I gradi della mente: probabilità x piacere?

di Lucia Eusebi

Le nostre rappresentazioni mentali, in particolare Credenze e Scopi, non hanno solo una funzione qualitativa, ma anche quantitativa, che possiamo definire un valore o una forza. Questa dimensione quantitativa ha un ruolo fondamentale nei processi mentali. Tale dimensione quantitativa comprende la certezza di una credenza e il valore motivante di uno scopo. Questa forza determina l’importanza di quella credenza o di quello scopo nel processo mentale.

Le credenze hanno un grado soggettivo di certezza, una forza; così pure, gli scopi hanno un grado di importanza soggettiva, per questo possiamo scegliere tra loro. Tuttavia, per diventare la nostra scelta, la forza di uno scopo è necessaria ma non sufficiente. Ciò che conta non è il valore assoluto di questa forza, ma il valore comparativo dello scopo; non deve avere semplicemente molto valore, ma più valore di un altro scopo.

La forza del credere ha molti effetti e funzioni. Essa determina il sentimento di certezza o incertezza, e quindi la ricerca di altre informazioni ed evidenze, oppure l’interruzione della ricerca. Il valore della credenza determina la forza delle altre credenze che su di essa si reggono o che da essa derivano; e determina l’impatto della credenza sul processamento degli scopi e sulla decisione. Una credenza dubbia avrà meno forza nell’attivare o spegnere uno scopo, o nel farlo scegliere, di una credenza convinta.

La forza della credenza può avere delle basi razionali, cioè dipendere da altre credenze che la supportano o da ragionamenti, oppure può avere delle basi affettive; per es. credo perché sento o provo qualcosa.

Questo ci dà la possibilità di decidere, di far prevalere uno scopo su altri, e la possibilità di persuadere a fare, cambiando il valore degli scopi.

Anche la forza dello scopo può avere basi razionali, cioè dipendere dai nessi mezzo/fine e dalle previsioni. Più sovrascopi credo di raggiungere con lo scopo e più valgono, più vale lo scopo; più costi, danni e sacrifici ho e più valgono, meno vale lo scopo. Oppure la forza dello scopo può avere basi affettive e “sentite”: il disagio della privazione, il piacere atteso, l’attivazione dell’impulso, ecc. Tra la forza delle credenze e la forza degli scopi c’è una relazione bilaterale.

Secondo Castelfranchi una teoria della forza del credere richiederebbe soprattutto un modello delle basi del credere; sono queste che rendono una persona più o meno certa e convinta. In secondo luogo l’autore ritiene che la probabilità stimata dell’evento non coincida con il grado di sicurezza nel credere. In terzo luogo, le proprietà del ragionamento probabilistico non coincidono con le dinamiche della forza del credere, in particolare con il fenomeno dell’effetto conferma, dovuto a più fonti convergenti.

Secondo Castelfranchi la forza motivante non è l’aspettativa di un certo grado di piacere; noi agiamo per realizzare dati effetti nel mondo. Molti scopi, se realizzati, non comportano un’esperienza di piacere; questo è piuttosto un rinforzo per l’apprendimento.

Secondo l’autore chiarire e modellare le dimensioni quantitative, la forza delle funzioni rappresentazionali e le loro basi è una priorità fondamentale per la scienza cognitiva. L’autore ritiene che questo sia una parte essenziale della teoria dei nessi strutturali tra credenze e scopi, della teoria dell’architettura della mente e della comprensione dei suoi processi, che determinano la condotta.

Riferimenti bibliografici
Castelfranchi C. (2013), I Gradi della Mente: Probabilità x Piacere?. Atti del X Convegno Annuale AISC 2013. NEAScience ANNO 1 – VOL.2, 85-90

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