Scopi e funzioni della ruminazione

di Roberta Trincas, Chiara Schepisi, Estelle Leombruni, Valentina Emilia Di Mauro, Francesco Mancini

Abstract dell’articolo “Goals and functions of rumination: a review”, pubblicato su Clinical Neuropsychiatry

La ruminazione è un processo di pensiero ripetitivo e abituale che riguarda generalmente un tema specifico, ed è implicato nello sviluppo e nel mantenimento di diverse psicopatologie. Considerando che ha un ruolo critico nella psicopatologia, lo studio delle funzioni e degli scopi della ruminazione ha suscitato notevole interesse negli ultimi anni di ricerca nel campo. Le motivazioni che hanno spinto l’interesse verso la conoscenza degli scopi della ruminazione deriva da prove empiriche che dimostrano che il pensiero ripetitivo può essere adattivo e che la ruminazione si osserva comunemente anche in popolazioni non cliniche.

In linea con questa prospettiva, lo scopo di questa revisione è costruire un modello esaustivo della ruminazione coerente con l’idea che tale processo sia guidato da scopi. A tal fine, sono stati analizzati criticamente i modelli teorici più rilevanti e gli studi sulla ruminazione al fine di identificare potenziali indicatori del ruolo della ruminazione all’interno del sistema di scopi individuale.

Sulla base delle evidenze attuali, la ruminazione sembra avere la funzione di riflettere su eventi o situazioni che possono ostacolare il raggiungimento di scopi (o scopi di evitamento) al fine di favorire il perseguimento di scopi rilevanti. In particolare, la ruminazione si associa a obiettivi di livello intermedio nella gerarchia. In altre parole, focalizzandosi ripetutamente su un evento, su sensazioni fisiche o emozioni legate a un obiettivo non raggiunto, l’individuo cercherebbe di superare eventuali ostacoli per raggiungere lo scopo terminale desiderato.

L’analisi presentata nell’articolo  (http://www.clinicalneuropsychiatry.org/pdf/6CN18-6trincasetal..pdf) pubblicato sul numero di dicembre della rivista Clinical Neuropsychiatry (http://www.clinicalneuropsychiatry.org/#) ripercorre le principali teorie sull’argomento (Nolen-Hoeksema, Borkovech, Wells, Davey, Watkins), estrapolando le principali funzioni della ruminazione e delineando un modello scopistico all’interno del quale tale processo avrebbe un ruolo adattivo.

Per approfondimenti:

Clinical Neuropsychiatry – n. 6 December – 2018
http://www.clinicalneuropsychiatry.org/#

Articolo “Goals and functions of rumination: a review”
http://www.clinicalneuropsychiatry.org/pdf/6CN18-6trincasetal..pdf

Il ruolo delle credenze sulle emozioni

di Roberta Trincas, Laura Bernabei, Pina Cristina Bellizzi, Cecilia Laglia, Alessandra Nachira, Giuseppe Vitali, Francesco Mancini

Abstract dell’articolo “Il ruolo delle credenze sulle emozioni nei processi di regolazione emotiva. Una rassegna della letteratura su teorie, ricerche e trattamento” su Rivisteweb

Nonostante la ricerca abbia dimostrato l’impatto che le strategie di regolazione emotiva (SRE) hanno nel mantenimento della psicopatologia, risultano poco chiari i meccanismi implicati nell’uso di SRE disadattive, come le credenze che le persone hanno rispetto alle loro emozioni.
L’obiettivo dell’articolo “Il ruolo delle credenze sulle emozioni nei processi di regolazione emotiva. Una rassegna della letteratura su teorie, ricerche e trattamento”, pubblicato a marzo 2018 su Rivisteweb, è dunque comprendere le caratteristiche della relazione tra credenze sulle emozioni e processi di regolazione emotiva (RE). A tal fine verranno approfonditi gli studi che hanno indagato nello specifico le credenze sulle emozioni che influiscono sulla RE, i metodi di misura utilizzati e le psicoterapie che prevedono protocolli specifici focalizzati sulla modifica delle credenze sulle emozioni.
La rassegna mette in luce che le credenze che le persone hanno sulle emozioni possono influire sulle capacità di gestione delle proprie reazioni emotive. In particolare, sembra esserci un’associazione tra credenze specifiche e differenti strategie di RE. Infine, le credenze hanno un ruolo importante nell’incremento dei sintomi e nel mantenimento di specifici disturbi mentali. Considerando che gran parte degli studi ha approfondito tali meccanismi in campioni non clinici, emerge la necessità di ampliare il campo d’indagine nell’ambito della psicopatologia.
Per approfondimenti:

