Nella mente dello stalker

di Fabrizia Tudisco
a cura di Carlo Buonanno

 Quante volte ci capita di spiegare il comportamento persecutorio, lo stalking, come l’esito di una psicopatologia? E’ davvero così?

La ricerca scientifica che mira alla comprensione del comportamento tipico dello stalker ha contribuito alla costruzione di stereotipi, secondo i quali i comportamenti persecutori rappresentano l’espressione di psicopatologia. Tantissimi i dati che hanno contribuito a strutturare questa ipotesi. Una delle motivazioni che potrebbe spiegare questi risultati risiederebbe nel fatto che la maggior parte delle ricerche condotte in questo ambito hanno preso in considerazione campioni di individui ricoverati presso ospedali psichiatrici, partendo quindi già dal presupposto che ci fosse un disturbo psichiatrico di fondo. Il passo successivo risiedeva nello spiegare i comportamenti persecutori come logica conseguenza dei disturbi, in particolare disturbi psicotici, dell’umore, di personalità e disturbi da uso di sostanze. Due sembrano quindi essere i limiti fondamentali della ricerca scientifica: ipotizzare che sia inevitabilmente il disturbo psicologico a determinare il comportamento molesto e condurre valutazioni psichiatriche in assenza di metodologia di raccolta e analisi dei criteri diagnostici condivisa.
E’ proprio sulla base di questo che gli autori di un interessante studio pubblicato nel 2018 e condotto alla Fordham University di New York hanno provato a stabilire un sistema valutativo ripetibile, che possa ridurre la probabilità di incorrere nei limiti diagnostici che abbiamo evidenziato; inoltre, i ricercatori hanno utilizzato un campione formato da una popolazione di stalker non necessariamente proveniente da un contesto psichiatrico. Altro obiettivo dello studio era verificare che, al contrario di quanto affermato dalle ricerche precedenti, i disturbi psicologici non rappresentano la condizione necessaria e sufficiente affinché il comportamento esiti nello stalking. Allo studio hanno partecipato 137 soggetti accusati di stalking e coinvolti in un programma di intervento. I partecipanti sono stati assegnati a quattro categorie diagnostiche sovrapposte (psicotici, ansiosi, uso di sostanze e disturbi di personalità); una quinta categoria corrispondeva a una non diagnosi.
I risultati dello studio hanno dimostrato che il 27,7% non presentava alcun disturbo. Questi dati potrebbero riflettere la tendenza dei clinici a sovrastimare la patologia dietro il comportamento di stalking, proprio come ipotizzato dagli autori. In più, rispetto ai livelli di aggressività e violenza, dai risultati non sono emerse differenze significative tra gli stalker con e senza psicopatologia. La psicopatologia, quindi, non correla con i livelli di aggressività presenti nel comportamento molesto e persecutorio.
I dati emersi disconfermano, inoltre, la forte correlazione che la letteratura riporta tra stalking e psicoticismo: nello studio infatti sono solo 14 i soggetti con questa psicopatologia. Inoltre, mentre le precedenti ricerche hanno enfatizzato la presenza di disturbi di personalità del cluster B, in questo studio sono emersi altri tipi di disturbi di personalità (schizoide, narcisistico e paranoide). Per quanto riguarda i dati sugli stalker con diagnosi di disturbi da uso di sostanze, i risultati sono coerenti con la letteratura esistente, secondo cui l’uso di sostanze aumenta in generale il rischio di incorrere in storie di crimini o di violenza.
In sintesi, la psicopatologia assume un ruolo marginale nella comprensione della vulnerabilità e delle caratteristiche cliniche dello stalking, laddove più di un quarto del campione non mostra segni di rilevanza clinica. Questo dato suggerisce che per la spiegazione del fenomeno esaminato la ricerca dovrà orientarsi sull’esame dei fattori di rischio non clinici, utilizzando protocolli standardizzati e condivisi.

 

Riferimenti bibliografici:

Alicia Nijdam-Jones,Barry Rosenfeld, Jacomina Gerbrandij, Ellen Quick, Michele Galietta (2018) Psychopathology of Stalking Offenders: Examining the Clinical, Demographic, and Stalking Characteristics of a Community-Based Sample