungono risultati chiari:

La noia caratterizza i disturbi bipolari e i bipolari tipo (I) sembrano maggiormente inclini a questo sentimento rispetto ai soggetti ciclotimici. Questo sottogruppo indica la monotonia dell’ambiente come la causa del loro stato interno di noia emotiva e ricorre a una regolazione esterna mediante fattori di sollecitazione (sostanze).

Appare dunque possibile ipotizzare una differenziazione dei disturbi bipolari lungo il loro continuum dimensionale (spettro) in base al ruolo della noia in quanto determinante cognitiva.

2- La dottoressa Michela Lupo assieme ai suoi colleghi Diletta Sabatini, Paolo Iazzetta, Andrea Gragnani, presentano un lavoro in cui cercano di individuare una correlazione fra l’inclinazione alla noia e l’uso di cocaina.

Dai risultati sembra fondamentale tenere in considerazione la noia in quanto fattore di rischio nei consumatori occasionali di cocaina verso la possibilità che sviluppino una dipendenza e un abuso sistematico.

In tal senso un intervento che prenda in considerazione gli aspetti cognitivi della noia, la percezione di essere in “stallo”, bloccati, potrebbe rappresentare invece un fattore di protezione.

3- Lisa Lari e colleghi: Stefania Iazzetta, Andrea Gragnani, Marco Saettoni, propongono invece la possibilità di strutturare un intervento psicoterapico che possa intervenire sull’aspetto cognitivo della noia e sulla tendenza a non tollerare tale emozione, mettendo strategie comportamentali di “exit” disfunzionali, cercando di favorire una maggiore gestione degli stati emotivi negativi e una maggiore modulazione degli stessi.

In un’ottica DBT e mediante tecniche di mindfulness si pensa di poter raggiungere l’obiettivo di avere una riduzione della sintomatologia nei pazienti bipolari.

4- In ultimo Paola A. Mancuso, Marco Saettoni, Maurizio Brasini e Andrea Gragnani presentano un’indagine preliminare sul rapporto fra Noia e detachment.

Nello specifico si indaga una relazione fra stati dissociativi e sentimenti di noia. In un campione di 237 soggetti viene operata un’analisi statistica di regressione su tre fattori specifici della dissociazione: detachment, compartimentazione, assorbimento.

La noia potrebbe favorire stati di assorbimento e compartimentazione, derealizzazione e depersonalizzazione. Dalle analisi sembra emergere una correlazione, diversamente da quanto atteso, fra noia e compartimentazione; queste manifestazioni hanno spesso a che fare con fenomeni relativi l’identità e con difficoltà nei processi ddi integrazione di Sè e dei propri vissuti. Dunque la noia potrebbe favorire manifestazioni di confusione circa il proprio senso nel mondo, incrementando disorientamento nei processi di pensiero e lucidità.

Dai risultati si svela una relazione fra la noia e le esperienze di compartimentazione, nei processi di integrazione di Sè e dei propri vissuti.

Il simposio avvia un dibattito in cui ci si chiede quali possono essere i correlati somatici della noia, cosa riferiscono come sensazioni i pazienti che esperiscono la noia come emozione e quale connessione potrebbe esserci con la relazione terapeutica.

Essa potrebbe rappresentare un ostacolo alla terapia? 

Richiedendo sempre una forte attivazione emotiva, potrebbe generare episodi di drop- out? 

Queste considerazioni potrebbero tornare utili nel perfezionare il modello di intervento e aprire considerazioni generali sulla noia come emozione attiva, al pari della rabbia e di altre emozioni quali l’ansia e la colpa, all’interno della relazione terapeutica.

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