Mio fratello ha il cancro!

di Emanuela Pidri

I vissuti emotivi dei fratelli dei piccoli pazienti oncologici

Per tutto il genere umano la morte non è più che un processo dentro di un altro processo che è la vita. È la conseguenza inevitabile della vita e, tuttavia, inevitabilità non significa accettazione, volontà né comprensione. Lo sviluppo della Psicologia Cognitiva ed Evolutiva ha permesso di definire il processo di acquisizione dei concetti di infermità  e morte nei bambini, così come le conseguenze che comportano i bambini oncologici,  a causa della gravità della propria condizione medica, sul nucleo familiare. Vivere con un bambino oncologico rappresenta una sfida, dal momento che costituisce sia una minaccia alla vita dell’individuo che ne soffre sia una perdita di un membro della famiglia da parte dell’intero nucleo familiare. La complessità della malattia si ripercuote anche sui fratelli, sensibili allo stato d’animo dei familiari. I fratelli dei piccoli pazienti oncologici sanno che sta succedendo qualcosa e se non hanno informazioni adeguate traggono conclusioni attingendo dalla propria fantasia. Posso pensare, ad esempio, che la persona cara li abbia abbandonati o che il loro cattivo comportamento sia la causa del cancro. Vivono sentimenti di solitudine, colpa e gelosia che possono intensificarsi quando il bambino non viene ascoltato e aiutato nel comprendere il cambio dell’attitudine paternale. I fratelli e le sorelle, soprattutto i più vicini in età al bambino canceroso, soffrono dell’atmosfera che regna nella famiglia, della disorganizzazione della vita quotidiana, della separazione, delle limitazioni del comportamento, dell’indisponibilità dei genitori. I fratelli, come i bambini oncologici, percepiscono vari timori: hanno paura di poter avere il cancro; possono aver paura di visitare il fratello in ospedale, di vederlo malato o che soffre; hanno paura che non gli si stia dicendo la verità; hanno paura di doversi separare dai genitori; soprattutto hanno paura della morte del fratello. Possono sperimentare la stessa ansia dei genitori seppur non conoscano quello che sta succedendo, si preoccupano anche di andare a scuola e affrontare domande alle quali non si può rispondere o delle quali non conoscono la risposta. I fratelli si arrabbiano perché la vita si è notevolmente alterata e hanno la consapevolezza che niente tornerà ad essere uguale a prima del cancro. Spesso si sentono colpevoli della loro stessa ira o solo per gioire della salute che il fratello malato non ha sperimentando il senso di colpa del sopravvissuto. I fratelli, inoltre, si sentono tristi quando si accorgono che il piccolo paziente è realmente malato e necessiterà di un trattamento intenso e lungo. Tanto i pazienti come i fratelli esprimono questi sentimenti in relazione con la loro età, temperamento e modo di affrontare le situazioni difficili, assumendo un ruolo di pseudo- adulto per sopprimere l’assenza dei genitori. Inoltre, le reazioni di fronte alla morte di un fratello sono varie: dalla non risposta apparente fino alla presenza di problemi somatici, aggressività, difficoltà scolastiche, alterazioni alimentari, alterazioni del ciclo sonno-veglia con presenza di incubi notturni. L’attenzione psicologica deve essere rivolta non solo ai bambini oncologici ma anche ai membri della famiglia, con particolare attenzione ai fratelli. Tale attenzione dovrebbe adattarsi ai distinti momenti della malattia, dalla diagnosi all’ospedalizzazione, dal ritorno a casa e a scuola alla sopravvivenza a lungo termine, o alla ricaduta, alla morte e al lutto. Comprendere che l’attenzione da dedicare al bambino e alla sua famiglia deve essere un continuum dalla diagnosi fino alla cura o alla morte è, forse, la base sulla quale si deve costruire un modo di lavorare che veda tutti i clinici collaborare tra loro nell’ottica di un approccio integrato che prenda in carico le varie sfaccettature del problema nel rispetto della sofferenza di tutti i membri del nucleo familiare.

Per approfondimenti:
Die Trill M., “Psico-oncología”. ADES Ediciones S.C., Madrid, 2003; pp.619-627.

Ferrari A, Dama E, Pession A, Rondelli R, Pascucci C, Locatelli F, et al. “Adolescents with cancer in Italy: entry into the national cooperative paediatric oncology Group AEIOP trials”. Eur. J Cáncer 2009;45(3):328-34.

