La salute del sonno nell’età evolutiva

di Debora Meneo, Carlo Buonanno e Chiara Baglioni

Effetti e rischi dei cambiamenti nel pattern sonno-veglia nell’età dello sviluppo e dell’adolescenza

Il sonno è un processo psicofisiologico necessario per la nostra sopravvivenza, regolato dal sistema nervoso centrale e che occupa circa un terzo della nostra vita. Nei primi anni di vita passiamo più tempo dormendo che svegli e fino alla fine dell’adolescenza abbiamo bisogno che il nostro sonno occupi uno spazio importante della giornata per poter ottenere un buon funzionamento a livello mentale e fisico. Durante l’età dello sviluppo, infatti, i cambiamenti nel pattern sonno-veglia si associano ai progressi nella maturazione cerebrale. Nonostante l’importanza del sonno per lo sviluppo, le problematiche a esso associate sono diffuse in età pediatrica. Infatti, la maggior parte dei bambini apprende ad addormentarsi da solo attraverso associazioni positive create all’addormentamento dalle interazioni con i genitori. I disturbi comportamentali del sonno sono molto frequenti nell’età dello sviluppo e riguardano circa il 30% dei bambini e il 10% degli adolescenti. Il trattamento di psicoterapia a orientamento cognitivo comportamentale è indicato come intervento di prima linea per i disturbi comportamentali del sonno in tutte le età. La terapia, basata su ampia evidenza empirica, include una famiglia di tecniche e strategie dirette a modificare credenze e atteggiamenti relativi al sonno. L’intervento è diretto esclusivamente ai genitori quando i bambini sono molto piccoli, può coinvolgere il bambino in età scolare e si rivolge principalmente al ragazzo o alla ragazza durante l’adolescenza. La problematica più prevalente è il disturbo di insonnia, che si presenta come una difficoltà di inizio o di mantenimento del sonno, o di risveglio precoce, associata a un disagio rilevante durante il giorno. Secondo i criteri diagnostici internazionali (DSM-5, APA, 2013 e Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno, AASM, 2014), nell’età evolutiva il disturbo di insonnia si può manifestare anche attraverso una resistenza ad andare a dormire negli orari indicati dai genitori, o una capacità selettiva di iniziare e/o riprendere il sonno solo in alcune condizioni, come per esempio esclusivamente se presente il genitore. Dato che gli orari di sonno dei bambini sono spesso definiti dalla famiglia, può capitare che il disturbo di insonnia si associ a un disturbo del ritmo circadiano. L’interazione tra un sonno discontinuo e di scarsa qualità, con orari irregolari o non appropriati rispetto al ritmo solare e sociale e con una quantità di sonno ridotta, rappresenta un problema sempre più diffuso. In generale, è stata osservata una tendenza verso un addormentamento tardivo in età pediatrica: i bambini sono spesso messi a letto più tardi rispetto a quanto il loro orologio circadiano permetterebbe normalmente; questo, a sua volta, contribuisce a un altro trend verso la riduzione della durata del sonno nei bambini. Durante lo sviluppo, il bisogno di sonno è più alto che in età adulta (dalle 9-11 ore in età scolare alle 8-10 ore in adolescenza). Tuttavia, bambini e ragazzi nel mondo occidentale riportano una tendenza a dormire meno rispetto a quanto raccomandato dalle linee guida internazionali. Dati precedenti all’insorgenza della pandemia da Covid-19 nella popolazione italiana hanno mostrato come bambini e adolescenti italiani tendono ad andare a dormire circa un’ora più tardi in confronto ai coetanei del Nord Europea o degli Stati Uniti e a riportare una quantità del sonno minore rispetto al loro bisogno fisiologico. Dati raccolti durante il periodo di pandemia in Italia hanno mostrato un’allarmante prevalenza di sintomi di insonnia nei bambini più piccoli, nei bambini in età scolare e negli adolescenti. Tuttavia, definire quando un sonno insufficiente diventa disfunzionale in questa fase di vita può rilevarsi operazione non semplice. La maggior parte degli studi sul sonno nei bambini si è focalizzata su una singola dimensione, come la durata appropriata per l’età o la presenza di difficoltà nell’addormentamento. Nel 2014, prendendo in considerazione l’età adulta, Daniel Buysse ha proposto di definire cos’è un sonno sano in un’ottica multidimensionale. Le dimensioni sono: soddisfazione, livello di vigilanza diurna, tempo del sonno, efficienza e durata. Ognuna di queste dimensioni è risultata connessa alla salute e alterazioni in ognuna di esse si associano a esiti negativi dal punto di vista del funzionamento della persona e della salute fisica e mentale. Integrando il concetto di salute del sonno proposto da Buysse nel 2014 e nell’applicarlo ai bambini, Donald Meltzer e colleghi nel 2021 aggiungono una sesta dimensione della salute del sonno in età pediatrica: i comportamenti relativi al sonno. All’interno di tali comportamenti rientrano sia la regolarità del pattern di sonno che le routines all’addormentamento. Un pattern di sonno irregolare, segnato da un’alta variabilità in orario e durata del sonno da giorno a giorno, è risultato nocivo per la qualità del sonno dei bambini e associato a problematiche comportamentali. Una routine consistente aiuta a rafforzare la normale regolazione del ciclo sonno-veglia; inoltre, l’uso di strategie di addormentamento sotto forma di routine in accordo alla regolazione del sonno aiutano a creare un momento interattivo che nutre la capacità del bambino di addormentarsi in modo indipendente. Routines che non sono consistenti o non compatibili con l’igiene del sonno possono, invece, alimentare la resistenza all’addormentamento, un orario di sonno tardivo e, di conseguenza, una durata del sonno ridotta. Per esempio, molti bambini sono esposti alla televisione o a dispositivi elettronici in generale prima o durante l’addormentamento, con un conseguente ritardo dell’orario di sonno e della sua durata. Queste abitudini possono associarsi a livelli di attivazione psicofisiologica che sono incompatibili con il sonno. È importante sottolineare che i disturbi del sonno in età pediatrica sono una problematica che ha effetto su tutto il sistema familiare. Molti genitori sviluppano ansia e preoccupazione per il sonno dei propri figli e questo, a sua volta, incide sulla loro capacità di gestire lo stress e di avere un buon riposo. In una recente intervista apparsa su The Guardian, il dottor Dimitri Graviloff, direttore del servizio per i disturbi del sonno in età pediatrica dell’Oxford University Hospital, sottolinea come l’apprensione dei genitori verso la salute del sonno dei bambini abbia portato molti a richiedere l’aiuto di consulenti privati, che non sempre hanno una formazione professionale adeguata. Infatti, come il dottor Graviloff avverte, si tratta di un’industria non regolamentata, all’interno della quale non ci sono standard di formazione per i consulenti o di scientificità per gli interventi o consigli erogati. Il prezzo che molti genitori pagano è alto, non solo sul versante economico, ma anche sul versante delle possibili ripercussioni di interventi non basati sull’evidenza sulla salute del sonno dei bambini. È quindi sempre più importante avere informazioni basate sull’evidenza da comunicare alle famiglie e includere i bambini stessi, quando l’età lo permette e il prima possibile, nell’educazione sul sonno, in modo da fornire loro strumenti di auto-regolazione che potranno usare anche in futuro per prevenire problematiche di sonno a lungo termine.

