I nostri casi clinici su Mind

di Federica Russo

Si chiude il filone dei casi clinici del ciclo “psicopatologia dell’età adulta” pubblicati sulla rivista di divulgazione scientifica Mind-Mente e cervello.
“La donna dalle mille vite”, “Il dubbio amoroso una perversa ossessione”, “Voglio solo farmi male” e “Antonio: solo sulle montagne russe”: sono i titoli degli articoli pubblicati sulla rivista, a cura degli psicoterapeuti cognitivo comportamentali Cecilia Laglia, Giuseppe Femia, Rosa Vitale e Federica Russo, coordinati dal lavoro di Cinzia Sgheri e supportati dalle illustrazioni di Stefano Fabbri.
Gli articoli finora pubblicati, sottoposti alla supervisione dello psicologo e psicoterapeuta Andrea Gragnani, approfondiscono tematiche della psicopatologia clinica adulta. I casi spaziano nell’eterogeneità delle psicopatologie comunemente incontrate nei percorsi di psicoterapia, che spiccano per peculiarità.
Di seguito i link degli articoli finora pubblicati.

La donna dalle mille vite

Cecilia Laglia e Andrea Gragnani

Quando mancano aspetti fondamentali dell’infanzia, come senso di sicurezza e accudimento amorevole, si può arrivare a soffrire di disturbo istrionico di personalità (DSM-5), che si caratterizza per un’emotività pervasiva ed eccessiva e per un comportamento marcato di ricerca di attenzioni e approvazione da parte degli altri.
https://www.lescienze.it/mind/articoli/2020/06/26/news/la_donna_dalle_mille_vite-4748702/

Rossella è una persona incapace di aprirsi a una vera intimità, tendenzialmente solitaria e caratterizzata da un pervasivo vissuto di profonda e incolmabile solitudine; un panorama desolato in cui nessuno pare conoscerla e amarla abbastanza e in cui albergano una “ferita di invisibilità” e una sensazione di vuoto affettivo che la fanno sentire sempre insoddisfatta e mai appagata dalle relazioni sentimentali e sociali.

Il dubbio amoroso una perversa ossessione

Giuseppe Femia e Andrea Gragnani

Sebbene sia innamorato della sua compagna, il signor A. è ossessionato dai dubbi. Colpa di un disturbo ossessivo-compulsivo che ha origini lontane.
https://www.lescienze.it/mind/articoli/2020/12/30/news/il_dubbio_amoroso_una_perversa_ossessione-4861163/

Il signor A.  riferisce frequenti pensieri intrusivi rispetto alla sua storia amorosa con Alice, sua compagna da oltre 5 anni. Spesso si chiede: “Sto facendo la scelta migliore? E se stessi sbagliando? Mi piace realmente? Ma è davvero così bella?”. Si tratta di una forma di disturbo ossessivo-compulsivo in cui il cuore del disagio del paziente si caratterizza per la presenza di ossessioni indesiderate rispetto alla relazione affettiva e si manifesta con la paura di commettere errori di valutazione, di essere responsabile della sofferenza del partner o di potersi rovinare la vita in una relazione infelice.

Voglio solo farmi male

Rosa Vitale e Andrea Gragnani

Elettra si sente sola. Da tutti si è sentita sfruttata e tradita. E questo pensiero le provoca nausea e odio, verso gli altri e verso se stessa.

https://www.lescienze.it/mind/articoli/2021/06/26/news/voglio_solo_farmi_male-4939648/

Elettra ha 33 anni e un grande vuoto dentro. Per tutta la vita si è sentita sola, incompresa e tradita e oggi quel dolore così antico sembra non darle pace. Questo pensiero le provoca odio e disgusto verso gli altri e verso sé stessa. Il Disturbo Borderline di Personalità è caratterizzato da un quadro di l’abilità affettiva, impulsività, instabilità delle relazioni interpersonali e dell’immagine di sé.

Antonio: da solo sulle montagne russe

Federica Russo e Andrea Gragnani.

“Malato” di lavoro e incapace di gestire la tristezza, Antonio alterna stati di iperattività a fasi depressive. La sua è una diagnosi di disturbo bipolare.

Antonio si sveglia alle sei tutte le mattine. Fin da subito i pensieri si accavallano nella sua mente e ha la smania di cominciare la giornata e mettersi all’opera. Nonostante le ore di sonno siano diminuite, non si sente stanco né affaticato. Non vuole fermarsi o forse non ci riesce. Ma poi arriva la tristezza e la sofferenza si palesa in maniera disarmante. Antonio smette di condividere la sua solita immagine vincente con il mondo, si isola, non riesce a reagire e non ha la forza di fare nulla.

Il prossimo argomento affrontato sarà la psicopatologia dell’età evolutiva. Anche in questa occasione ci si concentrerà su casi clinici che spiccano per la particolarità della sintomatologia presentata o per la frequenza di casi in cui ci si imbatte durante la pratica clinica.