Lansdown R. & Goldman A.: Annotation: “The psychological care of children with malignant disease”. J. Clin. Psychol. Psychiat., 1988, 29 (5), 555-567.

Maurice-Stam H, Oort FJ, Last BF, Grootenhuis MA. “Emotional functioning of parents of children with cancer: the first five years of continuous remission after the end of treatment”. Psychooncology. 2008;17(5):448-459.

 
O.J.Z. Sahler, “El nino y la muerte”. Version espanola de M.A. Fernandez Alvorez,  Editorial Alhambra S.A., Madrid, 1983; edición original: “The child and death”. C.V.  Moiby Company, University of Rochester, New York, 1978. Pp.1-25.

 
Palanca MI, Ortiz P. “La muerte del niño: procesos de afrontamiento en el paciente, la familia y el equipo médico”. An Esp Pediatr 2000; 53: 257-60

Tu e la tua malattia: non vi sopporto più!

di Benedetto Astiaso Garcia

Rendere la famiglia una risorsa: come si accede alla sofferenza altrui? Quali strategie familiari, efficaci e condivise, mettere in atto per promuovere il benessere?

I vissuti di sofferenza psichica coinvolgono l’intero sistema familiare in cui la sintomatologia si manifesta, compromettendone in maniera significativa le relazioni, la comunicazione e, soprattutto, la comprensione dei bisogni altrui.
Fronteggiare inadeguatamente una problematica psicologica, di qualsiasi natura essa sia, potrebbe innescare forti vissuti di incomprensione e impotenza, con il rischio di sminuire e svalutare il vissuto dell’altro, ponendosi in una posizione di giudizio, chiusura e scarsa empatia.
Il disorientamento familiare rende vano qualsiasi tentativo di assistenza, supporto e cooperazione, inducendo frustrazione e conflitti, la cui origine risiede in una mancata comprensione del disagio psicologico con il quale ci si deve confrontare ogni giorno. Leggi tutto “Tu e la tua malattia: non vi sopporto più!”

Mio figlio ha il DOC: come mi comporto?

di Angelo Maria Saliani

 Come approcciarsi ad un familiare affetto da disturbo ossessivo-compulsivo. Tra subire, fare, assecondare

Come si comporta di solito il familiare in risposta ai sintomi di una persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)?
Delle volte finisce nelle stesse trappole del proprio caro, partecipando o sostituendosi a lui nell’esecuzione dei rituali; altre volte si limita a subirli passivamente; altre ancora lo critica aspramente. In tutti questi casi, la qualità della vita dei due e dell’intera famiglia è gravemente compromessa.
Cosa fare?

Evidentemente la prima soluzione sta nella cura del disturbo e dunque nella scelta di un trattamento di provata efficacia. I familiari, nel frattempo, come dovrebbero comportarsi? Leggi tutto “Mio figlio ha il DOC: come mi comporto?”

Vivere con una persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo

di Angelo Maria Saliani

Alcuni suggerimenti per non assecondarne i comportamenti e per migliorare il clima relazionale in casa

Il familiare della persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è spesso coinvolto nella sintomatologia del proprio caro. Oscilla tra atteggiamenti di accommodation (accondiscendenza) e di antagonismo, tra sentimenti di colpa e di rabbia, urgenza di fare qualcosa e senso di impotenza. Come aiutarlo? Cosa dovrebbe concretamente fare o non fare, dire o non dire il familiare per aiutare il proprio caro – e se stesso – nella quotidiana lotta imposta dal disturbo?
Ecco alcuni suggerimenti che, è utile precisarlo, non sostituiscono gli interventi terapeutici di cui possono giovarsi i pazienti e i loro familiari.
Primo: avere un’idea chiara di cosa sia il DOC. Fino a quando si considererà incomprensibili, folli, assurdi i pensieri e i comportamenti del proprio caro non lo si potrà aiutare e si precipiterà rapidamente insieme a lui in trappole interpersonali caratterizzate da pacche sulle spalle, piccole bugie, estenuanti discussioni, ricerca sterile di soluzioni, compiacenza, biasimo e colpevolizzazioni reciproche. Esistono siti internet specializzati che offrono informazioni aggiornate sul disturbo, articoli scientifici facilmente reperibili online, e libri di recente pubblicazione interamente dedicati alla descrizione e alla spiegazione del DOC. Si suggerisce, in particolare, la lettura del libro “La mente ossessiva” curato da Francesco Mancini. Leggi tutto “Vivere con una persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo”