Corso Intensivo sulla Schema Therapy 2016: Workshop 2

di Elena Bilotta

Il secondo Workshop del Corso Intensivo sulla Schema Therapy (per leggere il resoconto del primo Workshop clicca qui) ha affrontato le tecniche esperienziali di questo approccio alla cura dei disturbi di personalità. Il workshop è stato condotto dalla Dott.ssa Barbara Basile*, che ci ha introdotto all’analisi degli stili di coping (o coping mode) del paziente e alla conduzione di pratiche immaginative per affrontarli. 

Tutto il lavoro del terapeuta, nella Schema Therapy, mira a portare alla luce i bisogni emotivi frustrati del paziente, che lo spingono ad attivare sistematicamente un determinato “mode”, o stato emotivo specifico, al quale poi si associano una serie di reazioni. Queste ultime, definite “coping mode” e identificate in tre categorie (i.e., sottomissione, evitamento e ipercompensazione), sono strategie che da una parte permettono una riduzione automatica della tensione emotiva, ma dall’altra sono associate alla manifestazione di una serie di evidenti sintomi di sofferenza (ad esempio, tollerare abusi senza reagire, usare sostanze, manipolare, etc.).

Le tecniche da usare per lavorare con i “mode” del paziente sono diverse, da mettere in atto sulla base delle caratteristiche del mode stesso. Ad esempio, se ci troviamo a lavorare con il mode del bambino vulnerabile, che è accompagnato dalle emozioni di tristezza, dal senso di solitudine e abbandono, potremmo prendervi contatto attraverso la visualizzazione del bambino su una sedia, aiutandoci anche con alcune foto del paziente da bambino. Una volta identificate le caratteristiche del bambino vulnerabile e i suoi bisogni non soddisfatti, l’intervento per rispondervi parte dalla tecnica esperienziale dell’Imagery With Rescripting. Questo intervento prevede la creazione di un collegamento tra l’emozione provata nel corso di un evento recente e un’emozione simile provata nel corso della prima infanzia del paziente. Lo scopo dell’Imagery è quello di dare finalmente una risposta ai bisogni repressi del paziente associati a quell’emozione. Ciò implica, in un primo momento, l’intervento del paziente adulto nella scena immaginata, al quale è data la possibilità di aiutare il paziente bambino a soddisfare i suoi bisogni. Nel caso in cui il paziente da solo non ne fosse capace, il terapeuta può fare entrare nella scena un aiutante. Questo può richiedere uno sforzo creativo da parte del terapeuta, che può decidere di fare entrare nel campo immaginativo del paziente forze dell’ordine, supereroi, personaggi fantastici o vari deus ex machina per risolvere definitivamente la situazione problematica. E così, per esempio, il terapeuta può ritrovarsi a richiedere un’azione da parte della polizia per accorrere in aiuto del bambino abbandonato, per arrestare il genitore abusante e portarlo in prigione. L’intervento deve far sentire il bambino protetto e soddisfatto almeno per un momento, utilizzando qualunque espediente atto allo scopo. Affinchè però la sensazione di appagamento possa durare più a lungo, è consigliabile registrare e consegnare al paziente la parte della seduta relativa al rescripting, vale a dire la nuova e risolutiva versione della sua storia.

Nel lavoro con i mode si possono affrontare anche quelli del genitore (critico o esigente), dove il terapeuta aiuta a riconoscerne gli effetti sul bambino e lo aiuta a smantellarne il funzionamento.

Una diversa tecnica esplorata nel corso del workshop è stata l’intervista del mode, un metodo usato per comprendere la funzione dei mode del paziente e messo in atto con la tecnica delle due sedie. L’intervista prevede l’identificazione, attraverso una serie di domande dirette, del funzionamento e dell’utilità di uno specifico mode e l’esplorazione delle sue origini. È consigliabile, nel corso dell’intervista, dare un nome al mode (ad esempio, “la Strega”) e aiutare il paziente a riconoscerne i segnali, in modo che questi possa col tempo rendersi conto dell’associazione tra utilizzo del mode e manifestazione di determinati sintomi. Dal punto di vista del terapeuta, è importante tenere sempre bene a mente che il mode è stato sviluppato dal paziente per affrontare delle situazioni difficili, e per questo ne va sempre riconosciuto e rimandato il valore. Solo dopo averlo fatto, il terapeuta può aiutare a mettere in luce gli svantaggi dell’utilizzo del mode nella vita attuale del paziente.

Le due giornate di formazione si sono concluse con la spiegazione dell’Hystorical role play, una tecnica usata nel caso specifico in cui ci sia necessità di rimettere in buona luce un genitore e giustificarne le azioni nei confronti del paziente. È una pratica usata nel caso in cui i genitori abbiano attraversato una fase difficile, come ad esempio un lutto, e per questo non siano riusciti a rispondere adeguatamente alle richieste del paziente da bambino. È una tecnica delicata, da utilizzare solo nella convinzione che il genitore del paziente fosse fondamentalmente rispondente, e per motivi contingenti sia risultato manchevole per un certo periodo. Per questo motivo, presuppone una conoscenza approfondita del paziente e della sua famiglia e viene usata in una fase avanzata della terapia. Anche per questa tecnica, sono richieste delle particolari competenze drammatiche al terapeuta, che deve impersonare sia il genitore che il bambino e rimettere in atto l’interazione col paziente bambino e col paziente che interpreta il proprio genitore.

L’intervento nella prospettiva della Schema Therapy non dimentica la parte sana del paziente, quella che solitamente cerca aiuto in terapia. Viene quindi sottolineata l’importanza di spiegare il funzionamento della parte sana, e la sua validazione attraverso interventi specifici, come per esempio l’imagery su situazioni problematiche risolte in maniera funzionale, cioè con buone scelte comportamentali.

L’utilizzo di tutte le tecniche esperienziali, che non sono tuttavia le uniche previste dalla Schema Therapy, ha come obiettivo ultimo quello di far comprendere al paziente come poter rispondere ai propri bisogni centrali, di diventare abili nel riconoscerli, nel monitorarli e nel farci i conti senza essere sovrastati dai propri stati emotivi. In alcuni casi, si tratta di un’inversione di rotta talmente difficile da richiedere l’aiuto di un supereroe.

Per approfondimenti sulla Schema Therapy:

Reinventa la tua vita – Jeffrey Young, Janet Klosko. Ed. Cortina

Schema Therapy: La terapia congnitivo-comportamentale integrata – Jeffrey Young, Janet Klosko. Ed. Cortina

Schema Therapy for Borderline Personality Disorder – Arround Arntz, Hannie van Genderen. Ed. Wiley – Blackwell.

 

Per informazioni sui prossimi Workshop:

http://www.apc.it/calendario/evento/roma-4-edizione-corso-intensivo-sulla-schema-therapy-corso-ecm?instance_id=1707

 

* Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, Supervisore e docente/trainer in Schema Therapy riconosciuta dalla Societá internazionale di Schema Therapy (ISST), Docente Scuola di Psicoterapia Cognitiva s.r.l e Associazione di Psicologia Cognitiva.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *