di Angelo Maria Saliani
Cosa fare quando anche la cura diventa oggetto di valutazioni ossessive
Instaurare una buona alleanza terapeutica con una persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) non è impresa semplice. Le impasse tecniche e relazionali che segnalano problemi nel legame terapeuta-paziente e un accordo insufficiente su strategie e obiettivi terapeutici possono occorrere sin dalla fase iniziale di valutazione e, a seguire, nelle fasi di implementazione e chiusura del trattamento. Gran parte di queste difficoltà possono essere viste come vere e proprie trappole in cui paziente e terapeuta cadono. Un classico esempio è quello dello stallo che nasce dal timore del giudizio morale del terapeuta: il paziente si chiude in un riserbo sul contenuto proibito delle proprie ossessioni che rende arduo giungere alla formulazione del problema. Un altro esempio è quello della “spiegazione perfetta”: il paziente si dilunga nella spiegazione minuziosa del proprio sintomo ridefinendo continuamente le formulazioni proposte dal terapeuta o, al contrario, procede in modo lento e incerto rendendo vano il tentativo di giungere a una condivisione almeno provvisoria del problema.
Come suggerito da Saliani e Mancini nel libro “La Mente Ossessiva”, è lecito concettualizzare gran parte delle trappole in cui cadono paziente e terapeuta come espressione delle stesse strutture psicologiche che determinano i sintomi propriamente detti. Vale a dire, ad esempio, che lo stesso timore di colpa deontologica che porta una persona a fare controlli ripetuti del rubinetto del gas opera anche quando a essere valutata è la psicoterapia in cui si è impegnati. Leggi tutto “Alleanza terapeutica nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo”