Un workshop sul Rescripting

di Elena Cirimbilla

Il 23 Gennaio 2021 si è tenuto il Workshop online dal titolo “Il Rescripting: un metodo per intervenire sulle esperienze dolorose precoci”, organizzato dalle Scuole di Psicoterapia Cognitiva SPC e APC e condotto dal Professor Arnoud Arntz, psicologo, psicoterapeuta, tra i massimi esperti di Schema Therapy (Per saperne di più sulla Schema Therapy) nel panorama internazionale e tra i più importanti ricercatori nel campo dell’Experimental Psychopathology e della Schema Therapy.

La tecnica ’“Imagery With Rescripting” (IWR), il tema del Workshop, è un elemento base della Schema Therapy ed è volta a operare sui significati e sulle emozioni conseguenti alle esperienze infantili, partendo dall’idea che le radici dei vissuti emotivi attuali si collocano proprio in tali esperienze.

I bisogni del paziente, le sue memorie precoci e le emozioni connesse sono stati gli ingredienti principali del Workshop, in una costante e coinvolgente trattazione ad opera del Professor Arntz che, con una modalità attiva ed empatica, ha permesso ai partecipanti di entrare nel vivo del tema, da un punto di vista pratico ed esperienziale.

Dopo aver aperto l’incontro con una rassegna di evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia dell’IWR, il Professor Arntz si è dedicato alla descrizione della tecnica nel dettaglio.

Il protocollo base si divide in tre step:

  • Il paziente immagina il ricordo di un’esperienza traumatica precoce
  • Il terapeuta si inserisce nell’immagine e interviene sulla minaccia
  • Il terapeuta dirige l’attenzione sui bisogni del paziente/bambino

La prima fase del protocollo, la rievocazione del ricordo, è possibile attraverso l’accesso alle memorie infantili del paziente o attraverso un “ponte affettivo” a partire da un’esperienza problematica del momento presente e prevede che il paziente si “immerga” nel proprio ricordo, guidato dal terapeuta nell’uso dei cinque sensi.

Nella seconda e terza fase il terapeuta si inserisce nella memoria, in un contesto di totale vulnerabilità del paziente, per compiere un intervento teso alla Ri-scrittura di un ricordo intimo e traumatico. In questi step il terapeuta “agisce” nel ricordo del paziente mentre quest’ultimo entra in contatto e comunica le proprie emozioni, bisogni e desideri.

In queste fasi, la partecipazione attiva, attenta ed empatica del terapeuta è stata abilmente sottolineata dal Professor Arntz con quella che forse è la frase che più racchiude l’essenza del Rescripting: “Sono qui per te, ci sono io a proteggerti”.

Per i partecipanti è stato possibile entrare nel vivo della tecnica grazie a simulate e role playing proposti dal docente che, dopo aver interpretato il ruolo del terapeuta, lo ha ceduto, a turno, a tutti i presenti.

Dopo aver permesso a tutti di “allenarsi” con la tecnica, il Professor Arntz si è dedicato alla trattazione della variante del protocollo che prevede l’intervento diretto del paziente sul ricordo, attraverso quella parte del sé che è “adulta”: il terapeuta viene quindi sostituito da un sé adulto che ha le risorse per comprendere, validare e proteggere il suo sé bambino.

Di nuovo, in un’alternanza di spiegazioni, dimostrazioni e simulate, condite da un elevato tono emotivo, Arntz ha mostrato le fasi di questo protocollo, che prevede il passaggio ripetuto tra il sé bambino e il sé adulto.

L’ultima parte del Workshop è stata dedicata alle possibili problematiche e difficoltà che si possono incontrare nell’applicazione della tecnica, anticipando dubbi ed eventuali timori degli uditori e alle possibili altre applicazioni pratiche.

In conclusione, al termine della giornata, il partecipante torna a casa (anche se a casa eravamo già) con una nuova tecnica da inserire nel proprio bagaglio di conoscenze e con un pizzico di accoglienza emotiva ed empatia in più, grazie alla capacità del Professor Arntz di trasmettere il proprio desiderio e tenacia nell’aiutare il proprio paziente, il cui “aggressore deve essere combattuto con tutte le forze”, comunicando a tutti noi che davvero, di fatto, è lì per il paziente, per aiutarlo a proteggersi.

