Noi non apprezziamo il valore di ciò che abbiamo mentre lo godiamo; ma quando ci manca o lo abbiamo perduto, allora ne spremiamo il valore. William Shakespeare
Stiamo vivendo tempi di grande paura e incertezza. Tutti ci sentiamo in costante minaccia di un nemico invisibile. Le emozioni che fanno da padrone in questa battaglia epidemiologica sono sostanzialmente la paura, la noia, la rabbia e la tristezza per aver perso buona parte delle nostre abitudini quotidiane. Ci sentiamo in trappola, dobbiamo convivere con la riduzione degli spazi vitali, con la rinuncia di situazioni sociali che prima “anestetizzavano” un po’ il nostro vivere.
Ma cosa succede ora che abbiamo dovuto fermarci?
Tutti cerchiamo, nel nostro piccolo, di mantenerci in costante movimento, aumentando tutte le azioni individuali e sociali, cercando di scandire il tempo che dobbiamo forzatamente vivere nelle nostre mura domestiche.
Sono in costante aumento i contatti attraverso i social e le videochiamate. Skype, Whatsapp e altre applicazioni sembrano essere diventate l’unico tratto d’unione verso il mondo esterno. Sui nostri balconi si organizzano flashmob, si canta l’inno d’Italia tutti insieme e si aspetta l’ora d’aria per fare la spesa e organizzarsi per uscite di prima necessità.
Tutto questo può bastare a farci stare bene?
Il senso di vuoto, di noia, nonostante le molteplici attività che cerchiamo di attivare, sembra un placebo a basso dosaggio, in quanto rimanere a contatto con noi stessi aumenta i pensieri e le riflessioni che forse solo in punta di morte ci si ritroverebbe a fare. Può succedere di rimuginare sulla propria vita, sulle occasioni perse, sulle mancanze, sui nostri wish/desideri che ora, come non mai, diventano sempre più intensi e visti come irraggiungibili.
È molto facile cadere nella tristezza e nella disperazione. La tristezza è, infatti, quell’emozione di base che si attiva nel momento in cui stiamo sperimentando una condizione di perdita di un bene che consideriamo importante. La perdita può riguardare beni affettivi, beni materiali, ma anche beni astratti, come la libertà. Entrare in uno scenario di perdita può avvicinarci alla soglia psicopatologica della depressione, spesso correlata alla sensazione di deprivazione, e alla percezione di aver subito un danno ingiusto e irreparabile, con la compromissione di uno scopo cruciale. La reazione depressiva ha due caratteristiche fondamentali: il dolore per la perdita e la riduzione delle attività, che a sua volta rimanda al pessimismo e alla anedonia.
Questa quarantena ha scattato una fotografia di quello che abbiamo, mettendo in evidenza le mancanze, enfatizzando la condizione esistenziale di ognuno di noi.
Quello che possiamo fare in questo tempo di pausa dalla nostra routine è verificare quali sono i nostri bisogni emotivi, individuarli e promuovere delle azioni che ci portino verso il raggiungimento di essi.
Per approfondimenti
Rainone, A., Mancini, F. (2018). La mente depressa. Comprendere e curare la depressione con la psicoterapia cognitiva. Franco Angeli Editore