Covid-19: Attenta-MENTE!

di Malicia Bruno

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Coronavirus: “La salute mentale è a rischio”

Quando si parla di salute mentale, ci si riferisce a una condizione di benessere e di equilibrio psicologico ed emotivo dell’individuo. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tale condizione gli consente “di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.

La salute mentale sembrerebbe a rischio a causa della pandemia da Covid-19 che avrebbe un impatto rilevante su di essa: a rivelarlo è un rapporto dell’ONU presentato dalla direttrice del Dipartimento della Salute Mentale dell’OMS Devora Kestel, nel quale la situazione attuale viene descritta come “preoccupante”.

Fattori come l’isolamento sociale, la paura del contagio e la perdita di familiari, aggravati dall’angoscia causata dalla perdita di reddito e spesso dalla disoccupazione, potrebbero causare sofferenze psicologiche, alimentando alcuni casi di malattie mentali.

In diversi Paesi, i dati indicano un aumento dei sintomi depressivi, di ansia, dei disturbi del sonno e di consumo di alcol, anche in forme gravi.  Il rapporto dell’Onu ha messo in evidenza diverse aree del mondo e parti di società vulnerabili al disagio mentale: in prima linea, gli operatori sanitari, particolarmente colpiti da un forte stress psicologico dovuto al carico di lavoro, alle prese con decisioni riguardanti la vita dei propri pazienti e alla paura del contagio;  i bambini e gli adolescenti, che manifestano difficoltà di concentrazione, irrequietezza e nervosismo;  le famiglie e, in particolare, le donne, che si sono trovate a dover organizzare e gestire smart-working, scuola dei figli e lavori domestici; le persone anziane e, infine, le persone con condizioni di disagio mentale preesistente.

Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus sottolinea che “i sistemi di salute mentale vanno rafforzati in tutti i Paesi per far fronte all’impatto”, proprio perché tutelare la salute mentale in questa fase progressiva rappresenta una priorità assoluta.

La terapia cognitiva comportamentale si è dimostrata essere uno dei supporti migliori nei disturbi che attengono la pandemia, quali ad esempio: disturbi di depressione, d’ansia, di panico, di fobia sociale o disturbo ossessivo compulsivo.
La TCC è un intervento che utilizza strategie cognitive focalizzate sulla sostituzione degli schemi di pensiero disfunzionali con altri schemi più realistici e strategie mirate a modificare comportamenti disadattivi. È una terapia adatta al trattamento individuale, di coppia e di gruppo ed è validata empiricamente sia con adulti sia con bambini e adolescenti. La terapia cognitiva comportamentale prevede, inoltre, una particolare attenzione alla cura della vulnerabilità alla ricaduta, utilizzando protocolli come lo Schema Therapy.

Uscire da questo triste periodo, che ci siamo trovati ad affrontare, si può. È importante riconoscere la propria fragilità o quella di una persona vicina e chiedere supporto a chi ha le competenze per fornirlo.

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Narcisista cerca specchio per relazione

di Malicia Bruno

“Vivo un rapporto con una narcisista?”. Capire per prevenire

Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) è definito come un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia, è assorbito da fantasie di successo, fascino e amore ideale, e mostra comportamenti arroganti e presuntuosi.
Il narcisista personifica le proiezioni della persona che deve sedurre ed è abile a vestire i panni del partner ideale: tutte le sue azioni mirano al raggiungimento del controllo e le loro relazioni affettive sono spesso all’immagine dell’alternanza tra idealizzazione e svalutazione.

Tra il narcisista e la sua vittima esiste uno scenario ben preciso nello sviluppo della relazione: si ha una prima fase di seduzione nella quale anestetizzerà la vittima con delle attenzioni amorevoli, dette “love bombing”; la fase successiva, l’invasione, avviene nel corso della relazione con il capovolgimento della situazione, in cui isola la vittima da suoi riferimenti; l’ultima fase, ossia di distruzione, corrisponde, infine, al momento in cui esegue un’opera di impoverimento della compagna per poi abbandonarla.
Il comportamento disfunzionale del narcisista determina un abuso così profondo sulla vittima da implicarne un trauma. La vittima ha un profilo preciso: spesso è una persona brillante e intelligente ma sarà soggiogata nel momento in cui vi è una crepa a livello dell’immagine di sé, una scarsa gestione emotiva e una posizione di difficoltà momentanea. Le tecniche di manipolazione messe in atto dal narcisista sono varie ma la più utilizzata è il “gaslighting”, ovvero una particolare forma di abuso psicologico che esercita al fine di creare nella vittima uno stato confusionale e di renderla incapace di fidarsi dei propri pensieri e della sua capacità di giudizio. Tra i sintomi più frequenti provati dalla vittima ci sono la bassa autostima, i pensieri suicidi e la depressione: per questo motivo può impiegare molto tempo a decidere di uscire dalla relazione col narcisista poiché si convincerà che la relazione sia vitale per la propria sopravvivenza psico-emotiva.
La conoscenza e la consapevolezza delle disfunzionalità presenti in una modalità interattiva narcisistica è fondamentale per la prevenzione.