Per approfondimenti
Bacaro, V., Chiabudini, M., Buonanno, C., De Bartolo, P., Riemann, D., Mancini, F., Baglioni, C. (2021b). Sleep Characteristics in Italian Children During Home Confinement Due to Covid-19 Outbreak. Clinical neuropsychiatry, 18(1), 13–27. https://doi.org/10.36131/cnfioritieditore20210102

Bacaro, V., Gavriloff, D., Lombardo, C., & Baglioni, C. (2021a). Sleep Characteristics in the Italian Pediatric Population: A Systematic Review. Clinical neuropsychiatry, 18(3), 119–136.  https://doi.org/10.36131/cnfioritieditore20210302

Buysse D. J. (2014). Sleep health: can we define it? Does it matter?. Sleep, 37(1), 9–17. https://doi.org/10.5665/sleep.3298

Meltzer, L. J., Williamson, A. A., & Mindell, J. A. (2021). Pediatric sleep health: It matters, and so does how we define it. Sleep medicine reviews, 57, 101425. https://doi.org/10.1016/j.smrv.2021.101425

Articolo The Guardian: https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2021/may/29/losing-my-mind-can-baby-sleep-gurusreally-help-exhausted-parents

Foto di Matheus Bertelli:
https://www.pexels.com/it-it/foto/ragazza-che-si-appoggia-la-testa-sulla-sua-mano-mentre-chiude-gli-occhi-573253/

CBT del Disturbo di Insonnia

di Chiara Baglioni e Carlo Buonanno

Presentazione di un manuale internazionale per clinici e introduzione di un nuovo servizio di psicoterapia del sonno

Da Agosto 2022 è disponibile un nuovo manuale in lingua inglese sul trattamento cognitivo comportamentale per il disturbo di insonnia, pubblicato dalla casa editrice Wiley Blackwell. Il manuale è diretto ai clinici e offre informazioni teoriche e pratiche sui protocolli di intervento per i pazienti con disturbo di insonnia, con un’attenzione alle diverse fasce d’età, alle differenze di genere e agli adattamenti del trattamento che sono necessari per alcune popolazioni cliniche specifiche.