Articolo “Il ruolo delle credenze sulle emozioni nei processi di regolazione emotiva. Una rassegna della letteratura su teorie, ricerche e trattamento” su Rivisteweb https://www.rivisteweb.it/doi/10.1421/90325

Obiettivi personali e benessere

di Rosanna De Angelis
a cura di Roberta Trincas

“La qualità non è mai casuale; è sempre il risultato di uno sforzo intelligente”. John Ruskin

Nell’ultimo decennio, si è andata affermando una Teoria Motivazionale del Benessere Soggettivo. L’approccio fondato su questa teoria si basa sul presupposto che il successo in obiettivi significativi abbia un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento del benessere psicologico delle persone. In questa prospettiva, il benessere soggettivo è tanto più elevato quanto più l’individuo è impegnato in progetti di vita – piani di azione estesi tesi al raggiungimento di obiettivi personali – significativi, ben strutturati, supportati da altri, non eccessivamente stressanti e generativi di un senso di autoefficacia.
Uno studio longitudinale a breve termine, condotto su un campione di 88 studenti universitari, ha cercato di esaminare in che modo le caratteristiche degli obiettivi personali possono spiegare le differenze e i cambiamenti del benessere soggettivo nel tempo.
La ricerca si è focalizzata su tre caratteristiche degli obiettivi personali: l’impegno nel perseguimento dell’obiettivo, la valutazione che il soggetto formula sulla raggiungibilità dell’obiettivo e i progressi percepiti nel raggiungimento dell’obiettivo.
L’impegno nel perseguimento dell’obiettivo indica fino a che punto l’obiettivo personale è associato ad un forte senso di determinazione nel perseguirlo, all’urgenza di investire le proprie energie nel suo conseguimento e alla disponibilità a compiere un grande sforzo per realizzarlo.
La valutazione soggettiva sulla raggiungibilità dell’obiettivo rappresenta il risultato del confronto che il soggetto fa tra l’esistenza di condizioni favorevoli e l’esistenza di condizioni sfavorevoli al raggiungimento del suo obiettivo. Le condizioni favorevoli indicano che una persona ritiene di avere abbastanza tempo e opportunità per dedicarsi al suo obiettivo, di avere il potere di raggiungerlo e di ricevere un adeguato sostegno sociale nella sua realizzazione.
Dopo aver chiesto ai partecipanti di elencare sei obiettivi personali che si proponevano di realizzare nei primi mesi dell’anno accademico ed aver rilevato il loro stato di benessere iniziale, le tre dimensioni-obiettivo ed i livelli di benessere soggettivo sono stati misurati in 3 tempi diversi in un arco temporale di 14 settimane. Il benessere soggettivo è stato considerato nei suoi aspetti sia affettivi (umore euforico/depresso) che cognitivi (soddisfazione di vita).
Dallo studio in esame, è emerso che l’intensità dell’impegno dedicato al perseguimento dei propri obiettivi è una variabile di moderazione, perché determina la misura in cui le differenze nella percezione della loro raggiungibilità spiegano i cambiamenti positivi e negativi del benessere soggettivo nel tempo. Questo significa che, rispetto agli individui che dedicano uno scarso impegno alla realizzazione dei loro obiettivi, le differenze nella stima della loro raggiungibilità non sono indicative di differenze nel benessere soggettivo, mentre, rispetto a coloro che si impegnano molto per realizzare i propri scopi, la percezione di raggiungibilità degli obiettivi è predittiva di maggiori livelli di benessere soggettivo e, al contrario, la percezione di difficoltà o ostacoli nella raggiungibilità degli obiettivi implica una compromissione significativa dei livelli di benessere.
È emerso, altresì, che i progressi percepiti nel raggiungimento degli obiettivi hanno un effetto diretto sui livelli di benessere soggettivo e mediano l’effetto dell’interazione tra l’impegno e la raggiungibilità degli obiettivi sul benessere.

Per approfondimenti:

Brunstein J.C. (1993). Personal Goals and Subjective Well-Being: a longitudinal study. Journal Personality and Social Psychology, Vol. 65, No. 5, 1061-1070.