Lavorare senza limiti! Quando diventa una dipendenza

di Laura Pannunzi

Il workaholism è il disturbo psicologico delle persone con un tendenza stabile e un bisogno incontrollabile di lavorare in maniera eccessiva e compulsiva

Era il lontano 1971, quando Wayne Edward Oates, psicologo statunitense, trattò e concettualizzò il tema della dipendenza da lavoro (work addiction) coniando il termine “workaholism”. Sono passati più di quarant’anni e, pur non comparendo ancora sui manuali di psichiatria come disturbo psicologico, tale fenomeno è aumentato simultaneamente ai crescenti ritmi di lavoro, altamente pressanti, imposti dalla società odierna. Secondo l’etica del lavoro attuale, un individuo che dedica tutta la sua vita al lavoro non sembra essere portatore di un disagio o di una patologia, al contrario il suo comportamento gli permette di ricevere prestigio, ammirazione e denaro.
Ma quand’è che si può parlare di “dipendenza”? Il workaholism viene oggi collocato nell’ambito delle new addiction (“nuove dipendenze”, forme di dipendenza comportamentale in cui non è implicato l’intervento di sostanze) e si riferisce al comportamento di una persona estremamente dedita al lavoro, la quale ha la tendenza stabile e il bisogno incontrollabile di lavorare in maniera eccessiva e compulsiva. La dipendenza da lavoro si manifesta, principalmente, nel dedicare volontariamente tempo eccessivo al lavoro senza che vi sia una reale esigenza, ad esempio legata a questioni di tipo economico (bassa redditività) o lavorativo (scadenze da rispettare).

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