Il legame tra il disturbo depressivo maggiore e l’Alzheimer

di Brunetto De Sanctis

Un fattore di rischio e un segno anticipatorio dopo i 65 anni e fino a sei anni prima della chiara manifestazione sintomatica della demenza

Il disturbo depressivo maggiore è una delle condizioni psicopatologiche più frequenti nella terza età. In Italia, nelle persone ultra 65enni, la depressione maggiore e la distimia hanno una prevalenza in un anno pari al 4.5%, mentre si stima che la demenza di Alzheimer abbia una prevalenza del 5% in persone con più di 60 anni. Alcune ricerche suggeriscono che la depressione sia fortemente associata alla demenza. Tuttavia, i dati non sono ancora univoci nel dare un chiaro significato al disturbo depressivo maggiore: la sindrome oscilla tutt’ora tra l’essere considerata come un fattore di rischio, un antecedente o un disturbo in comorbilità alla demenza. Analizzando gli studi scientifici che trattano questo specifico argomento, emerge che  il legame tra sintomi depressivi e Alzheimer  è considerato un segno precoce della successiva manifestazione della malattia, mentre gli studi che analizzano la connessione tra depressione maggiore e Alzheimer mettono in risalto come la depressione maggiore sia un fattore di rischio. A sostegno di questa ipotesi di lettura, vi sono anche dei dati provenienti da studi neuroistopatologici in cui si evidenzia come in soggetti con la malattia di Alzheimer e una storia di depressione maggiore (almeno un episodio depressivo maggiore prima dell’esordio della malattia di Alzheimer) vi siano più segni di degenerazione neuronale nell’ippocampo (la struttura del cervello colpita essenzialmente dalla malattia neurodegenerativa) rispetto a persone con l’Alzheimer ma senza storia di depressione. Leggi tutto “Il legame tra il disturbo depressivo maggiore e l’Alzheimer”

Alzheimer e training cognitivo

di Simone Migliore

Il training cognitivo è di peculiare importanza sia come trattamento preventivo dei disturbi di memoria sia come meccanismo che consente di rallentare i sintomi in soggetti con diagnosi di Alzheimer

Cancellazione di lettere, memorizzazione di una lista di parole, denominazione di figure sono alcuni tra i numerosi esercizi utilizzati per rallentare il decorso dei sintomi cognitivi correlati all’Alzheimer. Numerose ricerche hanno dimostrato che questo trattamento non farmacologico è efficace nel 70% dei pazienti in quanto, oltre a consentire di mantenere e rallentare significativamente le difficoltà cognitive, ha un effetto benefico anche sui disturbi comportamentali (per esempio: depressione, irritabilità, etc.).

Tale programma di allenamento mentale (“training cognitivo”) è un’innovazione nel campo delle terapie contro le demenze poiché non ha effetti collaterali o controindicazioni ed è altamente personalizzabile con esercizi specifici per il singolo caso.

Il programma include l’apprendimento di tecniche mnemoniche, di concentrazione e di orientamento, strategie per ricordare eventi e appuntamenti, l’utilizzo strategico di liste, calendari e agende. Una parte del programma è costituita anche dai passatempi più comuni come le parole crociate, le carte o il sudoku. In quest’ottica è importante anche il supporto dei familiari, cui l’esperto fornisce una serie d’istruzioni per applicare nella vita quotidiana gli esercizi eseguiti in seduta. Leggi tutto “Alzheimer e training cognitivo”

L’importanza della valutazione neuropsicologica nella diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative

di Annalisa Bello, Rocco Luca Cimmino e Simone Migliore

Uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet (Forouzanfar MH., et al. “Global, regional, and national comparative risk assessment of 79 behavioural, environmental and occupational, and metabolic risks or clusters of risks in 188 countries, 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013.” The Lancet, 2015) afferma che l’aspettativa di vita è cresciuta dal 1990 mediamente in tutto il mondo, e non solo nei paesi industrializzati, di circa sei anni (6,6 per le donne e 5,8 per gli uomini). Leggi tutto “L’importanza della valutazione neuropsicologica nella diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative”