“Io sono Ringo Starr”

di Caterina Parisio

Trappole della mente e consapevolezza emotiva

Ringo Starr tutta la vita. È la terza via, quella indicata della band dei Pinguini Tattici Nucleari nel brano portato a Sanremo e con il quale si sono posizionati al terzo posto della classifica finale. “In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr”, recita il testo della canzone. La terza via è quella che sta alle spalle, troppo timida per farsi notare: in fondo, basta girarsi e aspettare. Vivere nella luce senza mai rimanere accecati, scegliere la mitezza, l’incompiutezza, la fragilità di chi si sente sempre inadeguato. Darsi in pasto al mondo è un sacrificio, meglio sgranocchiare la vita tenendo in pugno due bacchette per suonare la batteria. Ringo Starr, dunque: quello in fondo nelle foto, il meno noto dei Beatles, quello col profilo basso, sempre un passo indietro rispetto agli altri tre. Mentre John Lennon e Paul McCartney scrivevano testi da consegnare all’eternità, il buon Ringo viveva il presente, in una quotidianità dorata, eppure più distante dalla giungla del successo.

“A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene. Il cerchio della vita impone che per un Re Leone vivano almeno tre iene”, canta il frontman dei Pinguini: alcune persone possono fare l’esperienza di vivere una vita piena di significato e di soddisfazione, nonostante la presenza di sofferenze fisiche e psicologiche; all’opposto, altre persone possono far esperienza di una vita priva di significato e di gioia, vuota, nonostante il successo e la relativa assenza di sofferenze, nella costante sensazione di “sentirsi in trappola”.

Con il neologismo “lifetraps”, trappole per la vita, lo psicologo americano Jeffrey Young intende rimarcare che la vitalità di uomini e donne apparentemente normali può essere bloccata all’interno di modi di pensare, di sentire, di agire e di relazionarsi con sé stessi e gli altri che si sono formati in momenti cruciali dello sviluppo, si sono rinforzati nel corso del tempo, fino a consolidarsi tanto da divenire vere e proprie trappole.

Arrendersi alle trappole, perdendo la speranza che vi sia la possibilità di sottrarvisi, e quindi di cambiare i propri modelli di vita (Che la mia vita non è niente di speciale e alla fine c’hai ragione tu”) è una delle strategie più radicali, e purtroppo anche più comuni, attraverso cui una persona può cercare di convivere con quei modi di sentire, di pensare e di agire che hanno messo in gabbia la sua vitalità.
Una diversa strategia può essere quella di evitare accuratamente ogni situazione che possa mettere in trappola: il che conduce inesorabilmente all’evitare di vivere, distaccandosi sempre più dalla percezione di emozioni e sentimenti, a meno che non servano a un patologico nutrimento narcisistico.
Credere che l’unica vita possibile sia quella dentro una trappola, invece di quella che si intravede fuori, sembra dunque essere un tratto comune a molti.

Frustrazione per non essere mai la prima scelta, per non essere in linea con le aspettative sociali (“…gli amici miei si sposano ed io mi incazzo se non indovino all’Eredità”), cui subentra la rassegnazione di essere, nella vita, un personaggio secondario. Cosa che, in fondo, quando accettata serenamente, potrebbe non essere poi così male.

È Ringo colui che suggerisce alcune strategie funzionali per uscire da trappole della nostra mente: è il protagonista della “vita da mediano” cantata da Ligabue, è Robin che lascia Batman a farsi supereroe nella notte buia di Gotham City, come ricorda Cesare Cremonini.

Jeffrey Young e Janet Klosko (codirettore del Cognitive Therapy Center di Long Island) suggeriscono che, per cominciare a cambiare e imparare a vivere nel momento presente, sia essenziale non solo uscire fuori dalle trappole, ma anche scoprire chi si è e cosa rende veramente felici, senza basarsi esclusivamente su ciò che rende felici le persone vicine. Bisognerebbe imparare a sviluppare (o rafforzare) una visione personale, le naturali inclinazioni che comprendono interessi, relazioni e le attività che intrinsecamente portano a sentirsi realizzati. In questo senso, Young suggerisce che il compito forse più importante che ci si può assumere nella vita è proprio scoprire le naturali attitudini e inclinazioni personali e, rispetto a tale obiettivo, la migliore guida è rappresentata da emozioni e sensazioni corporee.

“Siate onesti con voi stessi” e “abbiate comprensione per voi stessi” sono di fatto i due pilastri della porta che conduce fuori dalle trappole verso il cambiamento, mentre sulla trave della medesima via d’uscita vi è scritto: “Il momento migliore per cominciare a cambiare è adesso”.

In fondo Ringo, confinato a suonare tamburello e maracas in “Love me do”, non ha fatto altro se non seguire il naturale movimento dei propri passi, con leggerezza e consapevolezza. John e Paul credevano nelle sue qualità, ma non così tanto.

Ah, vero, i Beatles erano quattro: John, Paul, Ringo e George Harrison. Ma per lui servirebbe un’altra canzone, altre trappole della mente, un altro articolo. Nel frattempo, “in un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr”.

Per approfondimenti:

Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko (2004), Reinventa la tua vita. Raffaello Cortina Editore

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