di Giuseppe Femia
Superare il disturbo di depersonalizzazione
La depersonalizzazione è una manifestazione che spesso viene trascurata in fase di valutazione o non riferita per vergogna e timore dai pazienti. È di difficile riscontro nella pratica clinica perché spesso si costituisce come fenomeno trasversale e trans-diagnostico.
La sensazione di essere distaccati, estranei a sé stessi, al proprio mondo, di avvertire una non integrazione fra corpo e mente è un fenomeno di matrice dissociativa che si associa a diversi disordini e che, in taluni casi, può costituirsi in un vero e proprio disturbo. I pazienti che ne soffrono spesso riferiscono di sentirsi lontani dalle proprie emozioni, di avere pensieri di natura esistenziale e di chiedersi: “Perché viviamo? Sono davvero io? Esistiamo veramente?”.
La storia di M., 32 anni, sofferente a causa di un disturbo di panico con agorafobia e un vissuto depressivo di natura secondaria, può aiutare a comprendere la depersonalizzazione. Durante le sedute, mi riferisce: “Alle volte ho la sensazione di vivere la vita in modo meccanico, nessuno mai riuscirà a capirmi!”. Si chiede: “Potrei dissolvermi? Potrei non essere più padrone dei miei pensieri? Impazzire?”. E ancora: “Alle volte per sentire che esisto devo pizzicarmi molto forte una parte del corpo”.
Tali sensazioni di irrealtà e disorientamento si accompagnano spesso a fenomeni di ruminazione mentale di tipo ansioso/fobico, di tipo rabbioso, ai pensieri ossessivi di natura intrusiva o in risposta a vissuti depressivi e problemi di disregolazione emotiva, oppure, cosa ancor più frequente, in risposta a eventi traumatici che rimangono irrisolti.
Nel libro “Fuori da me”, le autrici Katharine Donnelly e Fugen Neziroglu, con il contributo di diversi clinici, forniscono una definizione chiara dei fenomeni di depersonalizzazione, chiariscono la diagnosi differenziale e le possibili comorbidità ma soprattutto, mediante una serie di vignette cliniche, descrivono la fenomenologia e le diverse tecniche di intervento di possibile applicazione rispetto ai fenomeni di depersonalizzazione.
Si parla delle tecniche di ristrutturazione cognitiva standard in cui ai pensieri automatici si risponde con risposte alternative e funzionali mediante un ragionamento socratico che si contrappone alla generalizzazione; delle tecniche di defusione e di esposizione e prevenzione della risposta; di mindfulness o di altri interventi di accettazione e di protocolli di psicoterapia a partire da un modello di derivazione dialettico comportamentale. Il testo fornisce una serie di schede pratiche di applicazione e di esercizi che certamente possono essere di aiuto durante il trattamento di tali manifestazioni e nella condivisione con il paziente del funzionamento del disturbo, oltre che nella fase di spiegazione del lavoro che si intende intraprendere.
Fra le diverse pratiche proposte, troviamo il “Flooding Statement”, un esercizio immaginativo di tipo narrativo che cerca di indagare lo scenario temuto e sollecita il paziente a riflettere e decentrasi dalle sue paure.
Ad esempio, il signor M. descrive le sue sensazioni di depersonalizzazione e le paure che ne derivano: “È un appannamento mentale che diventa una disintegrazione, che mi fa cadere a pezzi come un mosaico quando si toglie il primo di una lunga serie di tasselli tutti collegati tra loro, gli uni con gli altri, e che porta alla disintegrazione totale di me stesso, della mia figura, della mia mente, del mio spirito, della mia anima. Sentirsi a pezzi nel profondo, vuoto, svuotato, distrutto, morto dentro. La paura è convivere per sempre con queste condizioni o peggio ancora, quella di non sentire più niente se non il vuoto”.
Questo tipo di tecnica porta il paziente a immergersi e a sperimentare la situazione che più lo spaventa. Tale immersione favorisce uno scambio fra paziente e psicoterapeuta circa le sensazioni e le paure riportate e una riflessione sull’infondatezza e l’improbabilità di taluni scenari, avviando un processo di ristrutturazione cognitiva degli errori di ragionamento, del pensiero catastrofico, oltre che di modulazione dei vissuti di ansia e angoscia che ne derivano. Il Flooding Statement espone quindi il paziente a vivere uno stato di attivazione ansiosa con lo scopo di condurlo ad acquisire una maggiore abilità di gestione emotiva.
Oltre a essere una lettura piacevole e innovativa, “Fuori da me” rappresenta una buona opportunità per il clinico che si trova ad affrontare sintomi e disagi legati alla depersonalizzazione, per conoscere e approfondire alcune tecniche che possono essere utilizzate in relazione a questo tipo di disagio. Inoltre, si mostra utile per chi ne soffre e si sente pertanto incompreso.
Foto di Pouria Teymouri da Pexels