Il trauma nella violenza di coppia

a cura di Ludovica Briotti

Negli ultimi decenni gli effetti psicologici del trauma hanno destato sempre maggiore interesse nella ricerca in ambito clinico. Infatti, è noto come i pattern derivanti da esperienze traumatiche vissute nel corso della vita costituiscano un significativo fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi d’ansia e depressivi, nonché di difficoltà nelle relazioni interpersonali (Rademaker et al., 2008).

Diversi studi hanno posto attenzione alle conseguenze del trauma “con la T maiuscola”, ossia la sintomatologia derivante dall’aver vissuto eventi di minaccia alla propria incolumità, arrivando alla diagnosi di PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder), attualmente riconosciuto nel DSM-5 come un disturbo caratterizzato da mancata elaborazione della memoria traumatica, pensieri intrusivi, flashback e incubi (APA, 2013).

Nel tempo, clinici e ricercatori si sono resi conto che vi era una fetta della popolazione che presentava una sintomatologia di natura traumatica in assenza di eventi minacciosi per l’integrità fisica. A partire da qui, la ricerca ha iniziato a considerare la natura interpersonale del trauma, arrivando alla diagnosi di cPTSD (Complex Post-Traumatic Stress Disorder), caratterizzato da una costellazione di sintomi quali disregolazione emotiva, idea negativa di sé e difficoltà relazionali che derivano da traumi prolungati o ripetitivi, come abusi infantili o violenza domestica (WHO, 2022).

Alla luce di queste nuove evidenze, si è notato che alcuni di questi sintomi rientravano anche nella diagnosi di BPD (Borderline Personality Disorder), caratterizzato da una pervasiva instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé, marcata impulsività e reattività dell’umore (APA, 2013). Di conseguenza, vari autori si sono concentrati  sulla sovrapposizione dei sintomi caratterizzanti questi profili psicopatologici di matrice traumatica con l’obiettivo di differenziarli nelle loro peculiarità  allo scopo di implementare interventi sempre più individualizzati ed efficaci.

Nonostante la ricerca sia andata avanti negli ultimi anni dimostrando la sempre maggiore necessità di una diagnosi differenziale fra PTSD, cPTSD e BPD, nessuna ricerca finora aveva indagato la fenomenologia di tali disturbi nell’ambito della violenza di coppia. L’intimate partner violence (IPV) è definita come qualunque comportamento controllante, coercitivo, minaccioso, di violenza o abuso tra partner. L’abuso può essere di tipo psicologico, fisico, sessuale, finanziario ed emotivo (WHO, 2021). Sebbene  il trauma sia da tempo riconosciuto come fattore di rischio centrale per l’IPV, gli autori dell’articolo “Understanding Trauma in IPV: Distinguishing Complex PTSD, PTSD and BPD in victims and offenders” (Pugliese et al., 2024), recentemente pubblicato sulla rivista Brain Sciences, hanno per la prima volta considerato la diagnosi differenziale tra il Disturbo Post-Traumatico da Stress Complesso (cPTSD), il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) e il Disturbo Borderline di Personalità (BPD), nel contesto della violenza di coppia (IPV).

In particolare, l’obiettivo dello studio è stato quello di analizzare come le specifiche caratteristiche di PTSD, cPTSD e BPD si declinano rispettivamente nelle vittime e nei perpetratori di IPV. I risultati hanno evidenziato che i tre quadri psicopatologici sono presenti, seppur con profili clinici distinti, sia nelle vittime che negli abusanti. Infatti, è emerso come le caratteristiche  dell’IPV siano influenzate da specifici funzionamenti psicologici che emergono in risposta al trauma. In particolare, il PTSD risulta essere un quadro psicopatologico conseguente la violenza subìta piuttosto che rappresentare un fattore predisponente di base, nonostante assuma un ruolo di mantenimento centrale per la rivittimizzazione. Infatti, tale disturbo si manifesta nelle vittime di IPV attraverso caratteristiche quali l’hyperarousal e l’emotional numbing che, aumentando la percezione di minaccia, ostacolano la vittima dalla possibilità di uscire dalla relazione abusante, mantenendo il ciclo della violenza nel tempo.

