Strategie di risposta al Covid-19

di Cecilia Laglia e Rosa Vitale

Le vite di alcune persone sembrano fluire come in un racconto; la mia ha avuto molte fermate e ripartenze. Questo è ciò che fa il trauma. Interrompe la trama… Semplicemente accade e, dopo, la vita va avanti. Nessuno ti prepara a questo. A Memoir of Terror, Jessica Stern, Denial

L’emergenza collettiva del Coronavirus pone tutti di fronte a un evento assolutamente incontrollabile e disarmante.

È possibile riscontrare una discrepanza tra i bisogni di ogni individuo e le sue capacità di risposta, utili alla prevenzione e al superamento dell’angoscia traumatica. La risposta a un evento traumatico può variare, infatti, in base alle caratteristiche della personalità del soggetto coinvolto (personalità pre-traumatica) e alle sue vulnerabilità specifiche. Il livello di intensità e gravità dell’evento traumatico elicitano stati di impotenza e angoscia, aumentando la probabilità di esiti psicopatologici. Eventi di intensità maggiore e traumi collettivi (emergenze, catastrofi naturali, pandemie) sottopongono contemporaneamente l’individuo a un ampio numero di situazioni stressanti, a differenza di traumi a intensità minore (lutti, traumi relazionali) i cui effetti, seppur dolorosi, si esauriscono in sé stessi, non esponendo il soggetto a ulteriori sollecitazioni. Inoltre, l’impatto dell’evento traumatico sull’individuo varia in base alle emozioni e ai pensieri che esso è in grado di evocare, riattivando vissuti e memorie traumatiche personali, generando e acuendo le sensazioni di impotenza e di vulnerabilità.

Le reazioni più comuni che si registrano in seguito a una condizione traumatica come quella del Covid-19 sono di diversa natura: di tipo emozionale (shock, collera, ottundimento emozionale, senso di colpa, dissociazione), cognitivo (confusione, distorsioni, preoccupazioni, pensieri intrusivi), fisico (insonnia, iperattivazione, lamentele somatiche) e interpersonale (alienazione, aumento dei conflitti nelle relazioni).

Una delle modalità di coping, vale a dire dei meccanismi psicologici adattivi, è la “reazione di tolleranza”, caratterizzata da un sufficiente mantenimento della capacità di autocontrollo, di lucidità e della messa in atto di risposte comportamentali ed emotive adeguate. Tuttavia, data l’imprevedibilità della durata temporale dell’emergenza in atto, sarà possibile osservare due differenti evoluzioni delle reazioni all’interno di questa categoria: alcune persone potrebbero, infatti, manifestare le così dette “reazioni differite”, cioè reazioni inizialmente adeguate che, con il trascorrere del tempo, evolvono in senso patologico; altre potrebbero orientarsi verso strategie di accettazione, con conseguente adozione di comportamenti propositivi per la gestione della difficoltà. Un esempio sono le strategie di supporto collettivo, quali l’utilizzo di motti e hashtag (#iorestoacasa, #andratuttobene), video di personaggi famosi che invitano a resistere e rispettare le norme di contenimento e iniziative di supporto psicologico e sociale a categorie a rischio.

Un’altra strategia di fronteggiamento è quella delle “reazioni iper-emotive brevi”, caratterizzate da manifestazioni psicosomatiche intense (shock, ansia, depressione, smarrimento, stupore, palpitazioni, nausea, etc.), che raggiungono l’apice nei giorni immediatamente successivi all’evento e tendono a diminuire gradualmente. Si può osservare in questo momento una maggiore presenza in ognuno di noi di preoccupazioni sulla salute e timori di contagio, con conseguente normalizzazione dei quadri di tipo ipocondriaco e ossessivo. Tuttavia, in alcuni casi più gravi, tali reazioni possono evolvere, invece, in quadri post-traumatici e sindromi nevrotiche di diverso tipo.

Un’ulteriore modalità di coping riguarda le “risposte disfunzionali” a carattere dissociativo, in cui possiamo annoverare comportamenti irrazionali di esposizione al pericolo e comportamenti aggressivi auto ed etero diretti, osservabili nella tendenza di alcune persone a non rispettare le norme vigenti, supportate da credenze irrazionali di invulnerabilità, più comuni tra i giovani, che esitano in comportamenti a rischio quali assembramenti e non utilizzo dei dispositivi di sicurezza.

Il trauma ci priva della sensazione di essere padroni di noi stessi e, in particolare in questo momento storico, della percezione di essere liberi. È per questo che appare fondamentale cercare di identificare dei piccoli obiettivi da raggiungere nella nostra quotidianità, aiutandoci a essere presenti nel “qui ed ora” e coinvolti con le persone che ci stanno intorno, accogliendo la sfida insita nel tentativo di ristabilire la padronanza del corpo e della mente e, dunque, di noi stessi.

Per approfondimenti

Van Der Kolk B. (2015) Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.

Cyrulnik B. (2009) Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare un trauma. Raffaello Cortina Editore.

Lo Iacono A., Troiano M. (a cura di) (2002) Psicologia dell’emergenza. Roma: Editori Riuniti.

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