di Gilda Franceschini
Durante la mattinata del 22 settembre, nell’ambito del XIX congresso nazionale SITCC, svoltosi nella sede del polo universitario Giorgio Zanotto di Verona, si è tenuto il simposio dal titolo “Ruminazione: caratteristiche, funzioni e trattamento”, in cui il tema della ruminazione è stato esplorato nei suoi diversi aspetti: da un inquadramento del fenomeno nell’ambito degli studi presenti in letteratura, ad una focalizzazione sulle sue funzioni, dunque sul suo rapporto con gli scopi dell’individuo, fino agli aspetti legati al trattamento.
Il simposio ha visto nel ruolo di chair e discussant il Professor Gabriele Caselli, psicologo e psicoterapeuta, docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva “Studi cognitivi” e presso la Sigmund Freud University, che ha aperto dando la parola alla prima relatrice, la dottoressa Chiara Schepisi, della Scuola di Psicoterapia Cognitiva, sede di Grosseto, la quale ha presentato un’interessante e puntuale review sugli scopi e sulle funzioni della ruminazione. Nel suo intervento particolare rilevanza è stata data alle teorie che illustrano le funzioni della ruminazione e all’analisi di modelli teorici e prove sperimentali con l’obiettivo di individuare il ruolo che tale processo di pensiero svolge all’interno del sistema scopistico dell’individuo. Dalle evidenze scientifiche prese in esame è emerso che la funzione per cui gli individui utilizzerebbero la ruminazione è quella di riflettere su ciò che compromette il raggiungimento di uno scopo rilevante.
Subito dopo è intervenuta la dottoressa Rosanna De Carlo, allieva presso la scuola SPC di Roma, che ha presentato un lavoro di ricerca teso ad indagare l’ipotesi secondo cui ad attivare la ruminazione sarebbe il fallimento in un compito irrilevante che risulta compromettente per uno scopo personale di alto livello. Ha dunque descritto il paradigma sperimentale e gli interessanti risultati circa il potere della rassicurazione nel ridurre parzialmente la ruminazione; ed in particolare il fatto che i soggetti con un’alta tendenza alla ruminazione e alla depressione ruminavano più sul valore di ordine superiore potenzialmente compromesso, che sull’evento di fallimento in sé.
La parola è poi passata alla dottoressa Roberta Trincas, psicoterapeuta e docente presso la scuola SPC di Roma, che ha concentrato il suo intervento sull’aspetto del trattamento. Il protocollo terapeutico descritto è stato quello della Rumination Focused Therapy, che, nel suo porre attenzione ad un’analisi precisa delle diverse funzioni della ruminazione in relazione a differenti contesti, abbraccia una prospettiva in linea con il modello scopistico; ha inoltre discusso un caso clinico trattato secondo i principi della RFCBT.
Infine è intervenuta la dottoressa Olga Ines Luppino, psicoterapeuta e docente presso la scuola SPC di Roma, che ha presentato uno studio pilota finalizzato a valutare l’efficacia della Rumination Focused CBT in un gruppo di 6 pazienti con diagnosi di ansia e depressione, nei quali è stata riscontrata una riduzione dei livelli di ruminazione in seguito all’intervento esplicitatosi in 10 sedute di gruppo a cadenza quindicinale, dato in linea con studi recenti, tra i quali quelli del dr <watkins del 2016, che hanno dimostrato l’efficacia del trattamento della ruminazione nell’ambito dell’esperienza di gruppo.
Al termine delle presentazioni delle relatrici, il professor Caselli ha posto delle domande stimolando un dibattito rispetto ai possibili risvolti clinici della concettualizzazione della ruminazione intesa come connessa agli scopi dell’individuo, e ci si è poi confrontati sull’importanza di affiancare ad interventi comportamentali, ispirati ai principi dell’analisi funzionale, come previsto dal protocollo della RFCBT, un’indagine accurata sui significati personali attribuiti ai trigger di innesco del pensiero ruminativo e sulla natura storica degli scopi rispetto alla compromissione dei quali si attiva la ruminazione.