Nonostante l’insonnia sia uno dei disturbi più diffusi nella popolazione generale, si associ a costi diretti e indiretti allarmanti e a elevati rischi per la salute fisica e mentale, studi epidemiologici indicano che l’offerta clinica attuale in Europa è scarsa e, quando presente, il trattamento farmacologico è ad oggi la modalità di intervento dominante. Questo dato è in contrasto con quanto affermano le linee guida europee sulla valutazione e il trattamento del disturbo di insonnia (Cognitive-Behaviour Treatment for Insomnia – CBT-I) che indicano la terapia cognitivo comportamentale come l’intervento di prima linea per il disturbo di insonnia cronica. Il manuale fa parte delle iniziative dell’Accademia Europea per il Trattamento Cognitivo Comportamentale dell’Insonnia (European CBT-I Academy). L’Accademia è formata da un gruppo di esperti Europei sulla psicoterapia dei disturbi del sonno ed è patrocinata dalla Società Europea per la Ricerca Sul Sonno (European Sleep Research Society, ESRS) e dalla Rete Europea per la Ricerca sul disturbo di Insonnia (European Insomnia Network). L’Accademia è stata fondata nel 2018 e persegue i seguenti obiettivi: 1) promuovere la diffusione del trattamento cognitivo- comportamentale per il disturbo di insonnia; 2) monitorare un sistema europeo omogeneo e standardizzato per la formazione al trattamento e per l’accreditamento di centri nazionali che forniscono un training adeguato.

Il manuale è stato curato dalla Prof.ssa Chiara Baglioni (Roma, IT), dal Prof. Colin A. Espie (Oxford, UK) e dal Prof. Dieter Riemann (Freiburg i. Br., GER). Gli autori sono tutti membri dell’Accademia. Il testo si divide in sei sezioni. Nella prima parte è descritto il protocollo standard che include diverse tecniche di intervento, la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata sulla base dei dati riportati in letteratura. Inoltre, sono approfonditi i meccanismi psicofisiologici attraverso cui il trattamento agisce. Infine, si evidenzia l’utilità di alcuni strumenti di misura e vengono fornite informazioni sul trattamento farmacologico del disturbo. Nella seconda sezione del manuale è descritto l’intervento clinico nei bambini e negli adolescenti, con indicazioni relative ai protocolli di parent training e alle procedure ad hoc per la popolazione pediatrica. Successivamente, vengono approfonditi aspetti specifici del trattamento cognitivo-comportamentale per il disturbo di insonnia nel ciclo di vita della donna e nella popolazione con più di 65 anni. Infine, è discussa l’utilità del trattamento e dei suoi possibili adattamenti per i lavoratori con turni notturni e per gli operatori sanitari che devono affrontare situazioni con elevati livelli di stress. La terza sezione del manuale è dedicata al trattamento nei pazienti con disturbo di insonnia in comorbilità con altro disturbo mentale, somatico o del sonno. Nella quarta parte del testo, viene dedicata attenzione all’applicazione di protocolli clinici diretti a lavorare sulla regolazione delle emozioni nei pazienti con disturbo di insonnia. La quinta sezione approfondisce il possibile ruolo dei medici di base e degli interventi online per il disturbo di insonnia e le caratteristiche del trattamento di gruppo. Infine, in questa parte gli autori hanno dedicato attenzione alla cura del disturbo nella sua fase precoce, in cui meccanismi che tendono a stabilizzare la problematica in un disturbo cronico ancora non sono evidenti. Il manuale si conclude con una sezione dedicata ai criteri di qualità per la formazione dei clinici nella cura del disturbo di insonnia.

In seguito alla pubblicazione del manuale e in linea con gli obiettivi dell’Accademia Europea per il Trattamento Cognitivo Comportamentale del Disturbo di Insonnia è stato istituito un nuovo servizio di

psicoterapia dei disturbi del sonno. Il servizio è rivolto a tutti coloro che soffrono di disturbi comportamentali del sonno, in particolare di disturbo di insonnia nell’arco delle diverse fasi dello sviluppo, a bambini e adolescenti, a persone con più di 65 anni, alle donne nel periodo perinatale e ai pazienti già in cura per altro disturbo psicologico. Viene offerto un intervento a distanza con colloqui online e l’uso di alcuni strumenti elettronici compilabili attraverso il sito internet creato appositamente. Ove richiesto, sarà possibile offrire il trattamento anche in presenza. Il servizio ha il patrocinio della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva (SPC).