Strategie di risposta al Covid-19

di Cecilia Laglia e Rosa Vitale

Le vite di alcune persone sembrano fluire come in un racconto; la mia ha avuto molte fermate e ripartenze. Questo è ciò che fa il trauma. Interrompe la trama… Semplicemente accade e, dopo, la vita va avanti. Nessuno ti prepara a questo. A Memoir of Terror, Jessica Stern, Denial

L’emergenza collettiva del Coronavirus pone tutti di fronte a un evento assolutamente incontrollabile e disarmante.

È possibile riscontrare una discrepanza tra i bisogni di ogni individuo e le sue capacità di risposta, utili alla prevenzione e al superamento dell’angoscia traumatica. La risposta a un evento traumatico può variare, infatti, in base alle caratteristiche della personalità del soggetto coinvolto (personalità pre-traumatica) e alle sue vulnerabilità specifiche. Il livello di intensità e gravità dell’evento traumatico elicitano stati di impotenza e angoscia, aumentando la probabilità di esiti psicopatologici. Eventi di intensità maggiore e traumi collettivi (emergenze, catastrofi naturali, pandemie) sottopongono contemporaneamente l’individuo a un ampio numero di situazioni stressanti, a differenza di traumi a intensità minore (lutti, traumi relazionali) i cui effetti, seppur dolorosi, si esauriscono in sé stessi, non esponendo il soggetto a ulteriori sollecitazioni. Inoltre, l’impatto dell’evento traumatico sull’individuo varia in base alle emozioni e ai pensieri che esso è in grado di evocare, riattivando vissuti e memorie traumatiche personali, generando e acuendo le sensazioni di impotenza e di vulnerabilità.

Le reazioni più comuni che si registrano in seguito a una condizione traumatica come quella del Covid-19 sono di diversa natura: di tipo emozionale (shock, collera, ottundimento emozionale, senso di colpa, dissociazione), cognitivo (confusione, distorsioni, preoccupazioni, pensieri intrusivi), fisico (insonnia, iperattivazione, lamentele somatiche) e interpersonale (alienazione, aumento dei conflitti nelle relazioni).

Una delle modalità di coping, vale a dire dei meccanismi psicologici adattivi, è la “reazione di tolleranza”, caratterizzata da un sufficiente mantenimento della capacità di autocontrollo, di lucidità e della messa in atto di risposte comportamentali ed emotive adeguate. Tuttavia, data l’imprevedibilità della durata temporale dell’emergenza in atto, sarà possibile osservare due differenti evoluzioni delle reazioni all’interno di questa categoria: alcune persone potrebbero, infatti, manifestare le così dette “reazioni differite”, cioè reazioni inizialmente adeguate che, con il trascorrere del tempo, evolvono in senso patologico; altre potrebbero orientarsi verso strategie di accettazione, con conseguente adozione di comportamenti propositivi per la gestione della difficoltà. Un esempio sono le strategie di supporto collettivo, quali l’utilizzo di motti e hashtag (#iorestoacasa, #andratuttobene), video di personaggi famosi che invitano a resistere e rispettare le norme di contenimento e iniziative di supporto psicologico e sociale a categorie a rischio.

Un’altra strategia di fronteggiamento è quella delle “reazioni iper-emotive brevi”, caratterizzate da manifestazioni psicosomatiche intense (shock, ansia, depressione, smarrimento, stupore, palpitazioni, nausea, etc.), che raggiungono l’apice nei giorni immediatamente successivi all’evento e tendono a diminuire gradualmente. Si può osservare in questo momento una maggiore presenza in ognuno di noi di preoccupazioni sulla salute e timori di contagio, con conseguente normalizzazione dei quadri di tipo ipocondriaco e ossessivo. Tuttavia, in alcuni casi più gravi, tali reazioni possono evolvere, invece, in quadri post-traumatici e sindromi nevrotiche di diverso tipo.

Un’ulteriore modalità di coping riguarda le “risposte disfunzionali” a carattere dissociativo, in cui possiamo annoverare comportamenti irrazionali di esposizione al pericolo e comportamenti aggressivi auto ed etero diretti, osservabili nella tendenza di alcune persone a non rispettare le norme vigenti, supportate da credenze irrazionali di invulnerabilità, più comuni tra i giovani, che esitano in comportamenti a rischio quali assembramenti e non utilizzo dei dispositivi di sicurezza.

Il trauma ci priva della sensazione di essere padroni di noi stessi e, in particolare in questo momento storico, della percezione di essere liberi. È per questo che appare fondamentale cercare di identificare dei piccoli obiettivi da raggiungere nella nostra quotidianità, aiutandoci a essere presenti nel “qui ed ora” e coinvolti con le persone che ci stanno intorno, accogliendo la sfida insita nel tentativo di ristabilire la padronanza del corpo e della mente e, dunque, di noi stessi.

Per approfondimenti

Van Der Kolk B. (2015) Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.

Cyrulnik B. (2009) Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare un trauma. Raffaello Cortina Editore.

Lo Iacono A., Troiano M. (a cura di) (2002) Psicologia dell’emergenza. Roma: Editori Riuniti.