Adulti e disturbi di apprendimento

di Stella Totino

Il ruolo del terapeuta nell’individuazione dei disturbi specifici di apprendimento (DSA) in pazienti adulti

I disturbi specifici di apprendimento (DSA) sono disturbi evolutivi che si manifestano durante l’età scolare e che, pur modificandosi durante lo sviluppo, accompagnano l’individuo nell’intero arco di vita. Le caratteristiche essenziali riguardano le difficoltà di lettura, scrittura e/o calcolo in persone con abilità cognitive nella norma.

Molto spesso, questa discrepanza, porta l’individuo a giungere alla diagnosi di DSA tardivamente.

Questo può generare false credenze che possono portare la persona a non esprimere il suo massimo potenziale, a non credere nelle proprie capacità, a essere insicuro e a sviluppare disturbi emotivi.

Talvolta, il campanello d’allarme, si può accendere proprio durante un percorso di psicoterapia, quando il paziente riporta le proprie sofferenze emotive, che non si esauriscono terminata la scuola, perché, se non adeguatamente gestite, limitano la persona nella propria quotidianità.

Alcune credenze e strategie di evitamento possono portare la persona a rinunciare a diverse esperienze di vita per evitare il fallimento: un paziente non scriveva bigliettini di auguri per paura di fare errori ortografici ed essere, quindi, umiliato e deriso. Non solo: veniva accusato dalla sua compagna di non scriverle neppure un bigliettino di auguri. Un’altra paziente non partecipava ai giochi di società con gli amici se sapeva che potevano esserci domande di matematica, per timore che potessero pensare che fosse stupida. Prima di giungere in terapia, tale timore era diventato invalidante: non chiedeva informazioni quando andava a iscriversi in palestra, quando entrava in un negozio o si era persa per strada e aveva bisogno di essere accompagnata dai familiari, che si sostituissero a lei nel prendere informazioni. Il tema che accomunava tali esperienze era il timore di essere giudicata come una persona non intelligente.

Sin da piccoli, la scuola e la società ci portano a credere che andare bene a scuola, saper leggere, scrivere e calcolare correttamente siano sinonimo di intelligenza: se chiediamo a un bambino chi è il compagno di classe più intelligente, molto probabilmente ci dirà il nome del bambino che ottiene voti più alti degli altri.

Con adolescenti e adulti che in terapia portano temi legati al timore di non essere capaci, di non farcela, che ci raccontano percorsi scolastici caratterizzati da frequenti insuccessi, occorre prestare attenzione ai racconti provenienti dal passato approfondendo se ricordano di aver fatto fatica a imparare le tabelline, i mesi dell’anno, i giorni della settimana, i verbi o se, per esempio, quando dovevano leggere a voce alta provavano a rifiutarsi o manifestavano forte disagio. Nel momento in cui terapeuta e paziente arrivano a ipotizzare un possibile disturbo specifico di apprendimento alla base delle sofferenze è molto utile esplorare le emozioni relative a questo momento che possono variare dal sollievo allo sconforto e proseguire con l’invio a un esperto nella valutazione di questi disturbi in età adulta.

Una corretta valutazione necessita di una conoscenza delle caratteristiche del disturbo, al fine di effettuare una approfondita storia clinica e l’uso di strumenti clinici adatti all’età di riferimento.

Giunti alla diagnosi occorrerà, per esempio, procedere con una ristrutturazione cognitiva, tecnica che in psicoterapia permette di mettere in discussione le convinzioni disfunzionali del paziente così strutturatesi.

Per approfondimenti

Consensus Conference (2011), Consensus conference sui DSA dell’Istituto Superiore di Sanità, Ufficio per le Linee Guida, https://www.aiditalia.org/Media/Documents/consensus/Cc_Disturbi _Apprendimento.pdf

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