Report del convegno internazionale del 2018 ad Amsterdam
L’ultimo weekend di maggio si è tenuto ad Amsterdam il convegno internazionale di Schema Therapy (ST) in cui oltre un migliaio di schema terapeuti provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati per condividere nuove tecniche terapeutiche e i risultati delle recenti ricerche nell’ambito. L’apertura dei lavori ha visto il presidente David Edwards e il vice-presidente nonché organizzatore del convegno Remco Van der Wijngaart dare il benvenuto ai partecipanti sottolineando la significatività dell’evento, che puntualmente ricorre ogni due anni. L’intervento del presidente ha ripercorso il contributo dei più illustri clinici e ricercatori che con i loro concetti e modelli hanno provveduto a dare corpo alla ST. Partendo da Winnicott e le sue esperienze emotive correttive, passando per Moreno e Perls che hanno creato e diffuso la tecnica delle sedie, arrivando a Bandura e alla sua auto-efficacia e infine richiamando il prezioso contributo di Gianni Liotti che si è occupato, tra gli altri, di attaccamento e trauma complesso e che è malauguratamente venuto a mancare da poco.
Successivamente in una keynote, Arntz ha ripercorso gli studi di efficacia sull’applicazione della tecnica esperienziale di Imagery with Rescripting (ImRS), citando i dati preliminari di diversi studi, tra i quali: un lavoro coordinato da Yakin che coinvolge 320 pazienti e prevede controlli di follow-up a sei anni, uno studio guidato da Tan che indaga le reazioni dei pazienti all’applicazione delle tecniche immaginative e altre ricerche di Roediger, Raabe e Videler rivolte rispettivamente allo studio dell’efficacia nel contesto della terapia di coppia, al Disturbo Post-traumatico da Stress e in età geriatrica. Tra i diversi simposi in parallelo, una sessione coordinata anch’essa da Arntz, ha interessato gli ultimi contributi relativi all’applicazione della ST al trattamento della depressione. Si tratta di un disturbo mentale, seppure tra i più diffusi al mondo, di cui la ST si è occupata poco, e lo ha fatto unicamente a partire dal primo contributo di Renner nel 2012. Quest’ultimo ha presentato i dati preliminari dell’ultimo lavoro del suo team, in cui in 25 pazienti con depressione cronica (sintomi presenti da oltre 2 anni, BDI-II>20) è stata esplorata l’efficacia della ST, tenendo in considerazione anche altre variabili come le credenze depressive nucleari e aspetti relativi alla relazione terapeutica. Rhonda Goldman ha ripercorso, avvalendosi di brevi video, i sei interventi nucleari del modello della Emotion Focused Therapy (EFT): 1) la consapevolezza e l’abilità di verbalizzare le emozioni, 2) la loro espressione, 3) la capacità di regolazione emotiva, 4) le capacità riflessive sulle stesse, 5) i processi di trasformazione intra-personali e 6) i processi trasformativi emotivi inter-personali.
Il secondo giorno, Farrell e Shaw hanno ripercorso i principali concetti che il terapeuta in formazione dovrebbe conoscere nel suo percorso educativo, la self-practice (pratica personale) e la self-reflection (capacità auto-riflessive), non mancando di applicare esercizi esplicativi. Nella sua key lecture, Young ha presentato la nuova formulazione del caso clinico in chiave ST, disponibile sul sito della Società internazionale e che prevede la raccolta di nuove informazioni che riguardano gli aspetti culturali, etnici o religiosi del paziente e la relazione terapeutica, tenendo in considerazione le reazioni del terapeuta al paziente, il livello di collaborazione di quest’ultimo e le informazioni rispetto al reparenting. In un workshop, Genderen e Van der Wijngaart hanno affrontato, e arricchito con molteplici role play e esercitazioni pratiche, i diversi risvolti con cui l’emozione di rabbia può manifestarsi nel paziente. Le possibili modalità rabbiose prendono forma nel mode del bambino arrabbiato e furioso, nel genitore punitivo e nei coping mode di attacco/bullismo, del protettore arrabbiato, del predatore e del grandioso/auto-esaltatore. Senza dimenticare che la rabbia può venire espressa in modo adeguato e funzionale anche dalla parte dell’adulto sano del paziente. Gli strumenti che il terapeuta possiede per distinguere e identificare le diverse manifestazioni arrabbiate sono l’ascolto attento delle parole del paziente, il modo in cui parla e le reazioni emotive che il clinico può osservare dentro di sé. Ovviamente, rabbie “diverse” necessitano di interventi terapeutici differenti mirati.
Il gruppo APC-SPC romano ha partecipato con diversi contributi, orali e sotto forma di poster, presentando i risultati di studi che hanno visto coinvolte patologie di tipo depressivo e ossessivo-compulsivo (DOC), con la condivisione dei dati preliminari di uno studio volto a valutare l’efficacia dell’utilizzo di tre uniche sessioni di ImRS nel trattamento del DOC. Purtroppo il numero di connazionali che ha preso parte a questo meeting internazionale è stato davvero esiguo: si spera che la prossima edizione, in Gran Bretagna o in Danimarca, si possa assistere a un massiccio intervento di italiani!