di Alessandra Nachira
La restituzione diagnostica consente di prendere consapevolezza del proprio disturbo e di comprenderne i sintomi
Non esiste parere comune tra i diversi professionisti della salute mentale sull’opportunità di comunicare una diagnosi di Disturbo di personalità. I motivi sono tanti: la paura di stigmatizzare uno stile di vita etichettando il funzionamento, il timore di indurre reazioni negative, il dubbio che diminuisca l’aderenza al trattamento.
Secondo i professionisti del Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma, ricevere una diagnosi è prima di tutto un diritto del paziente.
“Comunicare la diagnosi – si legge nel volume “Curare i casi complessi. La terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità”, curato da Carcione e Nicolò e edito da Laterza – è perciò in primo luogo una questione legata al rispetto che si deve ad un essere umano adulto e serve a stabilire questo piano di rispetto e sincerità nella relazione, che va al di là dei rischi che si corrono”.
Nel manuale si evince quanto la restituzione diagnostica consenta al paziente di prendere consapevolezza del suo disturbo, di comprenderne i sintomi e gli effetti sulla qualità della sua vita. Il tutto favorisce da una parte l’accettazione del problema, dall’altra una buona motivazione a intraprendere una cura, garantendo, come risultato, una migliore aderenza al trattamento. Leggi tutto “Ricevere una diagnosi è un diritto del paziente”