Il servizio nasce da un’idea della Prof.ssa Baglioni, responsabile del servizio, e del Dott. Buonanno. Chiara Baglioni è Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi, ricercatrice presso il Dipartimento di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Freiburg (Germania). È inoltre membro dello Steering Committee dell’Accademia Europea per il Trattamento Cognitivo-Comportamentale per il Disturbo di Insonnia (CBT-I). Carlo Buonanno è membro esperto dell’equipe per l’età evolutiva della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva (SPC) e didatta presso la stessa scuola e presso la Società Italiana di Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC). Il servizio prevede la collaborazione con le Dott.sse Rossella Cascone, Chiara Mignona, Caterina Villirillo e Alessandra Iannucci. Tutti i membri dell’equipe sono psicoterapeuti a orientamento cognitivo-comportamentale.

Per approfondimenti:

Servizio di psicoterapia del sonno:
https://www.psicoterapiadelsonno.it/

Link al manuale per il trattamento cognitivo-comportamentale per il disturbo di insonnia:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/9781119891192.ch24

Sito web della European CBT-I Academy:
https://esrs.eu/news/education/european-academy-for-cognitive-behavioral-treatment-of-insomnia-cbt-i/

Sito web della European Sleep Research Society, ESRS: http://www.esrs.eu/

Sito web della European Insomnia Network: https://esrs.eu/research-networks/european- insomnia-network/

Insonnia e triade oscura: esiste un legame?

di Cinzia Calluso
curato da Elena Bilotta

L’insonnia può essere definita come una persistente difficoltà ad iniziare e/o mantenere il sonno, tale da renderlo insoddisfacente per qualità e/o durata, causando ripercussioni negative nella vita di tutti i giorni (es., stanchezza, irritabilità, ecc.). Si stima che l’insonnia colpisca circa il 30% della popolazione generale e che sia influenzata da una molteplicità di fattori predisponenti e precipitanti, di natura biologica, comportamentale e psicologica. Tra questi è stato suggerito che alcuni tratti di personalità possano agire da fattori predisponenti o di mantenimento, tuttavia, i dati in merito sono ancora scarsi.

Un contributo in questa direzione è offerto dallo studio di Akram e collaboratori (2018), in cui gli autori hanno testato il legame tra l’insonnia ed i tratti di personalità riconducibili alla cosiddetta “triade oscura” (Jonason et al., 2013): machiavellismo, psicopatia e narcisismo. Il machiavellismo si riferisce alla tendenza verso un agire manipolativo, strategico e ingannevole; la psicopatia si caratterizza per la dimensione emotiva superficiale, alta impulsività ed agonismo interpersonale; infine, il narcisismo è associato ad atteggiamenti di superiorità, dominio e marcato egocentrismo. Il legame tra l’insonnia e la triade oscura era già stato suggerito in studi precedenti che mostravano come questi si accompagnino spesso ad un cronotipo prevalentemente notturno (Sabouri et al. 2016).

Gli autori hanno studiato la relazione tra i tratti di personalità della triade oscura e l’insonnia, cercando di valutare anche il possibile contributo di fattori generali quali genere ed età. Per testare le loro ipotesi, gli autori hanno raccolto dati relativi ad una serie di questionari volti a testare la gravità dei sintomi dell’insonnia (Inomnia Severity Index; Bastien et al., 2001) e i tratti di personalità della triade oscura (Short Dark Triad questionnaire; Jones &Paulhus,2014) nella popolazione generale (N = 475).

Gli autori hanno stabilito che il genere maschile e i tratti collegati alla psicopatia predicono i sintomi collegati all’insonnia. I tratti narcisistici, invece, sembrerebbero non essere predittivi dell’insonnia, mentre quelli del machiavellismo avrebbero un effetto solo marginale.

Una possibile interpretazione di questi risultati è da ricercarsi nell’associazione tra insonnia e attività cognitiva a contenuto negativo, ed in particolare alla ruminazione e alla preoccupazione. Questi potrebbero trovare una causa nelle problematiche legate alla regolazione delle emozioni e nel ricorso a strategie di coping disadattive, ripercuotendosi così sulla qualità del sonno, in soggetti con alta psicopatia. Poiché la disregolazione delle emozioni sembrerebbe più marcata in soggetti con tratti psicopatici rispetto al narcisismo e al machiavellismo, questa spiegazione potrebbe rendere ragione delle differenze osservate nei tratti della triade.

Un’ipotesi alternativa è quella secondo cui lo stile sociale manipolativo di questi soggetti tenderebbe a dar luogo ad attività cognitiva – finalizzata ad aggirare, manipolare ed ingannare le persone che potrebbero costituire una minaccia – che raggiunge un picco prima di dormire a causa del minor rischio di essere scoperti e dell’aumentata vigilanza associata a questo momento della giornata (Jonason et al., 2013). Quest’ultima ipotesi tuttavia, non renderebbe ragione delle differenze osservate nei tratti della triade.

