Si può disimparare il disgusto?

di Luciana Ciringione
a cura di Brunetto De Sanctis

Il disgusto è implicato in diverse psicopatologie sia in associazione ad altre emozioni come la paura (ad es. nelle fobie specifiche), sia in sindromi complesse quali il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo ossessivo-compulsivo. La sua funzione principale è quella di proteggere gli individui da possibili agenti contaminanti provocando un comportamento di evitamento rispetto ad essi.

Uno dei trattamenti più utilizzati nella riduzione delle emozioni legate a comportamenti disfunzionali è l’esposizione in vivo: sembra infatti essere particolarmente efficace nella riduzione della paura. Tuttavia, non ci sono evidenze chiare sulla sua efficacia nella riduzione del disgusto.

Questo potrebbe essere possibile perché nel disgusto la minaccia non è sempre visibile ad occhio nudo, come invece avviene per la fobia specifica: nella nostra reazione di evitamento ci affidiamo quindi non tanto all’esposizione allo stimolo, quanto alle informazioni che abbiamo disponibili sulla sicurezza dello stimolo (safety).

Nello studio di Bosman e colleghi (2016), è stata testata l’ipotesi relativa all’aggiungere informazioni sulla safety dello stimolo come intervento per favorire l’estinzione della risposta di disgusto. Per far ciò, è stato sviluppato un paradigma di condizionamento in cui dei cibi sono stati accoppiati con video a contenuto disgustoso, apprendendo una risposta condizionata di disgusto. Dopodiché alcuni partecipanti sono stati sottoposti alla visione di video con informazioni sulla safety degli stimoli condizionati (una donna mangia uno dei due cibi e usa il suo telefono mentre l’altro cibo resta esposto vicino a lei). Infine, è stato effettuato un compito comportamentale per verificare il cambiamento in termini di comportamento di approccio/evitamento verso gli stimoli condizionati (Behavioral Approach Task): i due alimenti vengono messi su piatti separati coperti e numerati e viene chiesto ai partecipanti di scoprire il piatto che viene loro indicato e dare un morso al cibo sottostante.

A corroborare la validità dello studio, sono state acquisite misure esplicite di self-report sulla valenza degli stimoli, acquisite durante ciascuna fase del condizionamento. È stata inoltre aggiunta come misura implicita l’attività, misurata tramite elettromiografia, del muscolo levator labii superioris alaeque nasi, specifico per il disgusto, e del corrugatore, associato alle valenza negativa alle emozioni più in generale.
Le misure self-report sono state riacquisite dopo 1 e 7gg per eventuali effetti a lungo termine.

I risultati hanno evidenziato un effettivo apprendimento del disgusto per stimoli precedentemente neutri, riportato sia dalle misure self-report che fisiologiche. L’apprendimento persiste anche nelle misure self-report acquisite nei due follow-up, indicando quindi un possibile apprendimento a lungo termine. Tuttavia, l’estinzione sembra non essere efficace nonostante le varie condizioni sperimentali introdotte per testare l’effetto delle informazioni sulla safety degli stimoli.

Sembra quindi che il disgusto sia effettivamente facile da apprendere, ma difficile da disimparare.

È comunque possibile che le informazioni sulla safety siano state veicolate in modo troppo debole affinché venissero codificate in modo efficace. Inoltre, potrebbe essere necessario considerare l’idea alternativa di introdurre una misura di contatto fisico (Rozin & Fallon, 1987) che potrebbe avere un impatto maggiore rispetto a una mera esposizione visiva.

Questo aspetto è decisamente rilevante se considerato all’interno del trattamento di psicopatologie legate al disgusto, per cui è importante che si continui ad indagare per capire i meccanismi coinvolti ai fini della programmazione di trattamenti riabilitativi.

Bibliografia

Bosman, R. C., Borg, C., & de Jong, P. J. (2016). Optimising extinction of conditioned disgust. PloS one11(2), e0148626.

Rozin, P., & Fallon, A. E. (1987). A perspective on disgust. Psychological review94(1), 23.

Foto di Polina Zimmerman da Pexels

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