Neurofeedback e psicoterapia

di Andrea Paulis

Nuove prospettive di applicazione nella pratica clinica

Il Neurofeedback è una tecnica di neuromodulazione “endogena”, basata sul condizionamento operante, attraverso cui la persona che vi si sottopone apprende a modificare volontariamente la propria attività corticale. Esistono diverse tipologie di applicazione della tecnica ma la più comunemente utilizzata, anche per l’agilità della strumentazione, è l’EEG-Neurofeedback (EEG-NFB; NFB). La tecnologia si basa sulla restituzione di una risposta (visiva o sonora) in tempo reale e in funzione della quale il paziente ottiene informazioni circa la propria attività elettroencefalografica (EEG), monitorata durante il corso della seduta grazie a degli elettrodi posizionati sulla cute in specifiche aree del capo. Pertanto, ogni volta che la persona riuscirà a modulare la propria attività neurale nella direzione obiettivo del trattamento riceverà un feedback positivo (ad esempio l’aumento del volume di uno stimolo sonoro rilassante), quando perderà lo stato raggiunto riceverà, invece, un feedback negativo (ad esempio l’abbassamento del volume di uno stimolo sonoro rilassante).

Questo tipo di training sembra aumentare la consapevolezza individuale circa la propria attività EEG e, nel tempo, sarebbe in grado di modificare l’organizzazione neurale promuovendo, quindi, la “plasticità cerebrale”. Tali meccanismi sono stati ampiamente studiati attraverso l’applicazione di differenti “protocolli” di NFB training, ciascuno caratterizzato da differenti posizionamenti degli elettrodi sullo scalpo, differenti bande di frequenza rinforzate e con differenti finalità cliniche.

Numerosi sono i disturbi, relativi sia all’età evolutiva sia all’età adulta, nei quali è stata documentata l’efficacia di tale trattamento; tuttavia, sembra lecito chiedersi se, al di là dell’etichetta diagnostica, esistano delle variabili “transdiagnostiche” (presenti in molteplici quadri psicopatologici) su cui il NFB sia in grado di agire.

Per rispondere a tale interrogativo, in alcuni lavori è stata studiata la correlazione tra sedute di NFB training e promozione di competenze di mentalizzazione (termine spesso utilizzato come sinonimo di “metacognizione”), ovvero quell’insieme di capacità riflessive che permettono alla persona di comprendere i pensieri, le emozioni, i desideri e i bisogni, propri e altrui, che sembrano essere compromesse in diversi disturbi mentali.

In particolare, nell’interessante studio condotto nel 2017 dai ricercatori Claudio Imperatori, Benedetto Farina e colleghi, si nota come a seguito di sole dieci sedute di NFB training, effettuate con l’applicazione del protocollo “Alpha/Theta” (mirato alla promozione di uno stato di rilassamento profondo), si sia registrato un significativo aumento delle competenze di mentalizzazione in un campione non clinico di 44 soggetti. Il costrutto è stato misurato attraverso il Mentalization Questionnaire (MZQ) e sembra che i miglioramenti nei punteggi da esso rilevati possano essere dovuti, secondo gli autori, alla promozione della connettività funzionale del “Default Mode Network” (un circuito di aree cerebrali, composto principalmente da: corteccia cingolata posteriore; corteccia prefrontale mediale; lobulo parietale inferiore) avvenuta durante le sedute di training.

Sempre nel 2017, un’ulteriore ricerca condotta da Enrico Maria Valenti, Alessandro Zarfati, Maria Sole Nicoli, Benedetto Farina e colleghi ha permesso di rilevare un miglioramento dei punteggi al MZQ a seguito di dieci sedute di Alpha/Theta NFB training in associazione ad altrettante sedute di psicoterapia Cognitivo Comportamentale. In questo caso, il campione sperimentale era composto da soggetti con diagnosi di disturbi appartenenti allo spettro impulsivo-compulsivo (un continuum psicopatologico che va da un polo, caratterizzato da elevata tendenza all’evitamento del pericolo, ad un altro, caratterizzato dalla ridotta capacità di evitamento del pericolo). I risultati mostrano miglioramenti anche nella regolazione emotiva e nella riduzione dell’impulsività non pianificativa.

I dati riportati, sebbene non scevri da limiti che ne circoscrivono la generalizzabilità, appaiono piuttosto illuminanti per via delle loro possibili implicazioni nella cura.

In conclusione, pur essendo necessari futuri studi che possano avvalorare e ampliare la letteratura in merito, sembra sensato ipotizzare che in specifici casi l’integrazione del NFB training con la pratica psicoterapeutica possa apportare ulteriori miglioramenti in termini di qualità, tempistiche ed efficacia ai già validati trattamenti di matrice Cognitivo Comportamentale.

Per approfondimenti:

Gevensleben H., Kleemeyer M., Rothenberger L.G., Studer P., Flaig-Rohr A., Moll G.H., Rothenberger A., Heinrich H. (2014). Neurofeedback in ADHD: further pieces of the puzzle. Brain Topography, 27(1): 20-32. doi: 10.1007/s10548-013- 0285-y.

Jeunet, C., Glize, B., McGonigal, A., Batail, J. M., & Micoulaud-Franchi, J. A. (2019). Using EEG-based brain computer interface and neurofeedback targeting sensorimotor rhythms to improve motor skills: Theoretical background, applications and prospects. Neurophysiologie Clinique, 49(2), 125-136.

Marzbani, H., Marateb, H. R., & Mansourian, M. (2016). Neurofeedback: a comprehensive review on system design, methodology and clinical applications. Basic and clinical neuroscience, 7(2), 143.

Semerari A., Carcione A., Dimaggio G., Nicolò G., Procacci M. (2007). Under- standing minds: different functions and different disorders? The contribution of psychotherapy research. Psychotherapy Research, 17(1): 106-119. doi: 10.1080/ 10503300500536953

Hausberg M.C., Schulz H., Piegler T., Happach C.G., Klopper M., Brutt A.L., Sam- met I., Andreas S. (2012). Is a self-rated instrument appropriate to assess men- talization in patients with mental disorders? Development and first validation of the mentalization questionnaire (MZQ). Psychotherapy Research: Journal of the Society for Psychotherapy Research, 22(6): 699-709. doi: 10.1080/10503307. 2012.709325

Imperatori, C., Della Marca, G., Amoroso, N., Maestoso, G., Valenti, E. M., Massullo, C., … & Farina, B. (2017). Alpha/theta neurofeedback increases mentalization and default mode network connectivity in a non-clinical sample. Brain topography30(6), 822-831.

Valenti, E. M., Zarfati, A., Nicoli, M. S., Onofri, M., Imperatori, C., Farina, B., … & Onofri, A. (2018). Utilità del neurofeedback in associazione alla terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento dello spettro impulsivo-compulsivo: dati preliminari di uno studio sperimentale naturalistico. QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA.

Skodol A.E., Oldham J.M. (1996). Phenomenology, differential diagnosis, and comorbidity of the impulsive-compulsive spectrum of disorder. In: Oldham J.M., Hollander E., Skodol A.E. (eds.), Impulsivity and compulsivity. Arlington, VA: American Psychiatric Association, pp. 1-36.

Foto di cottonbro da Pexels

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