Riguardo invece al cPTSD, è emerso come la componente DSO (Disturbances in Self-Organization) – caratterizzata da disregolazione emotiva, concetto negativo di sé e difficoltà relazionali – è più frequentemente presente nei perpetratori, mentre le caratteristiche di distacco emotivo ed evitamento appaiono maggiormente correlate al funzionamento psicologico delle vittime di violenza. Infine, il BPD, anche se più presente negli offenders per le sue caratteristiche di aggressività e impulsività, è stato riscontrato anche nelle vittime con la paura del rifiuto e l’instabilità dell’identità che ne costituiscono i maggiori fattori di rischio.

Il diverso legame tra PTSD, cPTSD e BPD con l’IPV emerso da questa recente pubblicazione mette in luce la rilevanza di comprendere sempre meglio i meccanismi emotivi, cognitivi e comportamentali che intervengono nella relazione tra esperienze traumatiche e violenza interpersonale. Considerando che alcune condizioni psicologiche derivanti da esperienze traumatiche precoci, quali la Dipendenza Affettiva Patologica, sono già state riconosciute come fattori di rischio per la violenza nelle relazioni intime (Pugliese et al., 2023a, 2023b), il gruppo di ricerca sul trauma dell’Associazione di Psicoterapia Cognitiva di Roma sta attualmente conducendo nuove ricerche su campioni di maltrattanti e vittime di violenza allo scopo di esplorare le traiettorie di sviluppo che conducono all’IPV. Inoltre, è in corso di stesura un’ulteriore pubblicazione volta a chiarificare la sovrapposizione dei sintomi di PTSD, cPTSD e BPD in relazione alle esperienze di maltrattamento infantile. Lo sviluppo nell’ambito della ricerca sul trauma è, ad oggi, fondamentale per comprendere quali condizioni psicologiche sono associate a un maggior rischio di subire e/o perpetrare violenza, uno dei fenomeni di maggior portata psicologica e sociale attualmente presenti in tutto il mondo.

Riferimenti bibliografici

American Psychiatric Association, DSM-5 Task Force. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: DSM-5™, 5th ed.; American Psychiatric Publishing, Inc.: Arlington, VA, USA, 2013.

Pugliese, E., Mosca, O., Saliani, A. M., Maricchiolo, F., Vigilante, T., Bonina, F., … & Mancini, F. (2023b). Pathological Affective Dependence (PAD) as an Antecedent of Intimate Partner Violence (IPV): A Pilot Study of PAD’s Cognitive Model on a Sample of IPV Victims. Psychology, 14(2), 305-333. DOI: 10.4236/psych.2023.142018

Pugliese, E., Saliani, A. M., Mosca, O., Maricchiolo, F., & Mancini, F. (2023a). When the War Is in Your Room: A Cognitive Model of Pathological Affective Dependence (PAD) and Intimate Partner Violence (IPV). Sustainability, 15(2), 1624. https://doi.org/10.3390/su15021624

Pugliese, E., Visco-Comandini, F., Papa, C., Ciringione, L., Cornacchia, L., Gino, F., … & Mancini, F. (2024). Understanding Trauma in IPV: Distinguishing Complex PTSD, PTSD, and BPD in Victims and Offenders. Brain Sciences, 14(9), 856. https://doi.org/10.3390/brainsci14090856

Rademaker, A. R., Vermetten, E., Geuze, E., Muilwijk, A., & Kleber, R. J. (2008). Self‐reported early trauma as a predictor of adult personality: a study in a military sample. Journal of clinical psychology, 64(7), 863-875. https://doi.org/10.1002/jclp.20495

World Health Organization. (2016). World Health Statistics 2016 [OP]: Monitoring Health for the Sustainable Development Goals (SDGs). World Health Organization.

 

Foto di RDNE Stock project: https://www.pexels.com/it-it/foto/legno-amore-donna-relazione-6670304/

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