Essere di animo sensibile: cosa significa? E soprattutto: è un bene o un male?

di Maurizio Brasini

L’iper-sensibilità non segnala soltanto una qualità positiva dell’animo ma può costituire un vero e proprio problema quando la risposta emotiva è eccessiva e difficile da regolare

In psicologia, con la parola “sensibilità” si indica l’intensità soggettiva con cui percepiamo un determinato stimolo e reagiamo ad esso. Infatti, fin dai primi studi sul modo in cui l’uomo percepisce la realtà fisica attraverso i sensi, ci si è accorti che non esiste una corrispondenza puntuale tra le variazioni nel mondo fisico e le variazioni nella percezione umana: secondo la legge di Fechner, “perché l’intensità di una sensazione cresca in progressione aritmetica, lo stimolo deve accrescersi in progressione geometrica”.
Se parliamo di emozioni, tendiamo ad attribuire una valenza positiva alla sensibilità, come ad un tratto di umanità. La sensibilità intesa in questo senso coincide largamente con il concetto di empatia: la risonanza o rispecchiamento emotivo che ci fa sentire le emozioni degli altri e, in tal modo, comprenderle. In questa accezione, si tende a considerare l’essere iper-sensibili più come una virtù che non come un difetto; al massimo si riconoscono gli effetti collaterali, un po’ come immaginare che avere un udito sensibile è un problema perché Leggi tutto “Essere di animo sensibile: cosa significa? E soprattutto: è un bene o un male?”