di Niccolò Varrucciu
Le capacità metacognitive nei disturbi dello spettro autistico
C’è un robusto corpus di ricerche che mostra sostanziali differenze cognitive tra persone affette da Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) ad alto funzionamento e persone a sviluppo tipico. L’espressione “differenze cognitive” è preferita al più comune termine “deficit” perché si vuol evidenziare una diversità nei processi e non una mancanza di abilità.
Tre delle aree in cui si rilevano le differenze maggiori sono: il funzionamento esecutivo, i processi di elaborazione delle informazioni orientati al dettaglio e la consapevolezza di sé, concetto declinabile in molte aree della vita della persona fra cui la metacognizione.
La Teoria della Mente (TdM) è la capacità d’inferire stati mentali come emozioni, intenzioni, desideri e credenze, e di utilizzare questi prodotti mentali per predire, interpretare e spiegare azioni e comportamenti. Perché le capacità metacognitive siano completamente efficienti, l’attribuzione di stati mentali deve riguardare se stessi (prima persona) e gli altri (terza persona), attività mediate da processi differenti e che implicano conoscenze diverse. Nello specifico, la TdM comprende la valutazione di prim’ordine (inferenza di stati mentali su altri) e di second’ordine (inferenza degli stati mentali altrui su una terza persona); tali inferenze possono essere effettuate partendo da una posizione egocentrica (in relazione al proprio sè) o allocentrica (indipendenti dal sé).
Questa complessità ha implicazioni di grande portata, compreso l’uso di questionari self-report nel lavoro clinico e di ricerca. Leggi tutto “Il mondo in prima persona”