Sixth EABCT SIG Meeting on OCD

di Olga Ines Luppino e Katia Tenore

Anche quest’anno, come da tradizione, si è tenuto ad Assisi l’EABCT Meeting dello Special Interest Group sul Disturbo Ossessivo Compulsivo, ormai giunto alla sua sesta edizione.

Come da sua migliore consuetudine, l’evento ha riunito presso la Cittadella del capoluogo umbro alcuni tra i maggiori esperti di clinica e ricerca nell’ambito del disturbo ossessivo compulsivo. In particolare questa edizione ha visto, oltre alla nota partecipazione di colleghi provenienti da paesi appartenenti all’EABCT, diversi contributi di ricercatori che operano negli Stati Uniti, Canada e Australia.

Sempre più dunque, all’interno della mission dei meeting sul Doc l’evento si va a costituire quale spazio di confronto, dialogo e condivisione di idee e progetti tra esperti in materia.

Il merito della qualità dell’organizzazione va certamente riconosciuto a Barbara Barcaccia, chairperson per l’EABCT del gruppo di interesse sul Doc, sostenuta da Antonio Pinto (Socio SITCC e fondatore EACBT SIGs) e Francesco Mancini (Past President SITCC e Direttore delle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia APC-SPC)

A Barbara Barcaccia abbiamo rivolto qualche breve domanda:

  • Il Meeting è arrivato alla sua sesta edizione confermando il suo successo. Secondo te cosa ne garantisce il buon esito?

B.B. Mi sembra ci siano tanti ingredienti diversi a contribuire al successo della ricetta “Meeting”, dal livello scientifico delle presentazioni garantito da una selezione forte del Comitato Scientifico, all’eterna bellezza di Assisi.

Se dovessi però individuare pochi tratti essenziali che connotano questo evento, indicherei l’elevato spessore scientifico condiviso in un clima molto amichevole e quella della “cura”: si tratta di un evento dedicato esclusivamente alla comprensione e al trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, e al quale partecipano solo studiosi davvero impegnati e interessati a questo disturbo. Il comitato scientifico, composto da Ruvi Dar, Marcel van den Hout e Amitai Abramovitch seleziona i lavori per il Meeting con il rigore tipico delle ottime riviste scientifiche. Ciò significa che chi partecipa a questo evento difficilmente può rimanere deluso dai contributi presentati. E il clima rilassato e amichevole facilita l’instaurarsi di collaborazioni: si può parlare di DOC con i colleghi e pianificare progetti congiunti anche durante le pause per il caffè, o mentre si passeggia al tramonto per le strade di Assisi.

Non ci sono “super-star”, ma studiosi di grandissima esperienza e spessore scientifico, insieme ad altri molto più giovani e in fasi iniziali della carriera. Tutti condividono la stessa atmosfera amicale, quasi familiare, che consente discussioni scientifiche accese e stimolanti, senza mai sconfinamenti in esibizioni narcisistiche… Non ci sono inviti speciali rivolti ai cosiddetti “big”. Tutti sono ugualmente importanti e tra tutti ci si chiama per nome: anche le cartelline che consegniamo ai partecipanti non sono anonime, ma vi è apposto il primo nome del recipiente.

L’altro aspetto, quello della cura, riguarda l’attenzione al benessere dei partecipanti, la disponibilità a comprendere le esigenze di chi deve muoversi da paesi lontani e necessita di un po’ d’aiuto per organizzare la propria partecipazione al Meeting, così come di risposte rapide ai quesiti che arrivano per e-mail nei mesi precedenti allo svolgimento del convegno. Chi partecipa ha la percezione di non essere “uno dei tanti”, ma di essere ben rappresentato e ricordato da chi organizza il Meeting, e spesso quando finalmente conosco ad Assisi colleghi con i quali si è avviata una corrispondenza da tempo per questioni riguardanti il viaggio, l’alloggio, la sottomissione del proprio lavoro al Comitato Scientifico, o difficoltà particolari che alla fine si sono superate, quell’incontro si trasforma in una piccola festa. 

  • Come è cambiato il Meeting in questi sei anni?

B.B. Lo spirito mi sembra sia rimasto intatto: un clima familiare e un livello scientifico molto alto.

