di Silvia Timitilli
All’interno del XIX congresso nazionale SITCC, che si è svolto nella sede del polo universitario Giorgio Zanotto di Verona, Sabato 22 si è tenuto il simposio intitolato “Le dimensioni cognitive dei disturbi bipolari. Approfondimenti”, presieduto dal Dott. Marco Saettoni (psichiatra e psicoterapeuta, didatta SPC Grosseto) in veste di Chairman e dal Dott. Antonio Nisi (psicologo e psicoterapeuta, didatta SPC Verona) in qualità di Discussant.
I disturbi bipolari costituiscono un’importante realtà clinica con una significativa distribuzione nella popolazione generale (prevalenza lifetime 2,8%, Fassassi et a., 2014) e con un peso rilevante in termini di costi sociali. Nel simposio sono stati forniti spunti di riflessione per la comprensione dei possibili stati mentali sottostanti gli aspetti clinici, tentando di proporre criteri di diagnosi differenziale rispetto a quadri morbosi spesso concomitanti e in parte sovrapposti nell’espressione sintomatologica, illustrando inoltre strumenti diagnostici e di intervento di rapido e pronto utilizzo per il terapeuta cognitivo-comportamentale.
La qualità dei lavori presentati è stata di assoluto spessore, mettendo in evidenza l’importanza di integrare le conoscenze derivanti dalla ricerca con le conoscenze provenienti dall’osservazione clinica.
La prima relazione dal titolo “Studio delle correlazioni tra processi cognitivi, psicologici e comportamentali nel disturbo bipolare” ha visto l’intervento della Dott.ssa Michela Lupo (SPC Grosseto). In linea con i più recenti studi che hanno cercato di indagare alterazioni specifiche delle capacità cognitive in accordo alla specifica fase umorale del disturbo, nel presente lavoro si è cercato di affrontare specificatamente la possibile correlazione tra alterazioni psicologiche, deficit cognitivi e fasi di malattia. L’obiettivo è stato dimostrare come l’alterazione di alcuni processi cognitivi possa correlare con aspetti personologici e del comportamento in una popolazione di soggetti Bipolari di tipo 1 e 2. Il campione dello studio è stato composto da soggetti con Disturbo Bipolare di tipo 1 e 2 in fase eutimica, sottoposti ad una estesa batteria di test volta a svolgere un’approfondita valutazione cognitiva e personologica. I risultati hanno evidenziato specifiche alterazioni nelle funzioni esecutive coinvolte negli aspetti decisionali, di programmazione e pianificazione delle azioni.
La Dott.ssa Lisa Lari (SPC Grosseto), nella relazione “Disturbo Bipolare e Disturbo Borderline di Personalità: caratteristiche cognitive, emotive e comportamentali differenziali”, ha presentato una raffinata analisi della diagnosi differenziale tra i due disturbi. Le similarità esistenti tra i due quadri possono generare nel clinico difficoltà di inquadramento diagnostico e, soprattutto, difficoltà nella scelta della strategia di intervento da seguire, sia che si tratti di un intervento psicoterapico o psicofarmacologico. La comprensione delle dinamiche mentali, emotive e comportamentali specifiche di ciascuno dei due disturbi risulta dunque un elemento imprescindibile per implementare un efficace intervento terapeutico. Il confronto è stato condotto prendendo in esame cinque aree di interesse clinico, in particolare: 1) gli stati mentali coinvolti nella costruzione del costrutto identitario; 2) “scelta” e perseguimento degli scopi esistenziali; 3) pattern emotivi; 4) dominio relazionale; 5) pattern comportamentali. Dall’analisi condotta emerge come i due disturbi, pur quanto caratterizzati da manifestazioni sintomatologiche simili, costituiscano due differenti realtà cliniche. Entrambi i disturbi, ad esempio, presentano una dicotomia relativa al costrutto identitario: mentre nel disturbo bipolare ritroviamo una dicotomia stato-dipendente con un’alternanza della visione di un sé grandioso (tipica delle fasi espansive) alla visione di un sé fallimentare (tipica delle fasi depressive); nel disturbo borderline di personalità è rintracciabile una confusione identitaria costante, in cui si alterna una valutazione transitoria e desiderabile di poter essere accettabili a una visione senza speranza di un sé indegno, inaccettabile e difettato.
Nell’intervento successivo, “Assessment e trattamento dei Disturbi Bipolari: Il Life Chart Method”, la Dott.ssa Stefania Iazzetta (SPC Grosseto) ha presentato l’utilizzo del Life Chart Retrospective Method (LCM-r) in ottica cognitiva. Si tratta di un metodo di ricostruzione degli episodi di alterazione dell’umore nel tempo, della loro gravità e il relativo impairment funzionale, evidenziando gli eventi psicosociali concomitanti alla fase di alterazione timica. Attraverso esemplificazioni di casi clinici, il metodo è stato presentato in un’ottica squisitamente cognitivista, mettendo in evidenza l’utilità dell’approfondimento dei contenuti mentali che si generano nella mente del paziente al presentarsi degli eventi, per procedere poi all’individuazione delle credenze e degli scopi centrali per l’individuo. Questo intervento riveste una duplice funzione: in una prospettiva di trattamento, consente di proporre un intervento psicoterapico più raffinato e ritagliato sul paziente. Sul piano della ricerca, permette di delineare un modello di funzionamento mentale del disturbo.
A concludere il simposio è la Dott.ssa Laura Bernabei (SPC Roma) con la relazione “Valutazione e trattamento della cognizione nel disturbo bipolare. Applicazione del protocollo Cognitive Remediation in Integrated Treatment – CRiIT”. L’impiego del CRiIT nei pazienti bipolari trova ragione nell’osservazione clinica e sperimentale della presenza di un profilo di funzionamento cognitivo tipico di questi pazienti, caratterizzato da alterazioni delle abilità attentive, mnesiche ed esecutive che ne compromettono il funzionamento sociale, soprattutto in termini di perdita di ruoli sociali (familiari, lavorativi, relazionali). Il CRiIT si è dimostrato come uno dei trattamenti più efficaci delle funzioni cognitive in pazienti con schizofrenia e studi di esito hanno indicato come l’impiego di tale protocollo in individui affetti da Disturbo Bipolare, associato a interventi di riabilitazione psichiatrica, abbia condotto a significativi miglioramenti nel funzionamento sociale e psicopatologico. Nel presente lavoro è stata presentata l’applicazione del protocollo in un campione di pazienti affetti da Disturbo Bipolare di tipo 1 e 2, trattati farmacologicamente e in una fase eutimica protratta, mettendo in luce i rapidi e importanti miglioramenti ottenuti sul funzionamento cognitivo e psicosociale. L’applicazione del protocollo CRiIT potrebbe dunque costituire un importante intervento terapeutico da includere nel bagaglio del terapeuta cognitivo-comportamentale al fine di favorire il raggiungimento del recovery in quadri psicopatologici così complessi.