Perché vado a correre ma non dimagrisco? I paradossi dell’autocontrollo

di Mauro Giacomantonio

Autocontrollarsi in una situazione può ridurre la capacità di esercitare l’autocontrollo in occasioni successive

Spesso si sente qualche amico dire che, sebbene abbia iniziato faticosamente a fare sport, non ne vede i benefici sulla linea. È frequente che, dopo aver smesso di fumare, alcune persone ingrassino o inizino a comportarsi in maniera più aggressiva. Riflettendo sulle esperienze quotidiane, non è difficile ricordare un episodio in cui poco dopo aver giudiziosamente esercitato autocontrollo – resistendo a un dolce, forzandosi a studiare, risparmiando dei soldi – si sia caduti in qualche banale tentazione che ha vanificato tutti gli sforzi. Perché questa esperienza è così comune nella vita quotidiana delle persone e a cosa è dovuta? In psicologia questo fenomeno è stato studiato con il nome di “ego depletion”, una sorta di indebolimento delle capacità di autocontrollarsi dovuto proprio all’utilizzo, anche limitato, dell’autocontrollo. In altre parole, se una persona usa il proprio autocontrollo in un certo momento, sarà meno capace di controllarsi in un secondo momento.
I primi studi sul tema ipotizzavano che l’autocontrollo funzionasse esattamente come un muscolo che consuma preziose risorse metaboliche. Questa visione ha però lasciato il passo a una spiegazione legata alle motivazioni e non più a una non meglio specificata risorsa fisiologica. In particolare, si pensa che dopo l’esercizio dell’autocontrollo accadano due cose: le persone sono più attratte e ricercano maggiormente ciò che può costituire una piacevole ricompensa (ad esempio, soldi, sesso, cibo gustoso, divertimento); sono fortemente motivate a ridurre i loro sforzi e a conservare le energie mentali per eventuali esigenze future. Come conseguenza, saranno meno concentrate e perseveranti. Leggi tutto “Perché vado a correre ma non dimagrisco? I paradossi dell’autocontrollo”

Meglio un cucchiaino di Nutella oggi…

di Carlo Buonanno

La gratitudine inibisce l’impulso alla gratificazione immediata dei bisogni e favorisce l’autocontrollo

Che relazione c’è tra la Nutella e la gratitudine? Siamo grati per quel gusto intenso che nei momenti di malinconia sembra cura a buon mercato. Ma chi di noi abitualmente gode degli effetti della cioccolata conosce bene anche il rimorso per aver trasgredito una delle regole fondamentali del mangiar sano. Il rimorso, tuttavia, non basta. Un attimo dopo, se l’umore non è cambiato, affondiamo il cucchiaino nel barattolo, per buona pace della dieta. In altri termini, paghiamo pegno all’impulsività.
Una visione diffusa in psicologia identifica nelle emozioni i nemici giurati della pazienza e suggerisce che, se vogliamo resistere alle tentazioni, dobbiamo sopprimere le risposte affettivamente “calde”. In ogni caso, se da un lato alcune emozioni possono alimentare l’irresistibile desiderio di rapida soddisfazione di un bisogno, altre potrebbero agire nella maniera opposta, favorendo l’inibizione dell’impulso alla gratificazione immediata. La gratitudine rientrerebbe tra le condizioni dell’esistenza in grado di favorire l’autocontrollo.
In un report apparso recentemente su Emotion, Leah Dickens e David DeSteno hanno descritto la relazione tra gratitudine e autocontrollo, utilizzando il temporal discounting, paradigma sperimentale per la valutazione dell’impulsività, ovvero di quella regola che prescrive “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Leggi tutto “Meglio un cucchiaino di Nutella oggi…”