Bibliografia:

  • Akram U., Allen S., McCarty K., Gardani M., Tan A., Villarreal D., Bilsborough E., Dooher G., Gibbs G., Hudson J. L., Mills R., Subramaniam V., Akram A. (2018). The relationship between insomnia symptoms and the dark triad personalitytraits. Personality and Individual Differences, 131 (2018), 212-215.
  • Bastien, C. H., Vallières, A., & Morin, C. M. (2001). Validation of the Insomnia SeverityIndex as an outcome measure for insomnia research. Sleep Medicine, 2(4), 297–307.
  • Jonason, P. K., Jones, A., & Lyons, M. (2013). Creatures of the night: Chronotypes and theDark Triad traits. Personality and Individual Differences, 55(5), 538–541.
  • Jones, D. N., &Paulhus, D. L. (2014). Introducing the short dark triad (SD3) a briefmeasure of dark personality traits. Assessment, 21(1), 28–41.
  • Sabouri, S., Gerber, M., Lemola, S., Becker, S. P., Shamsi, M., Shakouri, Z., … Brand, S.(2016). Examining Dark Triad traits in relation to sleep disturbances, anxiety sensitivityand intolerance of uncertainty in young adults. Comprehensive Psychiatry, 68,103–110.

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Accettare l’insonnia e dormire di più

di Sonia Di Munno

La flessibilità psicologica diminuisce i problemi dell’insonnia: come e perché

L’insonnia è definita dal DSM 5 (quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come una costante insoddisfazione riguardo la qualità o quantità del sonno, che può manifestarsi nella difficoltà di addormentamento o nel mantenere il sonno durante la notte oppure in un risveglio precoce la mattina, associato a un malessere clinicamente significativo che inficia il funzionamento sociale, lavorativo, scolastico o altre aree importanti. Inoltre, per essere definito disturbo, deve avere la persistenza per almeno tre volte alla settimana e per almeno tre mesi, oltre a non essere spiegata da altre cause (mediche, ambientali, fisiologiche). Questa patologia, in base alla sua durata, si può distinguere in: disturbo episodico (se i sintomi durano da un minimo di un mese a un massimo di tre mesi); disturbo cronico (da più di tre mesi) o disturbo ricorrente (con due o più episodi durante l’anno). L’insonnia è molto diffusa, basti pensare che un terzo della popolazione mondiale ne soffre, con netta  prevalenza del genere femminile (4:1) e molto frequentemente in comorbilità con altri disturbi mentali, come ad esempio depressione, ansia, disturbi bipolari (40-50% dei pazienti). La terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia (CBT-I) è uno dei trattamenti più efficaci per questo disturbo. Vi sono vari protocolli cognitivi comportamentali che hanno dimostrato la loro efficacia, come la Tecnica del Controllo degli Stimoli, la Tecnica della Restrizione del Sonno, la Tecnica dell’Igiene del Sonno e interventi di ultima generazione come la Terapia Cognitiva, le Tecniche di Rilassamento, la Fototerapia, la Tecnica della Compressione del Sonno e altre terapie sperimentali (Mindfulness e Neurofeedback).

Cause dell’insonnia e meccanismi di mantenimento

Vari studi, condotti già dai primi anni 2000, hanno dimostrato che chi soffre di insonnia ha un’attivazione fisiologica più elevata rispetto alla media (iperarousal) durante tutto l’arco della giornata e non solo di notte. Il rimuginio sugli eventi passati e la preoccupazione per il futuro sono due tipi di attività cognitive che sembrano essere prevalenti tra gli insonni e che possono servire come eccitazione che interferisce con i processi del sonno. Inoltre, in coloro che non riescono a dormire, è frequente la preoccupazione riguardo all’insonnia e alle conseguenze che questa possa portare nella vita diurna: il che causa lo sforzo di controllare il sonno che porta a un circolo vizioso disfunzionale  (impedendo l’addormentamento poiché aumenta il livello di vigilanza e rimuginio). Altri studi dimostrano che gli insonni presentano delle credenze catastrofiche sulle conseguenze della mancanza di sonno per il funzionamento mentale e fisico e credenze dicotomiche “sonno buono” e “sonno cattivo”, dividendosi in due cluster assoluti e inflessibili. Inoltre, l’alta correlazione con uno stile di personalità perfezionistica e controllante, in cui il sonno è percepito come conseguenza di uno sforzo volontario e necessario, porta a esacerbare i sintomi dell’insonnia e rende necessario l’intervento psicoterapico e psicoeducazionale.

