Chi meno sa, più crede di sapere

di Claudia Perdighe

 L’effetto Dunning Kruger: quanto più una persona è incompetente in un ambito, tanto più tende ad avere scarsa consapevolezza della propria mancanza di competenza

Qualche tempo fa un’amica mi racconta questo episodio. La figlia, che frequenta il secondo anno di liceo, ha fatto un compito di latino cui l’insegnante ha dato 9 come voto. Nel riceverlo, si accorge di aver fatto un errore di grammatica importante e lo segnala all’insegnante che non lo aveva rilevato. L’insegante, piuttosto che premiarla come mi sarei intuitivamente aspettata, corregge il voto da 9 a 8.

Perché l’insegnante abbassa il voto? La risposta banale è: l’insegnante non apprezza l’onestà. La risposta più colta è: l’insegnante con conosce l’effetto Dunning Kruger.

Il suddetto effetto, elaborato da Kruger e Dunning nel 1999, è la sistematica distorsione cognitiva per cui le persone tendono ad avere una visione eccessivamente ottimistica delle proprie abilità in molti ambiti sociali e intellettuali e tendono a collocarsi intorno e sopra la media statistica. Detto in altri termini, Dunning e Kruger dimostrano con una serie di brillanti studi (in cui viene chiesto a dei soggetti di eseguire dei compiti e poi autovalutarsi) che quanto più una persona è incompetente in un ambito, tanto più tende ad avere scarsa consapevolezza della propria mancanza di competenza; al contrario, chi è competente tende a sovrastimare la competenza degli altri e a sottostimare la propria. Simmetricamente gli incompetenti fanno fatica a riconoscere la competenza negli altri, cosa che mantiene l’incompetenza, dal momento che il confronto con altri più esperti è uno dei modi più efficaci per migliorare le proprie conoscenze.

Questo fenomeno, brillantemente espresso da Shakespeare  nella frase «Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio», ha una spiegazione? Come mai chi è incompetente, aggiunge a questo “dramma” anche la sua inconsapevolezza?

La spiegazione degli autori al fenomeno è che valutare la propria competenza è un’abilità metacognitiva che richiede competenze specifiche: per valutare le mie competenze in fisica, devo avere almeno una vaga idea dell’estensione delle conoscenze accumulate in fisica nel corso dei secoli. La sovrastima delle proprie conoscenze è dovuta, dunque, al fatto che le persone che sono incompetenti in un dato dominio, non solo giungono a conclusioni sbagliate e fanno scelte errate, ma l’incompetenza impedisce loro di avere consapevolezza della stessa. Il corollario, paradossale, di questo effetto, è che il miglioramento della capacità di autovalutazione passa attraverso l’aumento della competenza: per ridurre l’inconsapevolezza della propria incompetenza, è necessario diventare più competenti!

Questo fenomeno, come facile intuire o osservare digitando su Google “effetto Dunning Kruger”, ha innumerevoli applicazioni e implicazioni per i più vari ambiti, dalla politica alla medicina, dalla psicologia all’economia. Tra le tante, mi sembrano interessanti le implicazioni per due ambiti d’interesse di questo sito: la clinica e la didattica.

Molto spesso in clinica si osserva, infatti, come persone di grande valore (intellettuale, culturale, morale) abbiano un’autostima e un senso di sé fortemente compromessi nello stesso ambito in cui dall’esterno arrivano grandi conferme, come efficacemente espresso nel titolo di Goldhill “Is Imposter Syndrome a Sign of Greatness?” (2016). Proprio la grande competenza in un ambito rende questi pazienti difficili da rassicurare sul proprio valore, in quanto sono in grado di fare obiezioni puntuali e di usare argomenti sofisticati per dimostrarci “quanto poco valgono”.

Anche nell’insegnamento non è infrequente confrontarsi con il fatto che in una classe le notazioni critiche arrivano più facilmente dalle persone meno preparate mentre, invece, gli allievi più preparati sono spesso meno critici e meno consapevoli della propria competenza. Peraltro, come facile intuire, il “presumere di sapere” dell’allievo rende l’insegnamento più arduo, in quanto il didatta si trova a dovere aumentare negli allievi la consapevolezza della parzialità o scorrettezza delle loro conoscenze, per poter aumentare le loro competenze (ma per aumentare la consapevolezza deve prima renderli meno incompetenti!).

Possiamo trarre qualche conclusione da questa rivisitazione dell’effetto Dunning Kruger?

Innanzitutto, in era di internet per tutti e in cui concetti come autorevolezza, competenza, expertise rischiano di essere per pochi (per chi sa di non sapere!), mi sembra una cosa buona ridare valore alla “consapevolezza di non sapere” del sapiente. In termini concreti questo si traduce, per esempio, nell’affidarsi a un esperto nella valutazione di cose su cui non abbiamo competenza; ad esempio, se ho bisogno di capire se sia il caso di fare un vaccino, mi affiderò a un medico che io (a torto o a ragione) considero competente; se ho bisogno di farmi un’opinione su un aspetto legislativo, sentirò il parere di un giurista.

Più in generale, mi sembra si possa affermare che nella valutazione delle proprie competenze o qualità, è utile affidarsi a misure il più possibile oggettive piuttosto che alla propria sensazione di competenza e diffidare sia della sensazione di grande fiducia che di scarsa fiducia (che rischiano di tradursi da un lato in presunzione ed errori e dall’altra in depressione e autosvalutazione).

 

Per approfondimenti:

 

James Bryan, H. Lindsay (2017). The Dunning-Kruger effect in medical education: double trouble for the learner in difficulty. Canadian Journal of Emergency Medicine 19(S1), pp. 86-90.

David Dunning, Kerri Johnson, Joyce Ehrlinger & Justin Kruger (2003). Why people fail to recognize their own incompetence, in Current Directions in Psychological Science, vol. 12, nº 3, pp. 83-87.

David Dunning, Self-Insight: Roadblocks and Detours on the Path to Knowing Thyself, in Social Psychology, Psychology Press, 2005, pp. 14-15.

Joyce Ehrlinger, David Dunning (2003). How Chronic Self-Views Influence (and Potentially Mislead) Estimates of Performance, in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 84, nº 1, pp. 5-17.

Olivia Goldhill (2016). Is Imposter Syndrome a Sign of Greatness? In: http://www.govexec.com/excellence/promising-practices/2016/02/imposter-syndrome-sign-greatness/125615/

Justin Kruger, David Dunning (1999). Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments, in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 77, nº 6, pp. 1121-1134.

Khalid Mahmood (2016). Do People Overestimate their Information Literacy Skills? A Systematic Review of Empirical Evidence on the Dunning-Kruger Effect. Communications in Information Literacy, 10(2), 198-213.

William Shakespeare (1983). Come vi piace.  Rizzoli