di Lorenza Isola
Già il titolo definisce il tipo di lavoro che ci troviamo ad affrontare in età evolutiva. Infatti è un intervento che si articola in diversi contesti (famiglia, scuola, attività extrascolastiche, psicoterapia) e per tutte le attività e le relazioni implicate è complesso.
Due contributi, presentati nel Simposio dal titolo “Complessità in età evolutiva: interventi e contesti”, all’interno del XIX Congresso SITCC, dalle dott.sse Cristana Patrizi e Giordana Ercolani, Equipe Età Evolutiva APC-SPC Roma, si sono riferiti il primo al rifiuto scolare in fascia adolescenziale, descrivendo tre casi clinici e presentando le diverse strategie di intervento adottate con le giovani, le famiglie, la scuola. Mettendo in evidenza quanto questo intervento sia rilevante per scongiurare l’evenienza che un protratto rifiuto scolare esiti in un maggiore isolamento sociale con tutte le conseguenze psicopatologiche connesse.
La dott.ssa Ercolani ha presentato un caso clinico caratterizzato da tre aree disturbate: condotta oppositiva, disattenzione/iperattività e ansia di separazione. Tale situazione ha compromesso il funzionamento sociale con la conseguente esclusione dal gruppo dei coetanei. La psicoterapia individuale del bambino e la concomitante attività di sostegno alla funzione genitoriale ha permesso di ridurre la conflittualità e generare comportamenti educativi coerenti.
Il dott. Gaetano Mangiola, SPC Reggio Calabria, ha presentato uno studio pilota riguardante l’adattamento dello Skills Training DBT nel contesto scolastico. I soggetti dello studio sono stati 18 studenti di un liceo scientifico, iscritti al secondo anno, il protocollo di intervento prevedeva 8 incontri di gruppo, organizzato per moduli: laboratorio di mindfulness, laboratorio di regolazione emotiva, laboratorio mente e corpo, laboratorio efficacia interpersonale . La ricerca è in corso.
Il dott. Riccardo Bertaccini, SBPC Bologna e Forlì, ha presentato il caso di un adolescente di 15 anni con un severo disturbo dell’umore associato a ritiro sociale e rischio suicidario. Il primo scopo dell’intervento è stato rimettere in funzione processi evolutivi e adattativi bloccati. L’alleanza terapeutica è stata, con fatica e competenza, costruita nonostante le numerose messe alla prova da parte del ragazzo. In questi casi, ha enfatizzato il relatore, è fondamentale non preoccuparsi di applicare protocolli terapeutici ma attuare un attento monitoraggio e manutenzione della relazione terapeutica.
Come si può evincere, dalla breve sintesi, la rilevanza dei temi presentati, il rigore descrittivo utilizzato, la collaborazione attiva tra tutti i partecipanti benché provenienti da appartenenze diverse ha reso questo simposio molto aderente alla complessità del lavoro in età evolutiva e ha dimostrato quanto l’operare con successo in questa fascia d’età richieda competenze specifiche riguardanti il funzionamento nelle diverse fasce d’età, un’ottima conoscenza della psicopatologia, attitudini personali alla curiosità e flessibilità.
Come si può facilmente evincere, sono molto soddisfatta di aver fatto la chair a questo simposio!