“Keep calm and make a distance”

di Caterina Parisio

Condivisione, non appartenenza e abilità metacognitive

Intorno al 2012, pensando a come accrescere il comfort dei clienti della propria business class, la compagnia aerea olandese Klm ha condotto una serie di esperimenti in cui un attore va a sedersi accanto a un passeggero dell’aeroporto Schiphol di Amsterdam, nonostante l’abbondanza di posti disponibili. La reazione dei malcapitati passeggeri è invariabilmente identica: si alzano e si allontanano perché avvertono che il proprio spazio personale sia stato invaso. La conseguenza è un aumento dello stress e un senso di fastidio. Di qui la conclusione della compagnia: i viaggiatori della loro business class hanno sempre diritto a un posto vuoto accanto a loro.
Qual è lo spazio giusto tra sé e gli altri? Dipende se si è di sesso maschile o femminile? Da chi è l’altro e da dove si è nati? Da regole implicite alle quali si obbedisce? Quand’è che il cervello comincia a far avvertire un senso di disagio?
L’antropologo americano Edward Hall, nel libro “La Dimensione Nascosta” del 1966, scrive: “Tutti gli individui sono avvolti da una sorta di bolla che regola il proprio spazio personale e che si contrae o si estende a seconda del contesto, delle persone con cui si ha a che fare, del ruolo che si interpreta e così via”. Leggi tutto ““Keep calm and make a distance””