Ogni volta che ti metto giù nella culla, ti svegli!

di Giuseppe Grossi  

L’importanza del contatto nello sviluppo psicoaffettivo del neonato e del bambino

Uno dei temi di centrale importanza quando si parla di bisogni primari dei bambini è il contatto fisico. L’argomento è stato affrontato dalla psicologa Alessandra Borlotti nel volume “E se poi prende il vizio”, pubblicato nel 2010.

Secondo l’autrice, nella società contemporanea, si tende a controllare e reprimere le necessità affettive dei più piccoli attraverso l’utilizzo di prodotti commerciali, la consultazione di manuali o i consigli degli esperti, con lo scopo di educare i bambini fin da subito a essere autonomi e indipendenti.

Molti genitori spesso hanno l’obiettivo di svincolarsi fin da subito e volere i propri figli grandi il prima possibile, dominando così le proprie emozioni anziché conoscerle e saperle gestirle. Non esistono, però, evidenze scientifiche che avvalorano le credenze secondo cui il contatto fisico è dannoso. Se si pensa che il bambino prima della sua nascita sia stato avvolto nove mesi dalle pareti uterine, sarà più facile accettare le sue richieste di contatto e capire quanto queste siano normali e naturali. La pelle è l’organo del corpo che si sviluppa per primo e presenta il maggior numero di connessioni con il sistema nervoso centrale; quindi, il bisogno di contatto dei bambini garantisce loro la sopravvivenza fuori dall’utero. Lo studioso Ashley Montagu si è occupato delle ragioni fisiologiche del bisogno di contatto e ha riscontrato che la stimolazione cutanea della prima infanzia ha effetti positivi sul sistema immunitario, con importanti conseguenze sulla resistenza alle infezioni e alle malattie. Anche per quanto riguarda l’allattamento, Montagu mostra come il contatto pelle a pelle favorisca la secrezione da parte dell’ipofisi mammaria, della prolattina, un ormone necessario per l’inizio e il mantenimento della lattazione nei mammiferi. L’allattamento, secondo l’autore, oltre a garantire una dieta adeguata, ha lo scopo di creare un ambiente emozionale di sicurezza e di amore. Altri autori hanno sottolineato l’importanza del contatto nello sviluppo del neonato e, in particolare, della stimolazione tattile sulla respirazione. Margaret Ribble afferma che “la respirazione, che nelle prime settimane di vita è tipicamente superficiale, instabile e inadeguata, viene stimolata in modo definitivo per via riflessa attraverso la suzione e il contatto fisico con la madre”. Della stessa tesi anche Federick Leboyer, secondo il quale “per i bambini piccoli è indispensabile essere portati, cullati, accarezzati, tenuti e massaggiati, perché se privati di tutto questo, dell’odore, del calore e della voce della madre, moriranno affamati anche se saranno gonfi di latte”.

Nonostante tali indicazioni, i genitori di oggi evitano di tenere in braccio i propri bambini e di accudirli, spingendoli sempre più velocemente verso il controllo affettivo e l’autonomia. Montagu ricorda che “la pelle in se non pensa, ma è sensibilissima, inoltre ha la facoltà di ricevere e trasmettere una straordinaria varietà di segnali e di dare una vastissima gamma di risposte, molto più che tutti gli altri organi di senso: quanto a versatilità è seconda solo al cervello. Tuttavia la sua sensibilità può risultare notevolmente ridotta se non riceve gli stimoli tattili necessari a un corretto sviluppo”. Allattare al seno, tenere i neonati in braccio, dormire con loro sono comportamenti che rappresentano un importante continuum fra la vita prenatale e quella postnatale, contribuendo all’intero sviluppo psicoaffettivo dei bambini.

Per approfondimenti:

Borlotti A., E se poi prende il vizio, il leone verde, 2010

Relie, Amarlo prima che nasca, 1994

Montagu A., il linguaggio della pelle, Vallardi, 1989

(Ribble M. I diritti del vostro bambino. Le prime necessità psicologiche come soddisfarle, Bompiani 1952
(Leboyer F., per una nascita senza violenza, Bompiani, 2000).

Una risposta a “Ogni volta che ti metto giù nella culla, ti svegli!”

  1. Pezzo molto interessante. In effetto causa molteplici impegni e perché si pensa faccia bene anche a loro si tende a far crescere emotivamente un bambino più velocemente si quanto dovrebbe. Personalmente i miei figli sono ormai grandicelli, uno addirittura diciamo così…….da ragazza, ma un.bacio un abbraccio una coccola non si nega mai…….se si considera che sono importanti per gli adulti…… figuriamoci per i più piccoli!!

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