di Andrea Paulis
Cosa avviene a livello cerebrale durante il questioning socratico?
Come è ben noto, le credenze negative su di sé, hanno un ruolo centrale in molti disturbi psicopatologici e la loro flessibilità è ritenuta un fattore predittivo degli outcome nella Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT). Tuttavia sono ancora poco noti i meccanismi neurobiologici e le aree cerebrali implicate nella ristrutturazione cognitiva di questo tipo di credenze.
Grazie a diverse ricerche in ambito psicologico, condotte con l’ausilio della risonanza magnetica funzionale (fMRI), si è notato che il Default Mode Network (DMN) – un circuito di aree cerebrali, composto principalmente da: corteccia cingolata posteriore, PCC; corteccia prefrontale mediale, mPFC; lobulo parietale inferiore, IPL – supporta una serie di processi mentali come l’autovalutazione negativa, il pensiero autoreferenziale, il monitoraggio dell’ambiente esterno, del corpo e dello stato emotivo.
Risulta quindi interessante stabilirne l’implicazione nel processo di ristrutturazione cognitiva; a tal proposito, il lavoro dello studioso statunitense Matthew L. Dixon ed altri colleghi, condotto su pazienti con disturbo da ansia sociale, ha permesso di rilevare una significativa attivazione del DMN quando i soggetti attuavano una reinterpretazione delle loro convinzioni negative sul sé anziché praticarne l’accettazione.
La letteratura più recente suggerisce che la rivalutazione delle convinzioni su di sé e l’apprendimento di nuove rappresentazioni (fattori fondamentali nella ristrutturazione cognitiva) possano dipendere dall’attività coordinata delle già citate reti corticali e del talamo dorsomediale (MD).
Al fine di chiarire il ruolo del MD, nel recente studio di Trevor Steward e colleghi, sono stati reclutati 42 soggetti che si sono sottoposti a risonanza magnetica funzionale 7-Tesla ad altissima risoluzione (UHF-7-T-fMRI), durante un questioning socratico mirato a ristrutturare cognitivamente le convinzioni negative su di sé.
I risultati mostrano come la ristrutturazione cognitiva sia correlata non solo all’attivazione corticale ma anche subcorticale di specifiche aree. Nel dettaglio, si nota come il questioning abbia stimolato l’attivazione del circuito fronto-striato-talamico, in particolar modo l’area subcorticale del MD, e della mPFC. Secondo gli studiosi sarebbe proprio il MD a svolgere un ruolo chiave, stimolando l’attività in ulteriori regioni corticali durante i processi di ordine superiore e trasmettendo informazioni sulle rappresentazioni rilevanti per il contesto alle regioni subcorticali.
Infine, è stata osservata una relazione tra la connettività mPFC-MD e le differenze individuali nella tendenza ad attuare ripetitivi processi di pensiero negativo: sembrerebbe che gli individui che presentano una eccessiva attivazione di questo “percorso neurale”, durante il questioning, siano meno disposti a riformulare cognitivamente le proprie convinzioni negative disfunzionali mostrandosi maggiormente inclini a elicitare pensieri negativi ripetitivi e rimuginio. Ciò suggerisce che particolari aree del MD possano rappresentare un eventuale target di stimolazione nel trattamento di diversi disturbi psicopatologici mediante l’uso di tecniche di neuromodulazione.
Tutte queste evidenze, pur lasciando ancora molti interrogativi, portano a ipotizzare che sono diverse le aree coinvolte in un compito di rivalutazione cognitiva e che il MD ne sincronizzi l’attività, consentendo così la produzione di autorappresentazioni complesse fondamentali affinché avvenga una ristrutturazione cognitiva delle credenze negative sul sé.
Per approfondimenti
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