di Serena La Bella
curato da Elena Bilotta
Un recente articolo (Faccini, Allely, 2016)1 guarda al collegamento tra Sindrome di Asperger (SA), Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) e violenza efferata nel caso di Anders Breivik, il terrorista che il 22 Luglio del 2011 uccise 77 persone in due attacchi coordinati. Il primo, con esplosione di autobomba di fronte il palazzo del governo, avente come obiettivo il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg; il secondo, sull’isola di Utoya, dove era in corso una convention della sezione giovanile del Partito Labourista Norvegese.
Alcuni studi indicano che i soggetti con SA arrivano a manifestare comportamenti violenti e di rilievo penale, sebbene siano necessari gravi fattori contestuali, come il neglet infantile, per portare a questi acting-out. Rispetto al DNP, un probabile fattore predisponente è, secondo quanto sostenuto da Kohut, l’estrema ipersensibilità a rifiuti ed offese (la cosiddetta “ferita narcisistica”) che può esitare in rabbia e violenza incontrollata. Una conferma viene da O’Toole (1999), il quale ritiene che, alla percezione della minaccia, i soggetti con DNP reagiscono in modo più violento della media. Altri autori sostengono che i narcisisti sono più propensi a scegliere la violenza come gesto riparatore e di rivalsa. Ovviamente non tutti i soggetti con DNP hanno comportamenti violenti, per questo motivo il narcisismo si conferma importante fattore di rischio ma non condizione sufficiente per portare ad agiti aggressivi.
Un modello utilizzato in letteratura per spiegare il concretizzarsi di violenze spietate, è il Path to Intended Violence (PTIV) di Calhoun e Weston (2003), ottimale per la valutazione della minaccia. Si riconosce una sequenza stadiale che porta dalla premeditazione alla violenza e che parte da una escalation della frustrazione (1), seguita dalla ideazione della violenza come soluzione (2) e da una fase di pianificazione e preparazione dettagliata del piano (3 e 4). Le ultime due fasi consistono nella messa in opera del piano con attacco conclusivo (5 e 6).
Si ritiene che Breivik abbia sviluppato, in un ambiente familiare disfunzionale, il DNP con tratti antisociali. Gli venne poi riconosciuta, in sede di perizia psichiatrica, la presenza di SA. Analizzando questo caso alla luce del modello PTIV, si osserva che il chiaro catalizzatore della violenza è lo scompenso narcisistico di cui il soggetto soffrì. In questa fase Breivik scrisse il suo Memoriale 2083 – Una dichiarazione europea d’indipendenza, in tre capitoli, l’ultimo dei quali consacrato a contrastare il governo e allo sterminio dei traditori. Molti autori sostengono che per il narcisista lo “scompenso” avviene quando percepisce la distanza esistente tra le sue fantasie di grandiosità e la realtà, cioè quando osserva che il suo sé ideale e il suo sé reale non coincidono, esitando in una ferita insanabile all’autostima. La sintomatologia vede: isolamento dagli altri, auto-sostentazione patologica dell’autostima, attribuzione esterna della causa dello scompenso, posizione schizo-paranoide ed abbandono totale della realtà. E’ questo distacco, strategia di coping condivisa dalla SA, che porterebbe alla violenza.
Si può quindi asserire, alla luce di studi, meta-analisi e, nello specifico, l’esame del caso Breivik, che viene legittimata la combinazione mortifera tra SA e DNP in relazione ad acting-out criminosi. Nello specifico del DNP, lo scompenso si profila come il fattore cruciale per l’avvio della premeditazione verso la violenza.
1 “Mass violence in individuals with Autism Spectrum Disorder and Narcissistic Personality Disorder: A case analysis of Anders Breivik using the “Path to Intended and Terroristic Violence “model”. Faccini, Allely, 2016