Sicuramente è aumentata la partecipazione, sia in termini di pubblico che di relatori, anche se il nostro desiderio è di coinvolgere sempre più colleghi nel mondo e riuscire a far giungere le informazioni su questo evento a tutti coloro che sono interessati alla comprensione e trattamento del DOC. Da tempo, ormai, abbiamo varcato i confini Europei, pur trattandosi di un’iniziativa nata in seno all’EABCT, la società europea di terapia cognitivo-comportamentale. Quest’anno, ad esempio, hanno partecipato anche relatori dall’Australia, dagli Stati Uniti e dal Canada, così come anche da altri paesi europei che non avevano mai partecipato, come l’Islanda e la Turchia. Ma c’è ancora molto strada da compiere, prima di poterci ritenere soddisfatti della diffusione delle informazioni su questo evento a tutti gli esperti di DOC.

  • Secondo te quali opportunità sono offerte dal meeting ad esperti di Doc e a giovani colleghi che si affacciano alla ricerca alla clinica?

B.B. Un’occasione unica per fare un’immersione totale nella ricerca su questo disturbo, non ci sono in Italia eventi simili a questo. Gli esperti di DOC, anche nomi molto importanti del settore che abbiamo avuto il piacere di ospitare (Amitai Abramovitch, Christine Purdon, Marcel van den Hout, Ruvi Dar, Kieron O’Connor, Paul Salkovskis, Jonathan Huppert, solo per citarne alcuni), hanno l’opportunità di venire a conoscenza di ricerche e di gruppi di lavoro in aree del mondo fino a poco tempo fa poco rappresentate nelle pubblicazioni internazionali, e di instaurare collaborazioni feconde per tutti. Vale la pena ricordare che delle tradizioni accademiche anglosassoni, ma anche di quelle del Nord Europa, così come di tanti altri paesi stranieri, fa parte una certa informalità e una naturale grande apertura e disponibilità nei confronti di colleghi brillanti, anche se molto giovani e a inizio carriera. È una dimensione alla quale noi Italiani siamo poco avvezzi… ma sicuramente una bellissima scoperta per tutti i giovani che talvolta faticano a far apprezzare il proprio valore in Italia! Possono davvero presentarsi opportunità uniche di ricerca e di carriera.

Una nota dolente è rappresentata però proprio dalla scarsa partecipazione degli Italiani: la SITCC, che ha sponsorizzato il Meeting, garantisce la partecipazione gratuita a tutti i suoi iscritti, eppure i connazionali che vi partecipano sono di gran lunga meno numerosi degli stranieri. Quest’anno, in particolare, avevamo avuto molte iscrizioni da colleghi Italiani, a tutti i livelli di carriera, la maggior parte dei quali però non si è poi presentata. Penso che abbiamo tanto da offrire ai colleghi internazionali in termini di idee, di ricerca, di know-how, a partire dalla grande tradizione di ricerca sul DOC avviata da Francesco Mancini, ma anche senz’altro qualcosa da imparare dai colleghi stranieri, la cui presenza numerosa, puntuale, attenta e rispettosa nel corso delle presentazioni, ha reso più piacevole e fruttuosa per tutti la partecipazione al Meeting.

L’evento ha confermato il suo successo in termini di partecipazione nonché di qualità dei contributi presentati, tutti interessanti ed innovativi, capaci pertanto di rappresentare spunti di riflessione importanti nel panorama della ricerca sul Doc. Non è mancato lo spazio per momenti di condivisione di opinioni e suggestioni tra colleghi; le tavole rotonde che si sono tenute durante l’ultima giornata e che hanno rappresentato una novità importante di questa edizione hanno favorito la costituzione di reti di interesse tra colleghi. Con la finalità di stabilire o rinsaldare collaborazioni, le tavole rotonde sono state centrate sui temi della neuropsicologia del Doc, delle emozioni morali, delle nuove tecnologie nel trattamento e delle terapie della terza ondata

La serata conclusiva ha visto poi uno speciale spazio sociale dedicato alla celebrazione dell’evento attraverso lo stare insieme; la splendida cornice del Ristorante “La Locanda del Cardinale”, location della cena sociale, ha offerto agli ospiti stranieri la possibilità di apprezzare le specialità del luogo nonché gli splendidi reperti di epoca romana riportati alla luce nei basamenti durante la costruzione del locale.

Nel riconfermare il successo di questo importante evento all’interno del panorama italiano ci mettiamo dunque nella posizione di fruttuosa attesa, nella speranza che la prossima edizione che si terrà nel 2020 possa vedere una sempre maggiore partecipazione e presentazione di lavori da parte dei colleghi del nostro paese.