Terapia ACT per curare l’insonnia

Un trattamento alternativo e di nuova generazione è la terapia ACT (Acceptance and Commitment Therapy, terapia dell’accettazione dell’impegno), che mira a migliorare la flessibilità psicologica, cioè la capacità di attuare un comportamento adattivo basato su valori, nonostante l’esistenza di esperienze angoscianti. Vari studi si sono concentrati sugli effetti di questo trattamento su molti disturbi psicopatologici, come anche nell’ansia e nella depressione, riscontrando una grande efficacia della terapia sia nel breve sia nel lungo termine.
Nel 2019 è stato condotto uno studio campione che correlava la terapia ACT con la qualità del sonno, confrontandolo con altri studi campione precedenti. I risultati di questa ricerca hanno dimostrato che, sottoporre il paziente a delle sessioni di questa terapia, ha portato a un aumento significativo della durata del sonno, una riduzione dei risvegli e, in alcuni casi, a un più facile addormentamento. Tutto ciò influisce su una migliore qualità ed efficienza del sonno. Il motivo dietro gli effetti dell’ACT sul sonno sono i cambiamenti degli atteggiamenti e dei pensieri dei pazienti riguardo al sonno e alla diminuita concentrazione sulle cause dell’insonnia e al suo controllo. Questa terapia sostituisce il concetto di controllo con quello di disponibilità o accettazione: il che rende questo approccio molto adatto nel trattamento dell’insonnia, poiché i problemi del sonno rappresentano un esempio paradigmatico in cui le strategie di cambiamento intenzionale sono destinate a fallire. In particolare, la componente di accettazione potrebbe ridurre il controproducente sforzo dell’aumentare volontariamente e attivamente il tempo del sonno, portando così anche un’ulteriore attivazione mentale disfunzionale e trascurando altri valori personali della vita che possono portare benessere e soddisfazione. Inoltre, la tecnica della defusione e vedere il sé come contesto mirano a sganciarsi e a mettere in discussione le idee catastrofiche e dicotomiche sull’insonnia, portando a un maggiore rilassamento, vedendo questi pensieri non più come pericolosi o spaventosi ma come innocui. Nell’ACT vi è anche il costrutto di Mindfulness, che porta a una maggiore consapevolezza del “qui ed ora”, diminuendo il rimuginio sul passato e sul futuro. Inoltre, l’azione Impegnata basata sui valori permette al paziente di non trascurare le cose per lui davvero importanti e ad acquisire una migliore qualità della vita. Tutto ciò contribuisce ad aumentare la flessibilità psicologica, processo che è stato studiato come un buon predittore di una buona qualità del sonno.

La terapia ACT, essendo una terapia cognitivo comportamentale di terza generazione e relativamente recente, necessita ancora di altri studi  e ricerche per avvalorare questi dati di collegamento con l’insonnia, anche se già da questi prime ricerche risultano essere molto correlati e in maniera altamente significativa. Pertanto, sulla base degli studi attualmente disponibili, si può affermare che l’ACT migliora la qualità del sonno dei pazienti che soffrono di insonnia.

Per approfondimenti

Ali Zakiei, Habibolah Khazaie (2019), The Effectiveness of Acceptance and Commitment Therapy on Insomnia Patients (A Single-arm Trial Plan), Journal of Turkish Sleep Medicine 3:65-73, DOI:10.4274/jtsm.galenos.2019.74745

American Psychiatric Association (2014), DSM – 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina

Elisabeth Hertenstein , Nicola Thiel , Marianne Lüking, Anne Katrin Külz , Elisabeth Schramm, Chiara Baglioni,

Kai Spiegelhalder , Dieter Riemann, Christoph Nissen (2014); Quality of Life Improvements after Acceptance and Commitment Therapy in Nonresponders to Cognitive Behavioral Therapy for Primary Insomnia; Psychother Psychosom;83:371–373 DOI: 10.1159/000365173

Lars-Gunnar Lundh (2000); An Integrative Model for the Analysis and Treatment of Insomnia, Scandinavian Journal Of Behaviour Therapy Vol 29, No 3-4, Pages 118–126

Michael L.perlis, Carla R. Jungquist, Michael T. Smith, Donn Posner_ edizione italiana a cura di Palagini, Bontempelli, Gemignani e Guazzelli (2012); Il trattamento cognitivo- comportamentale dell’insonnia,  Franco Angeli

Tsukasa Kato (2016); Impact of psychological inflexibility on depressive symptoms and sleep difficulty in a Japanese sample, Kato SpringerPlus 5:712 DOI 10.1186/s40064-016-2393-0

“Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia”

di Chiara Lamuraglia e Stefania Ferrante

Negli scorsi giorni (20-22 aprile 2018) si è tenuto a Bari il Workshop sul “Trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia”, organizzato dall’Associazione Italiana di Psicoterapia Cognitiva (AIPC di Bari), in collaborazione con la Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC di Roma) e patrocinato dalla Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC Puglia).

Il corso, condotto dalla dott.ssa Federica Farina, è stato un affascinante viaggio fra mente e corpo: l’insonnia, infatti, è, fra i disturbi del sonno, uno tra quelli in cui maggiormente aspetti organici e psicologici si intrecciano profondamente in un processo molto articolato fra pensieri, emozioni, comportamenti e fisiologia corporea.

Dopo aver presentato gli aspetti legati alla fisiologia del sonno, all’epidemiologia dell’insonnia ed ai criteri di classificazione diagnostica nonché agli strumenti di valutazione clinica, la docente, ha condotto il gruppo verso l’approfondimento dei meccanismi di funzionamento del disturbo e dei modelli esplicativi dal punto di vista psicopatologico; si è, quindi, passati alla spiegazione del protocollo cognitivo-comportamentale per il trattamento, validato nell’efficacia, anche attraverso esercitazioni e presentazione di casi clinici.

La terapia cognitivo-comportamentale dell’insonnia (CBT-I Cognitive Behavioral Therapy for Insomnia), approccio terapeutico d’elezione a livello internazionale e che a lungo termine risulta essere più efficace del trattamento farmacologico, è un intervento multicomponenziale, che include un intervento psicoeducativo, volto ad incrementare le conoscenze sul sonno e sui meccanismi dell’insonnia, tecniche comportamentali, finalizzate a sviluppare buone abitudini di sonno ed evitare comportamenti che impediscono di dormire, e tecniche cognitive, per l’individuazione e la modifica dei pensieri disfunzionali e la riformulazione di aspettative irrealistiche riguardo il sonno.

La ricchezza dei contenuti e dei materiali presentati ha permesso ai partecipanti di avere strumenti concreti per la pratica clinica nel trattamento del disturbo; ma, cosa forse ancora più importante, ha sollecitato il desiderio e la curiosità per l’approfondimento di altre tematiche e di più ampi aspetti legati al sonno permettendo ai partecipanti di allargare il proprio sguardo su questo importante e centrale aspetto della vita.

L’esperienza, grazie alla competenza della docente ed alla ricca partecipazione del gruppo che ha attivato un interessante confronto e scambio di esperienze professionali, è stata pienamente soddisfacente. L’auspicio, come SITCC PUGLIA, è quello di poter avviare futuri momenti di formazione ed approfondimento sui temi legati ai disturbi del sonno mantenendo e rafforzando la già proficua collaborazione con la scuola di specializzazione AIPC di Bari. In tal senso la nostra attenzione a sostenere formazioni specialistiche, come nel caso dell’insonnia, persegue l’obiettivo di potenziare gli strumenti a disposizione dei professionisti e offrire sempre più al territorio risposte alle domande di cura dei pazienti.

Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia

di Rita Cardelli, Giordana Ercolani e Valeria Rossi

“Il sonno è per tutti gli uomini ciò che la carica è per l’orologio” Schopenhauer

I lavori di un interessante workshop, tenuto dalla dottoressa Federica Farina, sabato 8 e domenica 9 aprile, presso la SPC – Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Roma, sono iniziati con un percorso di comprensione del processo del sonno (funzionamento, ritmi personali), fino ad arrivare al trattamento dell’insonnia cronica e primaria.

Innanzi tutto è stato esaminato il processo del sonno nella sua normale regolazione fisiologica; può essere definito un bisogno primario per il nostro organismo come bere, mangiare, respirare. Dormire inoltre rappresenta uno stato comportamentale in grado di innalzare una solida barriera tra la nostra mente e il mondo esterno, isolandoci da ciò che ci circonda e interrompendo, seppur non completamente, i rapporti sensoriali e motori che collegano il soggetto con l’ambiente. 

Successivamente sono stati descritti i vari stadi in cui il sonno viene suddiviso: tre stadi di “sonno Non REM” (traduzione italiana dell’acronimo inglese: Movimenti Rapidi degli Occhi) ed una di “sonno REM”, quello in cui solitamente si tende a sognare; in condizioni di benessere questo ciclo si ripete più volte nel corso del periodo di sonno. Ancor più rilevante è stata la descrizione del processo di funzionamento del sonno stesso in relazione all’organizzazione del ritmo circadiano o più comunemente definito “ciclo sonno-veglia”, tipico di ogni individuo; tale ciclo è riassumibile in due profili che generalmente vengono utilizzati per semplificare i tipici tratti di una certa abitudine del dormire e dello stare svegli…siamo allodole oppure gufi? Leggi tutto “Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia”

Insonnia e schizofrenia: come intervenire

di Fabio Moroni

La terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia può rivelarsi molto utile all’interno di un trattamento integrato per le psicosi

