IV Forum sulla Formazione in Psicoterapia – Assisi, 14/15/16 Ottobre 2011

di Giuseppe Romano


Assisi 2011: quando i numeri parlano da soli

Carlo Buonanno ha illustrato esaurientemente il clima ed il calore delle giornate di Assisi 2011 e, a giudicare dai commenti, quanti hanno partecipato si sono ritrovati ben descritti in quelle righe. Ma il Forum di Assisi, come in molti hanno scritto, e Carlo ha giustamente più volte sottolineato, è stato principalmente un momento di incontro sulla ricerca, sullo studio e approfondimento di temi importanti per la psicoterapia. Ecco, allora, alcune considerazioni sui numeri e sulla tipologia di lavori presentati, anche per quanti non hanno potuto partecipare in prima persona.

Per iniziare qualche dato numerico. Leggi tutto “IV Forum sulla Formazione in Psicoterapia – Assisi, 14/15/16 Ottobre 2011”

IV Forum sulla Formazione in Psicoterapia – Assisi, 14/15/16 Ottobre 2011

di Carlo Buonanno

Ad Assisi, io c’ero…

Assisi 2011. Scienza della mente e, al termine della seconda giornata, poesia della scienza. Il tono enfatico è una tentazione alla quale non ho saputo resistere. Il potere delle immagini ha esaltato quello dei numeri. Le immagini sono quelle dell’intervento di Daniele Di Pauli, che ha raccontato lo stigma dell’obesità con sole immagini. Davvero emozionante. Leggi tutto “IV Forum sulla Formazione in Psicoterapia – Assisi, 14/15/16 Ottobre 2011”

Perché non sono diventato post razionalista

di Francesco Mancini

Premessa.

Le riflessioni che seguono sono state presentate al Convegno “il cognitivismo post razionalista di Vittorio F. Guidano”, Milano, 20-21 marzo 2009, su invito e proposta della Prof. Valeria Ugazio, direttrice della Scuola di Psicoterapia Sistemica EIST e promotrice del Convegno stesso.

Alcune convergenze

Come suggerito dal titolo svolgerò delle considerazioni critiche nei confronti del post razionalismo, tuttavia non posso non premettere alcune convergenze con il post razionalismo ma soprattutto con le posizioni di Vittorio Guidano precedenti alla svolta post razionalista. In particolare mi preme sottolineare tre punti:

  • Il sintomo è riportato alla persona e alla dinamica complessiva della sua esistenza e non considerato come un fenomeno isolato e svincolato dal resto. In questo vi è, di fatto, una tendenziale differenza dalla la terapia cognitiva standard (TCS), dove il sintomo appare come un fenomeno sostanzialmente poco inserito nell’esistenza della persona e che, per essere compreso, non necessita di essere inquadrato nelle tematiche fondamentali dell’identità personale del paziente, delle sue relazioni più significative, dei suoi temi di vita, della sua esistenza e della sua storia. Ad esempio, il disturbo di panico, alla cui spiegazione comprensione la TCS ha fornito, peraltro, un enorme contributo sperimentale e terapeutico, sembra essere considerato principalmente per il suo profilo interno, mentre, almeno nella mia opinione, resta largamente sottovalutato il profilo esterno, cioè il senso che l’attacco di panico ha nella vita e nell’identità del paziente.
  • Il tentativo di fornire modelli di funzionamento per i diversi quadri psicopatologici. Contrariamente a quanto accade nella maggior parte di altri approcci psicoterapeutici, sia nel post razionalismo sia nella TCS, e ancor più nel Cognitivismo Clinico, vi è un’enorme attenzione allo studio dei meccanismi psicopatologici delle diverse sindromi e non solo alla teoria e alla tecnica dell’intervento. Nell’ambito del Cognitivismo Clinico tale tentativo è realizzato tramite la cosiddetta Experimental Psychopathology, e, dunque, su solide basi scientifiche. Infatti, esiste una vastissima produzione scientifica sui meccanismi di genesi e di mantenimento dei disturbi psicopatologici. E ciò appare assai opportuno: chi, infatti, andrebbe a farsi curare una malattia da un medico che conoscesse solo i farmaci e le loro indicazioni ma non sapesse nulla dell’anatomia patologica e della fisiopatologia della malattia in questione?  Di fatto ciò accade in medicina, poiché non di tutte le malattie è noto il funzionamento, ma certamente tale stato di cose è vissuto come negativo e s’investe per superarlo.
  • Il tentativo di fondare le conoscenze i modelli della psicopatologia sulla psicologia del normale. Per quanto possa sembrare strano, almeno ai miei occhi, si osserva che tra gli psicoterapeuti dei più diversi orientamenti vi è una sostanziale indifferenza per la psicologia del normale e, anzi, è diffusa l’idea che si possa e debba comprendere il normale a partire dal patologico. Ora, è indubbio che la conoscenza della sofferenza patologica possa avvantaggiare la comprensione di come funziona la mente ma è altrettanto indubbio che per comprendere e spiegare la psicopatologia sia indispensabile il ricorso alle conoscenze di psicologia al momento disponibili. Solo la conoscenza di sistematiche illusioni positive nei normali ha permesso, infatti, di mettere a fuoco il cosiddetto realismo depressivo (Alloy, Taylor). Solo la conoscenza del ruolo normale delle euristiche consente il superamento dell’idea che la patologia possa essere ricondotta ad errori di pensiero (Mancini e Gangemi, 2002).

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