La competenza emotiva nei bambini
Nel corso dello sviluppo, i bambini maturano una sempre crescente competenza emotiva. Di fatto, imparano a denominare, comprendere e gestire le proprie emozioni. Il processo è piuttosto lineare: un bambino che saprà riconoscere, comprendere e denominare un’emozione sarà anche in grado di interrogarsi su cosa fare in merito, confrontarsi o chiedere aiuto. Il punto di partenza è quindi che il bambino possa fermarsi (e soffermarsi) sulle proprie emozioni, per cogliere e capire come si sente.
In terapia, può essere utile, all’inizio della seduta, accogliere i bambini con il “termometro delle emozioni”, uno strumento che, oltre a essere divertente, li porta a scegliere tra le varie emozioni proposte e a pensare qualche minuto a come effettivamente si sentono. Questo consente poi di aprire il dialogo su scenari vissuti, momenti piacevoli o spiacevoli. Sembra banale, ma capita che i bambini ne rimangano entusiasti e spesso, se indaghiamo, possiamo ricevere una semplice risposta: “non me lo chiede mai nessuno”.
Quanto spesso ai giorni nostri viene sottolineata l’importanza di spiegare le emozioni ai bambini, di insegnare loro a tollerarle ed esprimerle? La famiglia, la scuola e gli educatori si impegnano quotidianamente per osservare e tenere in considerazione i segnali dei piccoli, rimandando loro strategie più opportune di gestione della rabbia o di espressione della tristezza. Ma quanto spesso capita di chiedere a un bambino come si sente? Probabilmente la percezione sarà di farlo sempre. Ma se ad esempio confrontiamo la frequenza di questa domanda con la classica “com’è andata a scuola?” potremmo accorgerci che, di fatto, la domanda diretta sulle emozioni non è così usuale.
Dopotutto è naturale, non chiederemmo al nostro partner “come ti senti oggi?”, ma piuttosto un tipico “com’è andata al lavoro?” ed è probabile che la risposta sarà articolata, con esempi di momenti positivi o negativi. Nel caso dei bambini, che possono apparire più resilienti di noi adulti, è altrettanto probabile che riceveremo semplicemente un “bene” oppure una timorosa confessione di un brutto voto. Spesso quel “bene” così scarsamente argomentato infastidisce l’adulto che vorrebbe sentirsi parte della giornata del bambino. Se la condivisione risulta difficile può essere utile guidare il bambino nell’atto di soffermarsi sulle proprie esperienze e sui propri stati emotivi, ponendo il primo tassello nello sviluppo della competenza emotiva. Così, potremmo pensarlo come un esperimento e con un piccolo cambio di prospettiva inserire nelle nostre abitudini quotidiane una semplice frase per nulla scontata: “come ti senti oggi?”. Proponendo una gamma di emozioni tra cui scegliere e nelle quali il bambino può sentirsi rispecchiato e accompagnato nell’esprimersi, l’adulto offrirà uno spazio di riflessione e di riconoscimento emotivo, favorendo la condivisione delle esperienze e dei vissuti emotivi.
Per approfondimenti:
Di Pietro M. (2014). L’ABC delle mie emozioni 4-7 anni, corso di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo REBT, Edizioni Erickson, Trento
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels