di Vanessa Paladini e Ilaria Lucia Rollo
Il progresso delle neuroscienze, grazie allo sviluppo ed al perfezionamento di tecniche elettrofisiologiche e di neuroimaging, ha contribuito, tra discordie e controversie, ad abbattere la concezione dell’ipnosi come qualcosa di “mediatico”, “not-evidence-based”, fornendo dei rilevanti contributi in merito alla descrizione di questo processo. Gli studi intrinseci e strumentali in ambito neuroscientifico, hanno cercato di comprendere inizialmente quale fosse la natura dell’ipnosi: stato alterato di coscienza, realtà, oppure simulazione? Una rilevante quantità di ricerche ha fornito una risposta a tale quesito, individuando delle regioni di interesse (ROI: region of interest) nella condizione di ipnosi neutra, ovvero corteccia occipitale, talamo, corteccia cingolata anteriore, corteccia parietale inferiore e prefrontale dorsolaterale.Anche le analisi elettroencefalografiche hanno consentito di tracciare una distinzione tra soggetti in stato di veglia e soggetti in stato di trance ipnotica, attraverso l’utilizzo di alcuni indicatori.
È stato possibile, inoltre, dar prova a livello evidence-based, dell’efficacia dell’ipnosi nel controllo del dolore: una delle sue più remote applicazioni. Il dolore coinvolge componenti sensori-discriminative, motivazionali-affettive e valutative (attentive), si è ipotizzato che la stessa ipnosi agisca su molteplici meccanismi di modulazione del dolore.
Dagli studi di neuroimaging sull’analgesia ipnotica emerge che gli effetti neurofisiologici di quest’ultima dipendono dalle particolari suggestioni fornite: in particolare una suggestione ipnotica che ha come finalità quella di ridurre il grado di spiacevolezza del dolore, ma non di ridurne l’intensità, è connessa con una diminuzione dell’attività della corteccia cingolata anteriore (ACC), preposta alla codifica della componente motivazionale-affettiva del dolore, nessuna modifica era osservata nell’attività della corteccia somatosensoriale primaria (S1), responsabile dell’elaborazione della componente sensoriale-discriminativa dello stimolo doloroso (Ranville et al.,1997).Contrariamente, per quelle suggestioni che avevano come obiettivo quello di ridurre l’intensità dello stimolo nocicettivo è stata osservata una riduzione dell’attività della corteccia S1 ma non di quella dell’ACC (Hofbauer et al., 2001).Questi risultatidimostrano chel’ipnosi può agire in maniera disgiunta sulle diverse componenti della percezione dolorosa, risaltandone il suo carattere dinamico (De Benedittis, 2009).E’ stato osservato, inoltre, che il processo ipnotico sia in grado di regolare i complessi meccanismi del sistema nervoso centrale e periferico, in particolare il segnale di variabilità cardiaca (De Benedittis, 1994); in un’altra ricerca (Langloade, 2002), è emerso, invece, come anche segnali di calore esterni che potenzialmente possono generare dolore, influiscono sull’attivazione delle fibre A-delta e C, dando una valida, seppur non esaustiva, spiegazione dell’effetto analgesico.Anche altre percezioni sono state oggetto di studio per quanto concerne la capacità di modulazione della suggestione ipnotica. In particolare, per la percezione uditiva e visiva dello stimolo, è stato dimostrato (Szechtman, 1998) che durante fenomeni dispercettivi indotti durante la fase ipnotica come le allucinazioni auditive, le aree cerebrali coinvolte sono sostanzialmente le stesse.
Interessante risulta, infine, il legame tra processi mnemonici e memoria: in uno studio di neuroimaging (Mendelsohn, 2008), è emerso come l’eliminazione di memorie episodiche durante la fase ipnotica, conduca aduna modificazione nelle aree cerebrali responsabili del richiamo a lungo termine (corteccia temporale, occipitale e prefrontale). Come si evince il rapporto tra ipnosi e neuroscienze non è più oggetto di dispute e controversie. Esso è basato su un metodo scientifico,che implica la necessità di attribuire un valore empirico a un argomento che, ancor prima delle ricerche sperimentali, è stato oggetto di mistificazione non correlata alla realtà oggettiva.
Riferimenti bibliografici:“Il cervello ipnotico: un ponte tra neuroscienze e psicoterapia” di Giuseppe de Benedittis – Idee in Psicoterapia- n°3 -2009