a cura di Maurizio Brasini
Gli autori di questo studio (Giuseppe Femia, Isabella Federico, Guyonne Rogier, Francesca D’Olimpio, Francesco Mancini e Andrea Gragnani) meritano la gratitudine di chi ha a cuore la prospettiva cognitivista che il gruppo SPC rappresenta e a cui noi (loro ed anche io) facciamo riferimento. Per comprenderne il motivo bisogna fare una premessa, ed è che la conoscenza è costituita di domini per i quali vale il principio dell’usucapione: appartengono a chi li coltiva. Se cercate oggi il termine “anti-goal” su Google, troverete una proliferazione di contributi rivolti ad un pubblico interessato ad ottenere la chiave del successo e della realizzazione personale; a costoro, si propone l’idea che la soluzione sia ridefinire i propri obiettivi di vita concentrandosi su ciò che si vuole evitare, cioè: trasformandoli in anti-scopi.
Chi ha conosciuto Roberto Lorenzini, o ne ha anche solo sentito parlare, non potrà evitare di immaginarlo commentare questa trovata con qualche battuta fulminante, ed è forse per questo che nei suoi ultimi anni di insegnamento e di scrittura – con i suoi “Ciottoli” – andava sempre di più ad evidenziare il ruolo cruciale degli anti-goal nella sofferenza psicologica. Forse proprio per evitare che la trascuratezza di quel campo lasciasse spazio a questo genere di derive culturali, confezionava appunti e studi, anche di carattere divulgativo, che potessero rafforzare il concetto e la formulazione degli anti-scopi come componenti centrali della psicopatologia.
Infatti, in linea con una tradizione di ricerca e concettualizzazione che in Italia ha visto in prima linea studiosi come Castelfranchi, Miceli, Mancini, Lorenzini e altri collaboratori per oltre quarant’anni, il lavoro di Femia e colleghi ci ricorda innanzitutto che quando i nostri investimenti diventano eccessivi e “irrevocabili” è più probabile che ci complicheremo la vita nel tentativo di raggiungerli ad ogni costo; inoltre, viene ribadita l’ipotesi che gli scopi definiti in negativo, quelli orientati a prevenire un esito temuto piuttosto che a raggiungere un esito desiderato, tendano più facilmente ad essere iper-investiti perché generalmente riguardano i timori e le paure, o per meglio dire minacce, e perché non hanno una “regola di stop”, ovvero non si riesce a stabilire quando è che siamo definitivamente scampati da ciò che tentavamo di evitare e possiamo considerarci al sicuro dalla minaccia.
Si capisce ora perché gli autori abbiano il merito nell’aver raccolto, con questo lavoro, il lascito di Lorenzini e rinnovato più in generale questa eredità culturale della Scuola di Psicoterapia Cognitiva: per rimettere la chiesa al centro del villaggio, come si suol dire.
La costruzione di uno strumento come l’IGAG (Inventory of Goal and Anti-Goals, cioè scala degli scopi e anti-scopi) ha numerosi obiettivi di pregio: consentire l’indagine del tipo di scopi investiti dalle persone e dell’intensità degli investimenti; consolidare la nozione che investimenti rigidi ed eccessivi siano portatori di sofferenza psichica; investigare il rapporto tra i diversi scopi che possono diventare predominanti negli individui e le diverse forme della psicopatologia della personalità. Considerati nel loro insieme, tutti questi obiettivi convergono su un unico intento sovraordinato: dare impulso alla ricerca e al dibattito sulla motivated cognition, cioè su quell’accezione di scienza cognitiva che da Miller, Galanter & Pribram in poi considera gli scopi come il principio organizzatore della conoscenza e dell’azione umana, e che su questo principio informa anche la concettualizzazione e l’azione clinica.
E allora, l’auspicio è che ad amici, colleghi ed allievi piaccia, in occasione di questa pubblicazione, immaginare che Roberto Lorenzini avrebbe accolto questo lavoro con il suo sorriso sornione, sebbene sia solo un primo passo e nonostante la distinzione tra scopi e anti-scopi, così come formulata nella prima versione del questionario, il più possibile vicina alle sue stesse indicazioni, richiederà forse ulteriori studi per essere perfezionata. D’altronde, è così che procede la conoscenza scientifica: per aggiustamenti; ma un altro passo è stato compiuto nella direzione giusta.
Riferimenti bibliografici
Femia, G., Federico, I., Rogier, G., D’Olimpio, F., Mancini, F., Gragnani, A. (2025). Preliminary development and validation of the Inventory of Goals and Anti-Goals. Clinical Neuropsychiatry, 22(1), 99-108
doi.org/10.36131/cnfioritieditore20250108
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Foto di Markus Winkler: https://www.pexels.com/it-it/foto/ufficio-digitando-scrittura-scrivendo-4052198/