 

L’intervento sul disturbo d’ansia sociale tramite l’Imagery Rescripting

di Giovanbattista Andreoli
curato da Elena Bilotta

Rispetto ad altri modelli di intervento, la terapia cognitivo-comportamentale mostra una particolare efficacia nel trattamento del disturbo d’ansia sociale (DAS). La letteratura scientifica concernente i modelli cognitivi alla base del medesimo disturbo evidenzia come fattore chiave la persistente intrusione di immagini negative quando individui con questa psicopatologia prendono parte a situazioni sociali reali o immaginate. Tali immagini consistono in rappresentazioni mentali che spesso evidenziano aspetti del proprio sé come inadeguati. Le immagini possono essere descritte in maniera talmente valida ed accurata che l’individuo può percepire pericoli laddove non sussistano, attivando contemporaneamente forti emozioni negative. Basando il proprio approccio su questi ricordi autobiografici, l’Imagery Rescripting (IR) è una tecnica relativamente recente che in combinazione con l’intervento della ristrutturazione cognitiva si è già mostrata efficace nel migliorare la sintomatologia nelle persone con DAS.
Tre sono i passi in cui l’IR si struttura: 1) il paziente richiama la memoria negativa narrandola in prima persona e descrivendo l’evento così come è accaduto; 2)l’immagine viene richiamata osservandola dalla prospettiva presente e il paziente è invitato a compiere delle rivalutazioni seguendo il suo punto di vista attuale; 3) il paziente assume nuovamente la prospettiva originaria dell’evento, ma incorporando le osservazioni elaborate durante la seconda fase.
Non esistono numerosi studi in grado di valutare l’applicazione della medesima tecnica senza la combinazione con la ristrutturazione cognitiva. Per tale ragione, Reimer&Moscovitch (2015) hanno condotto uno studio per misurarne l’efficacia secondo tale modalità. Venticinque partecipanti, tutti con diagnosi principale di DAS, sono stati divisi in due gruppi: al primo gruppo veniva somministrata una seduta di intervento IR senza ristrutturazione cognitiva, mentre al secondo gruppo non veniva somministrato alcun intervento.
I risultati hanno messo in luce come i soggetti che hanno avuto modo di sperimentare la IR riportano una sostanziale riduzione dei sintomi di  DAS, con un richiamo delle proprie memorie autobiografiche più positivo. Inoltre, i medesimi soggetti riportano marcati cambiamenti nel contenuto e nell’accuratezza delle proprie credenze principali legate alle memorie autobiografiche che possiedono.

Tali esiti mostrano come l’intervento a singola sessione di IR senza alcuna combinazione con la ristrutturazione cognitiva sia possibile ed efficace per persone con DAS. A questo punto ci si potrebbe chiedere perché non implementare un intervento come la IR, più breve e meno costoso in termini temporali ed economici, sostituendo così trattamenti più complessi attualmente utilizzati nell’intervento sull’ansia sociale. Le risposte possono essere molteplici. La prima riguarda l’efficacia dell’intervento sul campione considerato: solo il 23% dei soggetti dello studio ha raggiunto guarigione completa. Secondo, non esistono indicazioni precise riguardo al momento dell’intervento in cui precisamente debba essere amministrata la IR, o con quale tipo di pazienti. Terzo, è necessario determinare e definire meglio le competenze del terapeuta nel gestire una modalità di intervento adeguata.

I clinici dovrebbero dunque essere sempre attenti a consolidare con la pratica clinica e la ricerca nuovi protocolli d’intervento emergenti prima di sostituirli a trattamenti certamente più complessi ma con maggiore evidenza scientifica.

 

Per approfondimenti:
Reimer, S. G., &Moscovitch, D. A. (2015). The impact of imagery rescripting on memory appraisals and core beliefs in social anxiety disorder. Behaviour Research and Therapy, 75, 48-59.

 

Curare il presente riscrivendo il passato

di Angelo Maria Saliani

 La tecnica di Imagery Rescripting e il suo razionale

È possibile cancellare deliberatamente un brutto ricordo? È possibile trasformarlo in una storia a lieto fine? È possibile cambiare il passato che ha segnato la vita di una persona e ha posto le basi della sua futura sofferenza emotiva? In un romanzo di fantascienza probabilmente sì, nella realtà no. Eppure la possibilità di intervenire a scopo terapeutico sul passato esiste. La tecnica nota con il nome di Imagery Rescripting (IR) è un chiaro esempio di intervento non diretto alla cura dei sintomi attuali ma agli schemi cognitivo-affettivi che li determinano. Questa tecnica consiste in alcune fasi fondamentali: individuare uno o più episodi sensibilizzanti dell’infanzia di una persona ormai adulta, chiedere al paziente di assumere la prospettiva del bambino che era descrivendo l’episodio doloroso come se lo stesse rivivendo ora, individuare il bisogno frustrato del bambino e introdurre un cambiamento nello svolgimento originale dei fatti che consenta al bambino di sperimentare un senso di agio e sicurezza. Leggi tutto “Curare il presente riscrivendo il passato”