I disturbi del sonno sono molto frequenti nei pazienti che soffrono di schizofrenia, tanto che si stima che circa l’80% di questi pazienti soffra anche di insonnia. Sono numerose le ricerche che dimostrano come la mancanza di sonno sia fortemente correlata all’aumento delle allucinazioni, mentre alcuni studi epidemiologici hanno mostrato una forte relazione tra insonnia e paranoia. In particolare, poi, è stato osservato che la presenza di insonnia si accompagna a un intensificarsi dei deliri di persecuzione ed è uno dei primi sintomi che precede le ricadute nei pazienti con schizofrenia. Nonostante l’intervento cognitivo comportamentale per l’Insonnia (CBT-i) si sia dimostrato molto efficace nel trattamento delle insonnie psicofisiologiche, attualmente la sua applicazione a disturbi psichiatrici come la schizofrenia è stata scarsa e sono ancora pochi gli studi di efficacia. Recentemente un gruppo di ricercatori e clinici esperti sia nel trattamento della schizofrenia sia nei disturbi del sonno ha messo a punto un protocollo di intervento sul sonno adattato alle specifiche problematiche dei pazienti con schizofrenia. Il protocollo ha come tecnica principale, derivata dalla CBT-i, quella del “controllo dello stimolo”, che consiste in una serie di prescrizioni che hanno lo scopo di far associare il letto al sonno e di interrompere le associazioni disfunzionali tra letto e le attività di veglia e gli stati emotivi negativi e dolorosi. Leggi tutto “Insonnia e schizofrenia: come intervenire”

“Perché non dormo?”

di Erica Pugliese

I tentativi che mettiamo in atto per provare a dormire e che invece perpetuano l’insonnia

Come per il peggiore degli incubi, l’insonnia può presentarsi puntuale ogni notte, lasciando chi non riesce a dormire a fissare per ore quel muro sul quale si spera possano improvvisamente comparire soluzioni. Ebbene quel muro, nonostante i cambi prospettici, osservazioni dal lato destro, sinistro e persino lo sguardo di sbieco dalla posizione supina, non cambia, rimane penosamente somigliante alla notte successiva e la soluzione non arriva. Si rimane così sospesi nel silenzio assordante e sardonico che solo coloro che appartengono alla tribù degli insonni conoscono bene. Eppure un tempo quel sonno funzionava perfettamente. E allora cos’è successo? Se non ci sono condizioni fisiche e mediche che stanno compromettendo il sonno, perché non si riesce a dormire? Gli studiosi Spielman, Nunes e Glovinsky hanno proposto un modello che spiega l’insonnia secondo il quale alcune persone sarebbero maggiormente prone al dormir male rispetto ad altre. Queste caratteristiche, in interazione a eventi stressanti della vita come una discussione al lavoro, un esame imminente o problemi a casa, potrebbero esordire in un episodio acuto d’insonnia, un evento circoscritto senza conseguenze particolari per la vita dell’individuo. Tale episodio, però, può evolvere nell’insonnia cronica riproponendosi per settimane, poi per mesi e infine per anni, con conseguenze negative per la vita sociale, intima e lavorativa. Leggi tutto ““Perché non dormo?””

Superare l’insonnia anche con l’aiuto della mindfulness

di Fabio Moroni

Negli ultimi anni la mindfulness si è dimostrata efficace per il trattamento di molti disturbi psichiatrici ma può essere di grande aiuto anche per l’insonnia. Scopriamo perché

Recentemente è stato sviluppato un protocollo d’intervento di gruppo per l’insonnia che prevede l’impiego di due tipi di trattamento: la Terapia Cognitivo Comportamentale per l’Insonnia o CBT-I (Cognitive-Behaviour Therapy for insomnia) e la Mindfulness Based Stress Reduction o MBSR.
La CBT-I è costituita da interventi sviluppati specificatamente per l’insonnia e la American Academy of Sleep Medicine, che stabilisce le linee guida internazionali per il trattamento dei disturbi del sonno, la riconosce come il trattamento di elezione per il disturbo di insonnia. In particolare, vengono riconosciute come efficaci la “tecnica del controllo degli stimoli”, la “tecnica della restrizione del sonno” e la “terapia cognitiva”, preferibilmente coadiuvate dalle regole di igiene del sonno e da tecniche di rilassamento. insonnia
La MBSR, invece, è un programma per la riduzione dello stress ideato alla fine degli anni ’70 che si è dimostrato efficace in numerose forme di intervento psicoterapico. In genere la mindfulness viene impiegata per il trattamento dei disturbi di personalità, per la prevenzione delle ricadute nella depressione e altri disturbi psichiatrici e medici, e si pone l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di ciò che ci accade momento per momento, prendendo confidenza con la propria mente e il proprio corpo, esplorandoli in modo curioso e non giudicante e interrompendo la tendenza automatica a preoccuparsi (o a rimuginare). Leggi tutto “Superare l’insonnia anche con l’aiuto della mindfulness”