La compartecipazione e la condivisione del significato dell’esperienza soggettiva. Un’opportunità di incontrare anche noi stessi: la commozione annuncia un’occasione di “sintesi personale”
Partiamo da una definizione di commozione (dal lat. muovere con, muovere insieme): è un sentimento intenso benevolo e amorevole di compassione, tenerezza, pietà o ammirazione, che può suscitare il pianto. La peculiarità della commozione è che le lacrime possono affiorare anche in situazioni che non sono tristi o dolorose. A volte, abbiamo gli occhi lucidi per la gioia o proviamo un sentimento misto di tristezza e felicità. Spesso, infatti, non sappiamo distinguere perché stiamo piangendo.
Se è vero che si piange quando si soffre o quando condividiamo empaticamente la sofferenza di qualcun altro, perché mai ci commuoviamo anche osservando qualcuno che sta bene o che è felice? Perché sentiamo un fondo di contentezza mentre ci si inumidiscono gli occhi?
Bisogna tenere presente che, fin dalla nascita, è parte della nostra natura ricercare la vicinanza protettiva dei nostri simili quando versiamo in condizioni di bisogno, ad esempio quando abbiamo paura, o proviamo un qualche tipo di sofferenza sia fisica sia emotiva. Questa propensione si chiama “attaccamento” ed è presente in tutte le specie che si prendono cura della prole. Il pianto è un comportamento innato che serve come segnale per i nostri simili, una specie di messaggio universale che significa: “Stammi vicino”. Leggi tutto “Che cos’è la commozione? Un’ipotesi cognitivo-evoluzionista”